L’AFFARONE DEI PIEMONTESI CON LA LEGA CHE VUOLE IL SERVIZIO DI PRONTO SOCCORSO PRIVATO
PRIMA DEPOTENZIANO LE STRUTTURE PUBBLICHE, POI FANNO ENTRARE I PRIVATI: E’ LA POLITICHE DELLE MARCHETTE CHE PAGANO I CONTRIBUENTI ITALIANI PERCHE’ AUMENTANO SOLO I COSTI
In Piemonte governa il centrodestra, e il modello che la giunta di Alberto Cirio (ex Lega Nord ora Forza Italia) sembra voler importare è quello della Lombardia.
Due giorni fa infatti l’assessore alla Sanità Luigi Icardi (Lega) ha dichiarato di essere disposto ad aprire il servizio di Pronto Soccorso ai privati, come già avviene nella regione governata da Lorenzo Fontana.
«Abbiamo aperto un tavolo con i privati — ha detto l’assessore leghista — sulla base di un nuovo rapporto basato innanzitutto sulla fine di un’ipocrisia: quella che in tutti questi anni ci ha portato a ricorrere a loro solo in occasione delle emergenze. Mentre bisogna avere l’onestà di ammettere che il pubblico, da solo, non può più farcela».
Il giorno precedente era stata l’Associazione Italiana Ospedalità Privata (AIOP) del Piemonte a far sapere di essere pronta ad accogliere la sfida. «Confermo: come Aiop siamo interessati ad aprire pronto soccorso, compatibilmente con le dimensioni e i volumi di attività delle nostre strutture», ha dichiarato il presidente di AIOP Giancarlo Perla.
Che poi ha precisato che non si tratterebbe di pronto soccorso generalistici ma di strutture “specialistiche” come potrebbero essere cardiologia, ortopedia o traumatologia.
A patto naturalmente che la Regione aumenti in maniera proporzionale all’offerta (e i conseguenti costi, visto che si tratta di avere specialisti a disposizione h24) gli stanziamenti per la sanità privata convenzionata.
«Pubblico e privato non sono in competizione ma devono collaborare», ha detto l’assessore Icardi.
I medici però non la pensano così. Anaao Assomed Piemonte ha fatto il punto della situazione attuale: in Piemonte «l’offerta ospedaliera dei posti letto per acuti è per l’88,5% pubblica e per l’11,5% privata accreditata; quest’ultima costa al SSR 221.410.142 euro, ovvero il 13,2% del totale della Spesa Pubblica per i ricoveri per acuti».
Al tempo stesso però la sanità privata non avendo un servizio di Pronto Soccorso (l’unico in Piemonte è il Gradenigo a Torino) non ha accessi diretti dei pazienti dal PS (il 97,5% degli accessi in PS grava sugli ospedali pubblici), che è il servizio «economicamente più oneroso, più pesante per gli operatori, di complessa gestione per gli amministratori, di durata ed impegno imprevedibile».
Il problema è duplice: gli accessi dal Pronto Soccorso non possono essere “selezionati” e spesso si tratta di casi «di pazienti più complessi dal punto di vista clinico, più anziani e dunque con aumentato rischio di complicanze e maggiori problematiche assistenziali». Ed è giusto che sia il pubblico ad occuparsene visto che questo è il ruolo del SSN.
Aprire ai privati il servizio di Pronto Soccorso, secondo ANAAO non è di per sè un problema a patto che «eroghi anche prestazioni non sempre economicamente vantaggiose e possieda i requisiti organizzativi equiparati al pubblico: chiediamo che si doti dei servizi di emergenza urgenza». L’alternativa migliore sarebbe invece quella di «valorizzare gli ospedali pubblici, che offrono servizi essenziali alla popolazione, che si occupano dei casi che nessuno vuole, che affrontano le emergenze senza badare a quanto costano, se non in termini di coinvolgimento emotivo».
Invece che pensare di allargare l’offerta privata (con i contributi dei soldi pubblici) non sarebbe più semplice potenziare il servizio sanitario pubblico, che c’è già e che già si occupa di curare i pazienti del Pronto Soccorso?
Ma al governo in Piemonte c’è la Lega, il partito di quel Giorgetti che qualche tempo fa diceva che dei medici di famiglia se ne poteva tranquillamente fare a meno. Un partito che sembra voler spingere sempre più verso il settore privato.
(da “NextQuotidiano“)
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