LAMPEDUSA, BARCHINO CON MIGRANTI NAUFRAGA AL LARGO DELL’ISOLA: DUE BAMBINI DISPERSI
SOCCORSI OLTRE 200 DALLE ONG: “IL CENTRO DI COORDINAMENTO SOCCORSI TANTO CITATO DALL’ITALIA NON HA RISPOSTO ALLA NOTIFICA”
Continuano gli sbarchi sulle coste italiane dove si susseguono soccorsi e avvistamenti da parte delle Ong che operano nel Mediterraneo. A partire dall’alba di oggi lunedì 5 dicembre si sono registrati quattro sbarchi sull’isola di Lampedusa, per un totale di 144 persone salvate.
Sui diversi barchini, intercettati di fronte alle isole Pelagie, c’erano gruppi di 33, 35, 33 e 43 migranti, fra cui 22 minori. I migranti, tutti originari di Guinea, Mali, Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio e Senegal, come riporta ANSA hanno dichiarato di essere partiti dalla costa tunisina.
I 144 migranti si vanno così ad aggiungere alle 202 persone sbarcate ieri, domenica 4 dicembre, sempre sulle coste dell’isola di Lampedusa. Tra loro, 32 sopravvissuti sono stati salvati dalla motovedetta Cp327 della Guardia Costiera dopo che il barchino di ferro di 6 metri sul quale viaggiavano è affondato. Quattro di loro sono stati portati, dopo l’approdo a molo Favarolo, al Poliambulatorio dove stati ricoverati per ipotermia.
Nella conta dei sopravvissuti, però, altre 4 persone risultano disperse, fra cui due bambini di 6 mesi e 6 anni i cui genitori sono riusciti ad arrivare a Lampedusa. Oltre a loro, non si hanno più notizie di due uomini che hanno intrapreso il viaggio per raggiungere le coste siciliane. Tutti i migranti sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola, dove al suo interno ci sarebbero 400 ospiti.
I salvataggi in mare
Questa mattina, lunedì 5 dicembre, la nave Geo Barents di Medici senza Frontiere ha effettuato un secondo salvataggio in mare. Il team di Msf ha fatto sapere su Twitter di aver salvato 90 persone a bordo di un’imbarcazione al largo della Libia. «Secondo soccorso della Geo Barents questa mattina nelle acque del Mediterraneo. 90 persone (tra cui 35 minori e 5 donne) sono state salvate da un’imbarcazione in difficoltà in acque internazionale di fronte alla Libia».
I 90 sopravvissuti si aggiungono, così, ai 74 salvati ieri – domenica, 4 dicembre – sempre dalla nave di Msf, partiti dalla Libia a bordo di un gommone «sovraffollato e instabile».
Dopo lo scontro di inizio novembre con il governo Meloni sulla possibilità di far scendere tutti i 572 migranti al porto di Catania in seguito a un’operazione di salvataggio, la Geo Barents aveva fatto nei giorni scorsi di essere tornata nel Mediterraneo, pronta a riprendere le sue missioni di ricerca e salvataggio. Un soccorritrice di Msf ha sottolineato – in un video, postato sul social network – che al momento sono 164 i sopravvissuti a bordo della Geo Barents. Tra questi, ci sono 14 donne e circa 50 minori non accompagnati. Il più piccolo di loro ha soli 10 anni.
Un’altra operazione di soccorso è stata condotta sempre questa mattina dalla Humanity One e dalla Louise Michel in acque internazionali al largo della Libia. Le navi delle Ong hanno, infatti, salvato 103 persone – tra cui bambini piccoli e a una donna incinta – che ora si troverebbero a bordo dell’imbarcazione Humanity. Durante l’intervento, informano le ong, le navi umanitarie sono state «assaltate verbalmente» dall’equipaggio – armato con una mitragliatrice – di una motovedetta libica arrivata sul posto.«La cosiddetta Guardia Costiera Libica, armata di mitra, ha aggredito verbalmente gli equipaggi della Louise Michel & Humanity 1. Poi, a luci spente, ha rimorchiato il gommone vuoto verso la costa libica», si legge nel post su Twitter.
Terminato il salvataggio in mare, però, Sos Humanity ha sottolineato come le autorità competenti – una volta informate dell’imbarcazione in difficoltà nelle acque internazionali – non abbiano adempiuto al loro lavoro di coordinamento.
«I centri di coordinamento dei soccorsi competenti, compresi quelli di Malta e dell’Italia – spiega Sos Humanity – sono stati informati dell’imbarcazione in difficoltà, dell’avvio delle operazioni di soccorso e delle ragioni della necessità di prendersi cura dei sopravvissuti a bordo di Humanity 1, e sono stati invitati al coordinamento da telefono e posta elettronica. Tuttavia, le autorità competenti non hanno adempiuto al loro dovere di coordinamento».
(da agenzie)
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