LA STRADA DELLA MELONI PER PALAZZO CHIGI È DIVENTATA UN VICOLO STRETTISSIMO: GLI IRRIDUCIBILI DELLA RONZULLI VOGLIONO LA ROTTURA E PRESENTARSI DA SOLI ALLE CONSULTAZIONE DEL QUIRINALE
RETROSCENA: BERLUSCONI AVEVA ACCETTATO IL NO DELLA REGINA DELLA GARBATELLA SULLA RONZULLI MINISTRO, MA AVEVA CHIESTO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA PER LA CASELLATI… MA SE LA MELONI VUOLE DECIDERE ANCHE I NOMI DEGLI ALTRI PERCHE’ NON SI FA IL GOVERNO DA SOLA?
Berlusconi, prima di recarsi al Senato per non votare La Russa, ha avuto un colloquio alla Camera con Giorgia Meloni. Fonti autorevoli affermano che il Patriarca di Arcore aveva accettato il no, secco come un cassetto chiuso con una ginocchiata, della premier in pectore sulla Ronzulli ministro, in qualsiasi fascia, anche quella Gibaud.
All’espressione di compiacimento di Giorgia, il Cavaliere ha subito scodellato la contropartita: il ministero della Giustizia e il sottosegretario all’Editoria. Insomma, ha pensato ai suoi processi ancora in essere con vari tribunali e al suo impero Mediaset. E per la Giustizia ha scodellato due nomi: l’avvocato Francesco Paolo Sisto (che l’ha difeso a Bari nel processo per le escort portate in via del Plebiscito da Giampi Tarantini) e quella della svolazzante Casellati.
La leader di Fratelli d’Italia si è riservata di decidere. Perché sa bene che la Giustizia è un dicastero sensibile, delicatissimo visto il potere della magistratura, che è stato peraltro oggetto delle riforme imposte da Bruxelles per intascare il Pnrr (riforma Cartabia).
Alle parole della Meloni di prendere tempo per decidere, Berlusconi non ci ha visto più, è uscito fuori di sé: ma come, la Casellati è stata presidente del Senato, seconda carica istituzionale, e anche Mattarella non può dire no! A quel punto la Meloni ha soprasseduto, lasciando la questione in aria: fammi riflettere e troveremo la quadra.
Una volta che Silvio si è trovato davanti i senatori di Forza Italia, l’amarezza dell’incontro della Meloni si è trasformata in un vaffa.
Il senatore più accanito e smanioso di dare una lezione all’”arrogante, supponente, offensiva” Regina della Garbatella, oltre alla solita Licia, e i ronzulliani Micciché, Sisto, Barachini, Dario Damiani (pugliese amico di Pietro Ruffo, caro a Licia), è stato Maurizio Gasparri .
Una volta riuniti intorno a Berlusconi i ronzulliani hanno cominciato a tuonare: diamo una lezione alla Meloni, senza i nostri 18 voti La Russa non viene eletto, se cediamo oggi ci faranno polpette domani, e quando “Quella” capirà che senza di noi non inizia la legislatura, vedrai che alla seconda votazione scenderà a più miti consigli.
Il resto è cronaca: un paio di telefonate, una cena della Santadeché con Renzi e oplà ecco recuperati i voti di Forza Italia. E il Berlusca è finito umiliato
Dopo il “vaffa” di ieri sera a Berlusconi (“non sono ricattabile”), gli irriducibili di “Kiss me Licia” sono ancor più incarogniti e vogliono la rottura della coalizione ma Silvio tentenna, la situazione internazionale ed economica è drammatica, sa che si farebbe un nemico in Mattarella, un governo lo devono metter su, e Forza Italia rappresenta la parte liberale, quel centro senza il quale diventerebbe un esecutivo di destra.
Poi c’è il fatto che Tajani, che ha in mano il 50 per cento del partito, smania per ricoprire la carica di ministro degli Esteri e ora il Cavaliere si trova i romani governisti contro i ribelli ronzulliani del nord.
Con i primi che non vogliono assolutamente correre il rischio di tornare al voto e molti sono già in contatto con Crosetto per saltare sul carro di Fratelli d’Italia e lasciare i ronzulliani al loro destino.
Ora le strade della Meloni per Palazzo Chigi sono diventate vicoli strettissimi. Nelle prossime ore dovrebbe esserci un incontro tra l’ex Caimano, tornato ad Arcore) e Salvini, nelle funzioni di mediatore.
Cosa imbarazzante: dopo essere stato per anni culo e camicia con Licia contro la Meloni, l’ex disc-jockey del Papeete ora è accusato di alto tradimento dalla zarina di Arcore per il suo rifiuto di astenersi sul voto a La Russa.
Ma dopo la disfatta elettorale il poveretto non poteva permettersi di perdere pure la poltrona alla presidenza della Camera con l’astensione di Fratelli d’Italia.
(da Dagoreport)
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