LA VAGHEGGIATA ALLEANZA DI DESTRA TRA I POPOLARI DI WEBER-TAJANI E I CONSERVATORI DI MELONI È STATA SUBITO SFANCULATA CON IL VOTO SULLA LEGGE PER IL RIPRISTINO DELLA NATURA
COSÌ LA REGINA DELLA GARBATELLA È FINITA STRITOLATA DAL SISTEMA BRUXELLES CHE ORMAI NON NE FA PASSARE UNA, DALLA TUNISIA-MIGRANTI AL MES-PNRR
Nonostante le elezioni europee siano tra un anno, giugno 2024, e in quel di Bruxelles, a parte gli euro-parlamentari che hanno paura di andare a casa e perdere il dovizioso stipendio, non importi a nessuno, il trio Meloni-Tajani-Weber ha deciso di iniziare (con un anno di anticipo) la battaglia per mandare all’opposizione nientemeno che il partito socialista europeo (PSE).
E giù interviste e dichiarazioni nelle quali i tre pimpanti paraguayos scodellano l’idea di una nuova alleanza tra i popolari europei (PPE, guidati da un Manfred Weber in gran declino tra i democristiani della CDU tedesca) e i conservatori (ECR), capitanati da Meloni con polacchi e ungheresi del filo-Putin Orban al seguito, per mandare all’opposizione i socialisti, così loro potranno decidere tutte le caselle importanti, dal Presidente ai commissari etc.
Una teoria tutta da dimostrare, visto che i popolari e i conservatori, secondo gli ultimi sondaggi, è quasi impossibile che riescano a prendere una maggioranza autonoma. Come racconta l’ottimo Claudio Tito su “Repubblica” nel pezzo a seguire, il Parlamento europeo ha assestato un colpo fatale alla vagheggiata alleanza di destra tra i popolari e i Conservatori di Giorgia Meloni.
Qualche anima pia avvisi i tre tapini che i negoziati non si fanno in parlamento bensì tra Stati membri in Consiglio. E dopo il voto del giugno 2024, non cambierà nulla: il liberale Macron e il socialista Scholz saranno ancora al loro posto e negozieranno il presidente della commissione. Come fece la Merkel con la sua discepola Ursula von Der Lyen. E lor signori non hanno nessunissima intenzione di dare alla Ducetta de’ noantri le chiavi della UE.
Per questa ragione, molti popolari che preferiscono i socialisti ai conservatori (visto che sono alleati da decenni), oltre a Macron e Scholz e gli apparati di Bruxelles, vivono questa melonata con Weber e Tajani con esplicito fastidio. Ma dato che anche a Bruxelles funziona il “non si sa mai”, preferiscono fermarla sul nascere combattendo la Meloni e indebolendola sin da ora.
Qualcuno potrebbe obiettare che Macron andrebbe solo a guadagnarci se la maggioranza PPE-ECR avrà bisogno dei voti dei liberali di Renew. Ma il presidente francese per primo non gradisce tale alleanza, perché sa bene di non riuscire a controllare il gruppo di Renew in europarlamento, troppi liberali non lo seguono più e vorrebbero anche loro l’alleanza con il PPE isolando il PSE. Macron e Scholz preferiscono l’usato garantito della Von Der Lyen che metterebbe d’accordo socialisti, popolari, verdi e liberali.
Amorale della fava: pur di alimentare in patria la narrazione della sinistra europea sbattuta all’opposizione, e nello stesso tempo allarmata per la propaganda anti-establishment del gruppo europeo composto da Salvini-Le Pen-AFD, la Ducetta è finita nel mirino di Bruxelles che ormai non ne fa passare una, dalla Tunisia-migranti al Mes e Pnrr.
(da Dagoreport)
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