LE PENSIONI SPACCANO IL GOVERNO: NIENTE ACCORDO SULLA MANOVRA
IL CONSIGLIO DEI MINISTRI DI IERI SERA TERMINATO SENZA UNA DECISIONE…VERTICE SERALE DI MAGGIORANZA, MA LA SITUAZIONE NON SI SBLOCCA…LA BASE DEL PDL IN RIVOLTA
La matassa è difficile da sciogliere, e in ballo c’è la tenuta del governo.
Le richieste europee di interventi strutturali sulle pensioni spaccano l’asse Bossi-Berlusconi, con la Lega Nord che si oppone minacciando la sopravvivenza stessa dell’esecutivo.
Alla fine di una giornata convulsa il Consiglio dei ministri straordinario è terminato senza assumere alcuna decisione.
E’ l’ennesimo rinvio, con il premier che prosegue gli incontri a Palazzo Chigi, a cena con alcuni ministri. Tra questi anche il leader della Lega Umberto Bossi. Ma anche durante il vertice serale non si trova la quadratura del cerchio.
Il Carroccio è la spina nel fianco. Sul tema pensioni è talmente categorica da minacciare mobilitazioni di piazza.
A dare il polso di una situazione che rischia di sfuggire ad ogni controllo è quanto si apprende in ambienti vicini a Gianni Letta. Secondo il sottosegretario non è possibile andare mercoledì a Bruxelles senza avere misure scritte nero su bianco. “E’ a rischio la tenuta del Paese”, avrebbe detto il braccio destro del Cavaliere.
E mentre Lega e Pdl continuano a trattare, La Padania, organo ufficiale delle camicie verdi, mobilita la base: “Scontro finale sulle pensioni”, è il titolo di apertura a tutta pagina del giornale in edicola stamane.
“Oggi il d-day – si legge nell’occhiello – No all’innalzamento dell’età pensionabile. La Lega non arretra di un passo coerente con la posizione già espressa con la manovra di agosto”.
Un groviglio difficile da sciogliere. Dopo il fallimento di quello odierno, domani ci sarà un nuovo incontro ma nessun Cdm (almeno per il momento), e Berlusconi potrebbe presentarsi mercoledì a Bruxelles senza nessun provvedimento varato ma solo, spera, con un accordo politico su un pacchetto di iniziative.
La reazione dei partner europei e dei mercati a un tale atteggiamento sarebbe tutta da verificare.
Il Consiglio dei ministri era stato preceduto in mattinata da una girandola di incontri. Tra questi, quello a Palazzo Grazioli fra Berlusconi e Tremonti prima, e quello al Quirinale fra lo stesso premier e Napolitano.
Il Cavaliere era salito al Colle per rassicurare il capo dello Stato e garantirgli che l’Italia non è a rischio perchè i ‘fondamentali’ – secondo il premier – sono solidi.
La giornata è stata convulsa, sia per la maggioranza che per l’opposizione, e di fibrillazione dopo l’aut-aut dell’Unione Europa sulle pensioni. Parigi e Berlino chiedono risposte entro mercoledì 1, ma dentro la coalizione di governo la frattura è difficilmente sanabile: Berlusconi per tutto il giorno ha insistito sulla riforma, dibattito aperto nella Lega, riunita per ore in via Bellerio.
Riunione preceduta da una sibillina frase di Maroni: “Abbiamo già dato”.
Intanto la “base” del Pdl si agita.
Sul forum ufficiale (“Spazio azzurro”) una sequela di sfoghi sintetizzati dall’avvertimento spedito a Berlusconi da un utente che si firma Massimo: “Lascia stare le pensioni, rischi di perdere una valanga di voti”.
La discussione ha investtio per tutto il giorno e anche la minoranza.
Con Fli che si diceva disponibile a votare la riforma in cambio delle successive dimissioni di Berlusconi.
Buttiglione (Udc) ragionava sull’età pensionabile che va alzata ed è una vergogna che ce lo facciamo imporre dall’Europa invece di capirlo da soli”.
Nel Pd Follini ricalcava la posizione dei centristi, mentre per Cesare Damiano “non è accettabile intervenire nuovamente sulle pensioni”.
Il segretario Bersani provava a mediare, proponendo un pacchetto di misure più ampio: riforma del fisco aumentando la tassazione sulle rendite e alleggerendo il lavoro; liberalizzazioni; sviluppo del sud; riforma complessiva del welfare che preveda un sistema flessibile per il pensionamento con incentivi e interventi che riducano la precarietà dei giovani.
Chiusura totale invece da parte di Idv (“La priorità è recuperare le risorse riducendo i costi della politica, a partire dai vitalizi, e combattendo l’evasione fiscale e contributiva”), Sinistra e Libertà (“serve la patrimoniale e la tassazione delle grandi rendite finanziarie”) e Prc (che invoca lo sciopero generale).
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