LA STRATEGIA MELONIANA SULL’AUTONOMIA: DOPO AVERLA APPROVATA, LA SABOTIAMO. MELONI NON VUOLE PERDERE I VOTI AL SUD E TEME IL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA, I SONDAGGI PARLANO CHIARO
LA LEGA VUOLE FAR PARTIRE SUBITO I NEGOZIATI CON LE REGIONI CHE HANNO CHIESTO IL TRASFERIMENTO DELLE COMPETENZE SULLE MATERIE CHE NON PREVEDONO LA DEFINIZIONE DEI LEP, I “LIVELLI ESSENZIALI DELLE PRESTAZIONI”. MA SONO I SINGOLI MINISTERI CHE DEVONO PORTARE AVANTI LE TRATTATIVE. E I DICASTERI GUIDATI DA FDI E FORZA ITALIA NON HANNO INTERESSE AD ANDARE SPEDITI
Tra le fughe in avanti dei governatori del Nord e le azioni dilatorie di Forza Italia, Giorgia Meloni ha dovuto mediare. Ma sull’autonomia differenziata la premier crede che vadano in questa fase inviati messaggi rassicuranti agli italiani, specie a quelli del Sud. E quindi la parola d’ordine è: prudenza.
Roberto Calderoli, il ministro che ha voluto e difeso la riforma, ora freme ed è pronto a far partire i negoziati con le Regioni che hanno chiesto il trasferimento delle competenze sulle materie che non prevedono la definizione dei Lep, i «livelli essenziali delle prestazioni».
Si tratta di competenze importanti, come il commercio estero o la protezione civile e quindi l’attenzione nel governo è grande. Ed è proprio questo negoziato che preoccupa la Lega e i governatori. Ogni potere da trasferire dovrà essere discusso con i singoli ministeri. Questo passaggio lascia nelle mani dei ministri quindi la facoltà di dettare i tempi.
Antonio Tajani, capo della Farnesina, dovrà trattare con i governatori che lo hanno richiesto la cessioni di competenze sul commercio estero. In un’intervista pubblicata ieri da Il Messaggero Tajani risponde così: «È una delega del mio ministero, ma non è immaginabile mettere uno contro l’altro il vino pugliese con quello piemontese. Rischieremmo la guerra delle Regioni e un danno al sistema Italia».
I ministeri, in particolare quelli a guida Forza Italia, non faranno nulla per andare rapidi sul trasferimento dei poteri sulle materie non Lep. Se questa è la premessa, si ragiona nella Lega, figuriamoci cosa succederà quando il governo dovrà intraprendere il complicato percorso della definizione dei Lep, il sistema studiato per garantire l’equilibrio territoriale dei servizi.
Calderoli spera di far partire l’iter presto, «entro la fine dell’anno vorrei portarlo in Consiglio dei ministri». Ma il ministro leghista troverà colleghi poco propensi all’accelerazione. I Lep, poi, andranno finanziati, come al momento non è chiaro.
In tutto questo Fratelli d’Italia osserva con molti timori la situazione e i sondaggi: i voti al Sud sono un bottino troppo grande per essere sacrificato sull’altare degli accordi di governo. Così, se Meloni in privato ammonisce i governatori di non forzare i tempi, ai suoi dà l’ordine di passare al contrattacco.
Invece di difendere la riforma in sé si accusa il centrosinistra di aver cambiato il titolo V della Costituzione, di fatto rendendo necessaria l’introduzione dell’autonomia differenziata. Questo spinge il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti a dire: “Ci vorrebbe almeno un po’ di dignità politica e, se il ravvedimento della sinistra è vero e autentico, dovrebbe chiedere scusa agli Italiani per avere voluto mettere l’autonomia differenziata in Costituzione e non avere avuto il coraggio in oltre 20 anni di presentare una modifica per abrogare l’articolo 116 che la disciplina»
(da La Stampa)
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