LAVORARE DI PIU’? GIUSTO, INIZINO I PARLAMENTARI DEL PDL ASSENTI ALLE VOTAZIONI
ALLA CAMERA PASSA UN ORDINE DEL GIORNO DELLA SINISTRA PER 249 A 243… ASSENTI 83 DEPUTATI DEL PDL, 5 DELLA LEGA E 1 DELL’MPA… OGNI VOTAZIONE E’ A RISCHIO, SPESSO SI PREVALE A FILO… BRUNETTA, I FANNULLONI SONO IN PARLAMENTO
Parole di un deputato del Pdl: non esiste una votazione alla Camera dove, nonostante un margine teorico di quasi 80 voti, la maggioranza non rischi di finire sotto. Questo a causa di assenze costanti e ripetute di ministri, sottosegretari in presunta missione o assenti senza motivo.
Nel giorno in cui Berlusconi indica agli italiani che la strada da seguire è di “lavorare di più”, il confronto è impietoso.
Secondo i dati Ocse relativi al 2007, le ore procapite lavorate in Italia in un anno sono in media 1.824. Cifra in discesa, rispetto al 1993 in cui ad es. le ore lavorate ammontavano a 1.862.
Ma nell’ambito dei Paesi industrializzati, dati Ocse alla mano, siamo indicati tra i più stakanovisti nell’ambito europeo.
Dietro di noi ci sono il Regno Unito ( 1.670), la Francia (1.561), la Spagna ( 1.652), la Germania (1.433). Battiamo persino gli americani che lavorano 1.794 ore.
Semmai il problema è la produttività rispetto ad altri Paesi, visto che anche se lavoriamo di più produciamo di meno.
La stima del Pil per ora lavorata mostra tassi di crescita molto bassi, ogni ora di lavoro da noi produce 39,3 dollari contro i 52,4 degli Usa, i 44,5 della Gran Bretagna, i 49,6 della Germania e i 52,7 della Francia.
Resta il fatto che il lavoratore italiano se gli pagano gli straordinari non si tira certo indietro dalla necessità di lavorare di più, ma se la produzione è ridotta, se si parla di settimana corta, se gli ordini per le aziende latitano, non ci è chiaro come uno possa “lavorare di più” se non c’è nulla da fare. Non parliamo poi della Pubblica Amministrazione dove vi sono dirigenti che passano il tempo a giocare a carte al Pc e poi magari sono gli stessi che devono decidere i criteri meritocratici dei dipendenti.
Ma ricordando il proverbio secondo cui spesso “il difetto viene dal manico” ed essendo tra coloro che prima di criticare gli altri guardano a casa propria, ci sarebbe piaciuto che il premier avesse indicato ad esempio di cattivi lavoratori proprio taluni parlamentari del centrodestra alla Camera.
Il resoconto di un parlamentare del Pdl enuncia la giornata che ha vissuto.
In Commissione Giustizia un emendamento del PdL non è passato causa improvviso voltafaccia della Lega che ha votato con la sinistra: risultato 15 a 15 ed emendamento respinto.
Si passa in aula con la votazione di un ordine del giorno, il margine tra maggioranza e opposizione, se tutti fossero presenti, sfiorerebbe gli 80 parlamentari di differenza.
Si passa ai voti e finisce 243 a 243, si procede dopo altri tre minuti e la sinistra, che ha recuperato qualche deputato alla buvette, passa ancora con 249 a 243.
Quanti erano i deputati del centrodestra assenti?
La bellezza di 87, di cui 81 del Pdl, 5 della Lega e 1 del Mpa.
E tenete presente che a sinistra gli assenti erano 47 ( 27 il Pd, 7 l’Udc, 8 il gruppo misto), altrimenti finiva anche peggio.
Che Silvio ordini di “lavorare di più” ai suoi parlamentari, che Brunetta insegua i “fannulloni” a casa sua: basta con una maggioranza distratta, beata e sfilacciata, basta con le missioni presunte, con i soliti noti perennemente assenti, con i tripli incarichi.
O presenti o dimissioni, è inconcepibile che un terzo dei deputati sia perennemente latitante.
Che ci stanno a fare i capogruppo?
Altro che fare appello agli italiani, cominciamo a dare l’esempio e rendiamo pubblici i nomi degli assenteisti e il loro collegio di appartenenza, così gli elettori si sapranno regolare. Con che coraggio ci si può rivolgere ai lavoratori italiani quando il pesce puzza dalla testa?
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