“L’ACCORDO CON IL VIMINALE E’ STATO UN FLOP”: IL VICEPRESIDENTE ANCI CRITICA IL PIANO DI MINNITI
IL PROBLEMA E’ POLITICO, I PROFUGHI VOGLIONO RAGGIUNGERE ALTRI PAESI, IN MOLTI CASI HANNO PARENTI, IL GOVERNO SA FARE LA VOCE GROSSA SOLO CON LE ONG
Era stato pubblicizzato come un grande passo in avanti, sulla strada che avrebbe portato all’estinzione dei conflitti tra Stato centrale e autorità locali nella distribuzione dei migranti sul territorio nazionale.
E invece, l’accordo dello scorso dicembre tra l’Anci e il ministero dell’Interno per la distribuzione sui comuni del territorio italiano dei migranti che sbarcano sulle nostre coste, si sta rivelando un drammatico flop.
A parlare in maniera eloquente sono i casi che nelle ultime ore si stanno aggiungendo a quelli delle settimane scorse, di vere e proprie rivolte di amministrazioni comunali nei confronti delle decisioni di prefetti, di utilizzare strutture ricettive (per lo più turistiche) per la sistemazione dei richiedenti asilo.
Da quando l’arrivo dell’estate ha fatto ripartire in massa le imbarcazioni cariche di migranti verso le coste italiane, si contano già a decine gli episodi di intolleranza a livello locale: a fare rumore, oggi, è stato soprattutto il caso di Castell’Umberto, comune del messinese, dove il sindaco Lionetto Civa è arrivato a lanciare un appello tra i cittadini per impedire non solo l’accesso dei migranti, ma anche l’arrivo in zona di un gruppo elettrogeno che avrebbe consentito l’abitabilità della struttura prescelta, da tempo in disuso.
Il primo cittadino del centro siciliano, ha motivato la propria energica contrarietà con il poco preavviso fornito dalla prefettura, e con l’inadeguatezza della struttura ad accogliere migranti, nella fattispecie 50 minorenni.
Questi ultimi, fanno parte dei 203 minori giunti stamani con i 1500 arrivi tra Puglia e Calabria, che hanno portato, se possibile, l’emergenza a un livello ancor più esplosivo di prima, portando a ben 7000 gli arrivi solo di questo fine settimana.
Ma l’atmosfera che si respira a Castell’Umberto non è un fatto isolato, perchè anche a San Salvo, in provincia di Chieti, i sindaci dell’area e i cittadini si sono concentrati di fronte a una struttura individuata dalla prefettura per l’accoglienza, assumendo lo stesso atteggiamento dei colleghi siciliani, che hanno indossato la fascia tricolore mentre “picchettavano” le strutture alberghiere.
Non fa eccezione Pistoia, dove la protesta del sindaco Alessandro Tommasi e dei cittadini si è concentrata davanti alla Prefettura, mentre rischia di esplodere, a livello politico, il caso di Civitavecchia, dove il ministero dell’Interno avrebbe intenzione di costituire un nuovo hotspot in un molo di uno dei principali porti turistici italiani.
Il tutto, mentre i sindaci che si trovano in prima linea, come quello di Corigliano Calabro, che ha ricevuto 923 migranti in una volta solo con l’arrivo della nave tedesca Rhin, faticano sempre di più a celare il proprio malcontento di fronte a una situazione oramai ingestibile, nonostante gli appelli del sindaco di Bari e presidente dell’Anci Enzo Decaro, che invoca l'”aiuto di tutti”.
Proprio Decaro, più di sei mesi fa, aveva espresso grande soddisfazione per l’accordo col Viminale, che prevedeva degli incentivi per i comuni che avessero ospitato, su base volontaria, sul proprio territorio dei richiedenti asilo, oltre alla garanzia di non avere ulteriori arrivi e di mantenere un rapporto di 2,5 migranti ogni mille abitanti.
Inoltre, l’accordo prevedeva che i prefetti dovessero informare preventivamente i sindaci sulla scelta delle strutture di accoglienza.
Evidentemente, nemmeno il prospetto di condizioni favorevoli e di incentivi ha spinto i sindaci ad aderire, col risultato che i prefetti, di fronte all’emergenza, non hanno potuto che agire unilateralmente, come spiega all’Huffpost Roberto Pella, vicepresidente e responsabile piccoli comuni dell’Anci: “L’accordo prevede che un comune sia iscritto allo Sprar (il sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati, ndr), quindi se un comune non è iscritto non rientra negli incentivi, ma detto questo c’è un problema di buonsenso da parte dei prefetti, perchè non si può arrivare a una situazione dove non si tiene conto della popolazione e delle autorità locali, senza alcuna collaborazione tra i vari livelli istituzionali e con dei carichi nettamente superiori al rapporto individuato dall’accordo, che era un buon accordo, ma che non sta dando i risultati che ci aspettavamo, anche perchè credo che i numeri che erano stati previsti erano minori, forse addirittura della metà , di quelli a cui ci troviamo di fronte”.
Alcuni punti vanno ricordati:
1) Nel momento in cui uno Stato stabilisce una quota di 2,5 richiedenti asilo per 1000 abitanti, non può permettere che solo 2800 su oltre 8000 comuni accettino di accoglierli. Sono anni che ci sono comuni medi che non ottemperano a questa norma, se qualche sindaco fosse stato commissariato a tempo debito, come prevede la legge, sarebbe finita la moda .
2) L’Italia è un paese civile e potrebbe far sbarcare anche 300.000 profughi all’anno a una condizione: che venissero ripartiti tra i 27 Stati europei. Molti di questi profughi hanno parenti all’estero che potrebbero prenderli in carico, quindi vietargli di raggiungerli è solo un’infamia. Il governo italiano pensa di risolvere il problema bloccando le Ong e dando soldi ai libici (che prendono tangenti da chi si imbarca), ma non fa nulla per mettere spalle al muro gli Stati canaglia europei che dalla Ue pretendono solo diritti senza assolvere mai a un dovere.
3) Lo ripetiamo, l’Italia deve bloccare i finanziamenti all’Unione europea da subito: 5 miliardi l’anno costa salvare esseri umani, da domani 5 miliardi in meno agli assassini che stanno a Bruxelles.
4) Ai profughi va chiesto se vogliono rimanere in Italia o meno. Chi dice sì ( si parla del 10%) seguirà l’iter previsto con tutti i crismi della legalità (compreso i tre gradi di appello). Chi dice no va accompagnato ai confini di Francia, Svizzera, Austria e Slovenia e lasciato libero di tentare di raggiungere la meta che vogliono. Nessuno potrà essere rimandato in Italia, tanto per capirci, a costo di spianare i mitra alla gendarmerie a Ventimiglia. Siamo arrivati al punto che i francesi ci mandano indietro i minori, violando la legge vigente . Ora basta (lo dice persino Di Maio)
5) Non devono più essere ammessi blocchi stradali, manifestazioni razziste e simili, istigazioni all’odio razziale, passerelle di razzisti sui media. Esiste un codice penale, basta applicarlo.
6) Occorre un intervento armato Onu per creare un corridoio umanitario in Africa, dove selezionare gli aventi diritto a protezione umanitaria. A quel punto chi ha diritto va portato in Europa secondo quote stabilite con navi regolari, altre forme a quel punto non avrebbero più diritto all’accoglienza.
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