LA VICENDA DEI MARO’ TRA AFFARI E MISSILI
I DOSSIER SEGRETI CHE POTREBBERO RENDERE MENO RIGIDA L’INDIA E IL LAVORO DIPLOMATICO ITALIANO
Il caso dei due marò sta lentamente uscendo dall’esclusiva gestione indiana.
Primo, Massimiliano Latorre è in Italia, in convalescenza, e dovrebbe rimanerci fino a quando un collegio arbitrale internazionale non avrà deciso dove si terrà il processo per l’uccisione di due pescatori dello Stato indiano del Kerala, il 15 febbraio 2012 (decisione che probabilmente non ci sarà prima del 2017).
Secondo, Salvatore Girone è ancora a Delhi, in libertà provvisoria, ma una richiesta italiana affinchè sia lui sia Latorre possano attendere in patria i risultati del giudizio arbitrale sulla giurisdizione è già stata avanzata al collegio dei cinque arbitri stesso: una decisione è attesa entro marzo.
Terzo, la richiesta della Corte Suprema, ieri, al governo indiano per sapere come e con che tempi intende affrontare l’arbitrato internazionale sottintende il fatto che la Corte stessa ha accettato l’idea che d’ora in poi la decisione procedurale su come e dove tenere il processo ai due militari italiani non sia più in mano alla giustizia indiana, che lo ha gestito per oltre tre anni, ma a un collegio arbitrale internazionale composto da cinque giudici, uno italiano, uno indiano e tre indipendenti.
Il fatto che il governo indiano non si sia opposto a questa interpretazione è un dato di fatto positivo, soprattutto considerando la reazione molto forte che si era scatenata martedì sera in India dopo che il senatore Nicola Latorre (nessuna parentela), presidente della Commissione Difesa del Senato, aveva assicurato che il marò Latorre non sarebbe tornato in India (dichiarazione discussa anche ieri nell’udienza della Corte Suprema).
Quarto, su un livello diverso da quello giudiziario, è in corso un’iniziativa diplomatica di Roma per spingere Delhi a favorire una soluzione non conflittuale della questione della giurisdizione, cioè su dove tenere il processo a Girone e Latorre.
Su questo versante, durante l’udienza di ieri a Delhi il governo indiano ha un po’ deluso le aspettative di Roma, presentandosi, attraverso l’avvocato dello Stato, senza dire nulla di nuovo.
Nelle prossime settimane, però, l’esecutivo guidato da Narendra Modi dovrà probabilmente uscire allo scoperto. Non solo perchè la Corte Suprema gli ha chiesto di presentare in forma scritta, il 13 aprile, la sua posizione sull’arbitrato.
Quanto perchè le pressioni diplomatiche italiane in corso suggeriscono che nei prossimi mesi Delhi avrebbe interesse a essere collaborativa, a trovare un modo pacifico per attendere che il collegio arbitrale decida sulla giurisdizione (il che significa favorire, nel frattempo, il rientro in Italia di Girone).
Non è detto che il governo indiano si muova verso un atteggiamento accomodante, finora non l’ha fatto.
Fatto sta che, se continuerà a tenere una posizione di chiusura, continuerà a rallentare almeno un paio di dossier che il governo Modi ritiene importanti.
Uno è la riapertura dei colloqui per un trattato bilaterale tra India e Ue per la liberalizzazione commerciale.
I colloqui sono bloccati da tempo, l’idea sarebbe quella di riaprirli (nei prossimi giorni si terrà una riunione tecnica) ma l’Italia potrebbe rallentare il processo, come pare abbia già fatto in passato al punto che lo stesso Modi ha dovuto cancellare un viaggio a Bruxelles proprio perchè la vicenda dei due marò impediva che si facessero passi avanti su questo dossier.
Il secondo è l’accesso dell’India a un club di Paesi, l’Mtcr, che controlla il commercio di tecnologia missilistica.
Roma ha già messo il veto sull’ingresso di Delhi in autunno e promette di farlo di nuovo a una riunione che si terrà in primavera se la vicenda dei marò non farà passi avanti.
Della questione si interessa anche la Casa Bianca: Barack Obama aveva promesso a Modi l’ingresso nel prestigioso Mtcr ma l’opposizione italiana tiene fermo tutto.
A fine marzo, il primo ministro indiano sarà a Washington per una conferenza sul nucleare e se tornasse a casa senza ottenere niente sul versante Mtcr, che al nucleare è collegato, dovrebbe dare qualche risposta politica.
Detto questo, l’India non è famosa per cedere sui contenziosi internazionali. Nonostante le iniziative di Roma, nonostante la pressione di Obama potrebbe volere tenere rigida la posizione sui marò.
Tutto, in quel caso, resterà nelle mani dell’arbitrato internazionale
Danilo Taino
(da “il Corriere della Sera“)
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