LEGGE ELETTORALE GIA’ NEL CAOS, IN AULA 66 FRANCHI TIRATORI
GRILLO IN DIFFICOLTA’ CI RIPENSA: “RIVOTINO GLI ISCRITTI”… 209 EMENDAMENTI PRESENTATI, SU UN CENTINAIO VOTO SEGRETO… PD. “SE IL M5S SI SFILA ALLORA SALTA TUTTO”
Cento ostacoli per il primo sì alla legge elettorale.
I piccoli partiti che osteggiano il patto a quattro sulla riforma in chiave “tedesca” riescono a strappare cento votazioni segrete su altranti emendamenti.
Sono 209 quelli depositati che da oggi sono messi in votazione nell’aula di Montecitorio, dopo la discussione generale svolta in un emiciclo semideserto.
Sarà una corsa contro il tempo: il Partito Democratico ha fatto sapere che sarebbe disponibile ad accogliere la richiesta dei Movimento 5 Stelle di fissare il voto finale sulla legge elettorale lunedì 12 giugno.
Una data che ha fatto scattare la voce di un rinvio: “Nel nostro programma abbiamo chiaramente scritto che i giorni di Aula” dedicati alla legge elettorale “erano il 6,7 e 8 giugno e nella settimana successiva per un eventuale seguito dell’esame della legge elettorale ove esso non sia stato già concluso. È scritto tutto. Non emerge nulla che andrebbe contro la capigruppo”, ha precisato la presidente della Camera Laura Boldrini.
Si parte col voto sulle questioni pregiudiziali opposte da centristi e Mdp, poi via con gli emendamenti.
Franchi tiratori in azione.
E già al primo voto si registra il primo ‘caso’: “Nelle pregiudiziali ci sono stati 100 voti in meno rispetto alla sommatoria dei 4 gruppi, vi ricordo cosa accadde quando furono 101…”. ha detto il capogruppo dem Ettore Rosato all’assemblea del Pd alla Camera.
“Sono sicuro – ha aggiunto – che saranno importanti i primi voti, noi abbiamo la responsabilità di tenere duro fino in fondo”.
A conti fatti e al netto dei deputati in missione, alla maggioranza che sostiene la riforma della legge elettorale, sono mancati 66 voti sulle pregiudiziali, a quanto risulta dalla lettura dei tabulati della votazione segreta.
Voto segreto mette a rischio il patto.
Sebbene il fronte di Pd, Forza Italia, Cinque stelle, Lega e Sinistra italiana cerchi di restare compatto, i franchi tiratori annidati negli stessi gruppi dei leader che hanno siglato l’accordo e scritto la legge sembrano materializzarsi nel segreto dell’urna della Camera, costringendo a sostanziali o parziali modifiche del testo.
Sono un centinaio le votazioni segrete chieste, come prevede il regolamento di Montecitorio, da trenta deputati o da uno o più presidenti di gruppi che rappresentino appunto almeno quel numero di parlamentari.
Grillo in difficoltà : “Nuove votazioni online per iscritti M5s”.
Intanto M5s annuncia sul blog di Beppe Grillo di lavorare a modifiche, soprattutto per il voto disgiunto, dicendo che la legge che uscirà dal dibattito in Parlamento dovrà essere rivotata dagli iscritti, mettendo così a rischio il patto.
Ultimatum Pd.
Rosato è stato perentorio ad apertura dell’assemblea dei deputati dem: o i quattro partiti votano compatti sulla riforma elettorale o il Pd tornerà alla sua proposta, il Rosatellum. E più tardi, sulla scelta di Grillo di dare l’ultima parola agli iscritti, dice che il Partito democratico, rispettando le procedure interne al Movimento, è disposto “a venire incontro a questa esigenza”, pertanto “si voterano tutti gli emendamenti e gli articoli della riforma elettorale in questi giorni, ma il voto finale, se la presidente della Camera sarà d’accordo, si farà lunedì”.
Ma lancia un monito: “Avvertiamo però che o il testo è quello concordato dai 4 partiti oppure non c’è blog che tenga, fuori da quel testo non c’è la possibilità di fare la legge elettorale. Ricordo infatti che il Pd ha fatto i passi più lunghi per scrivere le regole insieme, perciò non accettiamo atteggiamenti di preponderanza da parte di nessuno – chiarisce Rosato – non è che il blog condiziona il Parlamento, il blog condiziona il voto finale dei 5 stelle”.
Anche l’area Orlando mette le mani avanti: “Le regole devono valere per tutti. Lealtà da parte nostra se i 4 contraenti rispettano i patti”, il senso degli interventi degli orlandiani. Se M5S non ritira i suoi emendamenti, salta l’accordo e “per noi -si spiega- non c’è più vincolo di maggioranza Pd”.
Voto anticipato, Calenda dice ‘no’.
Intanto, al fronte contrario al voto anticipato in autunno si iscrive anche il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda: “Penso che le elezioni a settembre siano un errore perchè questo Paese ha bisogno di un pò di calma, far finire le riforme che non derivano da me ma dal governo Renzi, di fare una Finanziaria seria, finire di mettere a posto la questione delle banche che è una questione complessa e di fare una legge elettorale che ci riporti indietro nel tempo. Il rischio per il Paese è serio”.
(da “La Repubblica”)
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