LAILA, I SOSPETTI SUL BLOCCO “SOLO MANUALE” DEL MACCHINARIO CHE L’HA UCCISA
IL COMPAGNO: “STAVAMO PER SPOSARCI”… LASCIA UNA BIMBA DI 4 ANNI
Non è stata una fatalità. La tragedia che ieri mattina presto, 3 agosto, ha colpito l’operaia Laila El Harim poteva essere evitata, come racconta al Corriere della Sera Massimo Tassinari, segretario del comparto Cgil che è subito intervenuto sul posto. Ora la Procura ha aperto un fascicolo – l’ipotesi di reato è di omicidio colposo – per capire la dinamica precisa dei fatti, e ha sequestrato la macchina da lavoro.
Le indagini saranno affidate ai carabinieri del Reparto Provinciale che collaborano con gli ispettori dell’ufficio del Lavoro della Asl.
La donna, 40 anni, è stata dilaniata dalle ferite provocate dalla fustellatrice dentro la quale è rimasta incastrata mentre lavorava nello stabilimento della Bombonette, azienda che produce scatole per gelati e pasticceria a Camposanto, 3.000 abitanti nella Bassa Modenese.
Il macchinario si trovava in un’area lontana da quella dove invece lavoravano i colleghi – circa 70 – di Laila.
Per questo motivo nessuno degli operai avrebbe assistito direttamente alla scena. C’è chi racconta di essere stato allertato dalle urla strazianti della donna; altri invece sostengono che la morte sia avvenuta in una manciata di secondi: un tempo troppo breve per poter chiedere aiuto ed essere sentita da qualcuno.
Quello che le indagini cercheranno di mettere è in luce è come sia stato possibile che la fustellatrice abbia ucciso Laila.
Il macchinario è uno strumento sagomatore che taglia vari materiali con estrema precisione. Il doppio blocco automatico, si legge nella relazione presentata al ministro del Lavoro Andrea Orlando, «era azionabile solo manualmente e non automaticamente» e «ciò ha consentito un’operazione non sicura che ha cagionato la morte per schiacciamento».
Secondo fonti interne la macchina sarebbe stata accesa in «modalità manutentiva» e non «lavorativa», come invece avrebbe dovuto essere: ciò significa che i sensori non potevano avviare lo stop automatico in caso di emergenza.
Una serie di dettagli che, anziché essere riportate su documenti ufficiali, campeggiavano su alcuni post-it appiccicati all’apparecchiatura. Così la donna nel giro di poco è finita così sul vicino nastro trasportatore.
Ispettorato del lavoro e sindacati
L’Ispettorato nazionale del lavoro intanto ha deciso di avviare a sua volta un’ispezione per determinare le cause e le responsabilità dell’accaduto. Nessuna dichiarazione da parte dei titolari della Bombonette che hanno preferito non parlare.
La Cgil Modena chiede che venga fatta piena luce sulla vicenda e sulle eventuali responsabilità. «Non è accettabile – dicono – che si possa perdere la vita per lavorare, non è pensabile che tutto questo accada, ancora oggi, quando gli infortuni sul lavoro possono e devono essere evitati».
Il compagno di Laila: «Le avevo chiesto di sposarmi
Manuele Altiero è il compagno di Laila. Con lei quattro anni fa aveva avuto una bambina. «Le avevo chiesto di sposarmi, appena un mese e mezzo fa, ed eravamo felicissimi. Era un altro sogno che avremmo coronato insieme. Stasera, invece, rivedrò la nostra bambina, che era in vacanza con i nonni, a Gallipoli, e dovrò trovare le parole per spiegarle che la mamma non c’è più», ha raccontato a Il Giorno.
Ieri mattina ha ricevuto la telefonata che gli ha sconvolto la vita. «Mi sono già rivolto ad un avvocato – spiega – perché pretendo di sapere la verità sulla morte della mia compagna. Avevamo ancora tantissime cose da fare insieme. Me l’hanno portata via. La cosa che mi fa più male – sottolinea il giovane – è che sia morta in modo così brutale e da sola».
(da Open)
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