L’ITALIA AFFONDA E SILVIO PENSA AD UNA LEGGE AD PERSONAM CONTRO VERONICA LARIO E I FIGLI AVUTI DA LEI
SPUNTA LA NORMA CHE CONCEDE PIU’ DISCREZIONALITA’ NELLA LEGITTIMA PER I FIGLI… IL PREMIER POTREBBE DESTINARE A PIACERE META’ DELLE QUOTE RISERVATE ALLA PROLE, GARANTENDO LA MAGGIORANZA FININVEST A MARINA E PIERSILVIO…E’ LA QUARANTESIMA LEGGE AD PERSONAM
Il diavolo sta nei dettagli.
E tra le pieghe del Decreto sviluppo imposto all’Italia da Berlino e Parigi si nasconde la 40esima legge ad personam dell’era Berlusconi: la “taglia-legittima” (o “anti-Veronica”).
Tre righe secche mimetizzate a pag. 203 della bozza che restituiscono al Cavaliere il ruolo di king-maker nella delicata partita per la successione nella dinastia di Arcore.
Il succo della questione è semplice: se Berlusconi, toccando tutti i ferri del caso, facesse testamento con le leggi attuali, il controllo di Fininvest passerebbe di diritto alla seconda moglie Veronica Lario e ai figli Barbara, Eleonora e Luigi con una quota del 56,1%.
Relegando Marina e Piersilvio nello scomodo ruolo di azionisti di minoranza con il 43,9%.
Il Decreto sviluppo – ritoccando l’articolo 537 bis del Codice civile – cambia le carte in tavola e rimette il premier al centro dei giochi: consentendogli, in teoria, di lasciare fino al 53,38% dell’impero di famiglia ai due primogeniti e di ridimensionare Veronica e i suoi figli a soci di Serie B con il 46,62%
A garantire il miracoloso ribaltone è la revisione della legittima, la quota di eredità che spetta per legge in caso di morte a moglie e figli.
Oggi la norma ha paletti rigidi che limitano la discrezionalità del genitore che redige il testamento.
Nel caso dei Berlusconi, per dire, il presidente del Consiglio sarebbe obbligato a girare il 25% del suo patrimonio alla moglie – e Veronica Lario è tale fino al
divorzio – e il 50% ai figli, diviso in parti uguali.
A lui rimarrebbe in mano solo il 25% da distribuire a piacere.
Questa formula concentrerebbe automaticamente nelle mani della seconda moglie e dei suoi tre figli il controllo del Biscione.
Visti gli screzi in famiglia, il premier è da tempo a caccia di una soluzione che gli liberi le mani.
Il primo Cavallo di Troia – andato in fumo – è stata un norma presentata dalla Associazione delle aziende familiari (Adaf) che tagliava tout court la quota della legittima al 50% dell’eredità .
Lo scopo dell’Adaf era quello “di agevolare il passaggio di controllo delle pmi tricolori garantendo continuità aziendale e riducendo la conflittualità tra figli”. L’effetto collaterale era quello di togliere le castagne dal fuoco al Cavaliere.
Fallito questo tentativo, la legge “anti-Veronica” è rispuntata nel decreto sviluppo. L’articolo 542 conferma che alla moglie spetta un quarto dell’eredità e ai figli la metà . Ma i margini di manovra di chi redige il testamento raddoppiano: del 50% riservato ai figli, solo la metà va divisa in parti uguali.
Il resto può essere distribuito a piacere a uno o più di loro a sua scelta.
In soldoni: oggi Silvio Berlusconi ha in mano un jolly pari al 15,9% di Fininvest che non gli consente di sparigliare le carte e fa pendere l’ago della bilancia nel risiko di Arcore verso la seconda moglie.
Se la bozza diventerà legge, invece, il premier avrà a disposizione il 31,74%.
E a decidere chi terrà in futuro le redini dell’impero di casa sarà solo lui.
Ettore Livini
(da “La Repubblica”)
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