“LE DICHIARAZIONI SENZA NOME VALGONO MENO DI ZERO. PERCHÉ NON ME LO VENGONO A DIRE IN FACCIA?”: ANTONIO TAJANI, SUPERFLUO NEO-SEGRETARIO DI FORZA ITALIA, ALZA I TONI CONTRO I SABOTATORI INTERNI AL PARTITO
GLI SCHIAFFI PRESI DAL MISSINO PAZZAGLIA, L’INCONTRO CON MONTANELLI, I 29 ANNI A BRUXELLES: IL RITRATTO
“Chi è contro il partito è contro se stesso. Le dichiarazioni senza nome e cognome valgono meno di zero. Perché non me lo vengono a dire in faccia?”. Così, in un colloquio con la Stampa, il neo-segretario di FI Antonio Tajani.
“Non sono preoccupato, non sono uno che si preoccupa” dice, parlando dei detrattori interni. “Io non ho paura – dice ancora – potrei anche candidarmi come capolista in tutte le circoscrizioni alle Europee. Poi però mi criticherebbero perché mi candido, ma non posso fare davvero l’europarlamentare. Io sono stato eletto al Parlamento europeo cinque volte. Sono sempre andato a prendermi le preferenze una per una”.
Respinge l’accusa di aver già accentrato la gestione del partito: “Tutti i passaggi sono stati condivisi, ci sono state riunioni, la bozza del documento programmatico appena votato dal Consiglio nazionale era stata visionata dai gruppi parlamentari. Quelli che parlano senza venire allo scoperto mi devono almeno fare una critica nel merito sulle posizioni politiche. Oppure si tratta solo di voler togliere me per metterne un altro?”.
C’è chi gli contesta di essere troppo appiattito su Meloni: “Ma sono il vicepremier, cosa dovrei fare? Se fossi contro il governo dovrei dimettermi. Ben vengano altri candidati, si facciano avanti, a me mica l’ha detto il medico di fare questo, posso anche fare solo il vicepremier. Hanno persino detto che voglio fare il presidente della Commissione, ma lo sanno che il presidente del Parlamento europeo pesa anche di più? Che faccio, torno indietro? Ci sono già stato 30 anni a Bruxelles, può bastare”. Presidente della Repubblica? “E perché no, pure il Papa”.
IL PRUDENTE MONARCHICO MAI DELFINO E OGGI LEADER
«Se nel 1994 gli avessero detto “un giorno diventerai leader di Forza Italia” forse nemmeno lui ci avrebbe creduto» racconta un suo vecchio amico. Per dire che la cifra di Antonio Tajani può essere racchiusa in una parola: «Prudenza». Cui segue un altro tratto: «Antonio non ha mai dimenticato che deve tutto a Berlusconi».
Antonio nasce nel 1953 a Roma e cresce nel quartiere Parioli. Tifosissimo della Juventus . Ma il primo amore è certamente la politica. Quando si iscrive al liceo Tasso della capitale, lo scontro tra destra e sinistra è infuocato. Tajani si distingue per le posizioni monarchiche. All’uscita di scuola viene picchiato da quattro operai scesi quasi al volo da una macchina. Dopo quell’episodio è costretto a cambiare scuola.
Seguiranno una laurea in Legge alla Sapienza, un matrimonio con Brunella e una carriera giornalistica che lo farà arrivare alla redazione del Giornale di Indro Montanelli. Scrive di politica parlamentare e viene ricordato come un cronista d’assalto. Al punto che un giorno in Transatlantico riceve due schiaffi dal missino Alfredo Pazzaglia per avere scritto un articolo dal «sapore democristiano».
Non è dato sapere se l’episodio abbia rappresentato uno spartiacque. Fatto sta che nel 1994 Tajani partecipa attivamente alla fondazione di Forza Italia. Diviene portavoce del presidente del Consiglio nel primo governo Berlusconi. A Palazzo Chigi sarà un passaggio breve: nel giugno del 1994 verrà eletto all’Europarlamento dove resterà per 29 anni di fila. «È stato un investimento di Berlusconi», sostengono alcuni. Da commissario europeo all’Industria dissuade un’azienda americana, Tenneco, decisa a chiudere la sua fabbrica di sospensioni in Spagna con 210 operai. Succede a Gijon, nelle Asturie, e lì c’è una strada intitolata a lui.
Da presidente dell’Europarlamento si distingue per la moderazione. Apprezzato dai vertici del Ppe è il regista dell’elezione di Roberta Metsola al vertice dell’Assemblea europea.
E a Roma? Sempre un passo indietro, mai sovraesposto. Non è stato un delfino del Cavaliere. Ma di certo quest’ultimo si fidava di lui. Di tutto questo ne è consapevole Giorgia Meloni, che se lo tiene stretto. Anche perché adesso Antonio è diventato il leader di FI. Se soltanto a tempo lo scopriremo presto.
(da Il Corriere della Sera)
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