LANDINI: “APERTE ATTIVITA’ NON ESSENZIALI, SI RISCHIA CHE LA PAURA SI TRAMUTI IN RABBIA”
CONFINDUSTRIA PENSA AI SOLDI: “SI PERDONO 100 MILIARDI AL MESE” (MA QUANDO SEI MORTO SAI CHE SODDISFAZIONE…)
Le maglie del decreto sono troppo larghe: così si lasciano aperti settori non essenziali. È la posizione di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, a proposito del lockdown parziale delle fabbriche deciso dal governo per arginare la diffusione dell’epidemia di Covid-19.
Il leader sindacale chiede un nuovo incontro oggi al governo: sul tavolo la questione della linea da tracciare tra attività produttive “necessarie” e “non necessarie”. “Non siamo contro, ma coerenti”, rimarca Landini.
“Noi oggi chiediamo un incontro al ministro dello Sviluppo economico che ha il potere di modificare il decreto e le categorie produttive che vi rientrano perchè ci metta mano”. E ancora: “Noi abbiamo bisogno soprattutto che la paura che oggi c’è tra le persone non si trasformi in rabbia perchè le persone rischiano di sentirsi di sole di fronte a una questione così importante. Noi stiamo dicendo: al centro deve esserci la salute e la sicurezza”.
Landini chiama quindi i lavoratori “alla mobilitazione fino allo sciopero, in quei settori produttivi e in quei territori dove non sono garantite le condizioni per la salute dei lavoratori”.
In merito al varo del decreto ieri sulle categorie produttive che si fermano, il segretario generale della Cgil spiega ai microfoni di Radio Rai: “Sono state aggiunte, grazie alle pressioni di Confindustria tutta una serie di attività che non rientrano tra quelle che devono essere ritenute essenziali, quindi noi diciamo che in questa fase deve assolutamente venire prima la salute dei cittadini”.
Alla domanda se lo sciopero non rischia di essere un boomerang per il sindacato in un momento come questo che l’Italia sta attraversando, il leader sindacale risponde: “No, lo sciopero non rischia di essere un boomerang perchè noi non proclameremo lo sciopero nei settori essenziali ma per dare un futuro al paese”.
Anche Annamaria Furlan, leader della Cisl, chiede “coerenza e serietà ”: “tutte le attività non necessarie vanno fermate”. “Ci vuole serietà ” perchè “si rischia di svilire il lavoro che abbiamo fatto nella notte di sabato ma anche di vanificare una scelta vitale per il Paese. Torniamo alla serietà e togliamo tutto quello che non è indispensabile. Dobbiamo fermarci per poter ripartire”, dichiara ad Agorà su RaiTre.
“Mai nella mia vita ho chiesto di chiudere aziende, ma in questo momento è necessario sospendere la produzione di beni non essenziali”, insiste Furlan. “Noi chiediamo solo coerenza e serietà : ci vuole serietà , quando si concordano le attività necessarie non è che, nella notte, s’iniziano ad aggiungerne senza peraltro nemmeno confrontarsi e avvisare”.
Boccia (Confindustria): “Economia di guerra, -100 miliardi al mese”. Sciopero generale? “Non capisco su cosa”
“I sindacati dicono che si fa poco e sono pronti allo sciopero generale? Non capisco su cosa. Dico loro di guardare alle cose con grande buon senso, è un momento delicato e il mio appello è di passare dagli interessi alle esigenze, lavoriamo insieme a loro per condividere l’obiettivo di quel decreto”.
Così il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, intervistato a Circo Massimo su Radio Capital, commenta la possibilità che i sindacati proclamino lo sciopero per chiedere misure più restrittive nella chiusura delle fabbriche.
“Dobbiamo fare – aggiunge – tutto quello che c’è da fare per garantire le filiere essenziali e poi pensare a fare tutto quello che serve perchè le altre non chiudano definitivamente. E’ nell’interesse del paese. I codice Ateco che il governo ha indicato sono ancora più restrittivi di quello che ci aveva indicato il governo in una prima fase. I prefetti se alcuni codici non sono lì dentro o se riguardano beni essenziali possono tenerli aperti, più di questo cosa si deve fare? Se qualcuno abusa ci saranno i prefetti, se qualcuno abusa i sindacati facciano scioperi particolari, ma non lo sciopero generale”.
“Il 70% del settore produttivo chiuderà – spiega Boccia – Se il Pil è di 1800 miliardi all’anno vuole dire che produciamo 150 mld al mese, se chiudiamo il 70% delle attività vuol dire che perdiamo 100 miliardi ogni trenta giorni. L’economia non deve prevalere sulla salute ma dobbiamo far sì che tantissime aziende per crisi di liquidità non riaprano”.
“Abbiamo proposto di allargare il fondo di garanzia per dare liquidità di breve alle imprese, ne usciremo con più debito ma dovrà essere pagato a 30 anni come se fosse un debito di guerra, perchè così è. Poi vedremo quanto dura. Se sono 15 giorni è un conto, se sono mesi un altro”.
(da “Huffingtonpost”)
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