LEGGE STABILITA’, PIOGGIA DI CRITICHE: POCHI SOLDI E NUOVE CLAUSOLE
DAI SINDACATI AGLI INDUSTRIALI, DA BANKITALIA AI COLLEGHI DI PARTITO, DAI PENSIONATI AGLI STATALI
Dopo gli annunci, il bagno di realtà .
Nel day-after della “prima legge di stabilità via twitter”, le misure presentate dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan fanno il pieno di critiche. §
Il malcontento è trasversale, va dai sindacati agli industriali, dalle opposizioni fino ai colleghi di partito (anche se di minoranza), dai pensionati agli statali.
A distanza di 48 ore l’hashtag “Italia col segno più” fa perdere le tracce nel dibattito pubblico, mentre i ministri del Governo Renzi sono impegnati tutto il giorno nel replicare alle accuse che vengono mosse alla manovra.
Tant’è che in serata anche fonti di Palazzo Chigi sono costrette a intervenire per dire che”fantasiose bozze e misure riportate dagli organi di stampa sono assolutamente lontane dalla realtà “.
I capitoli della legge finanziaria a finire sotto processo sono tanti, buona parte: i soli cinque miliardi di spending review, la “mancia” per il rinnovo dei contratti degli statali, nessuna flessibilità in uscita per i pensionati e anzi altre “minacce” dalle quali guardarsi. E poi: poche risorse destinate al Sud, il rialzo del tetto al contante che rischia di incentivare riciclaggio ed evasione, l’abolizione indiscriminata della tassa sulla prima casa.
Infine la partita di giro delle nuove clausole di salvaguardia, che vanno a rimpiazzare parte di quelle vecchie introdotte dallo stesso governo Renzi e “azzerate” senza nascondere un leggero autocompiacimento.
Quattro caffè per gli statali.
La reazione più forte alla manovra arriva dal comparto statali. Il governo ha messo sul piatto 200 milioni per il rinnovo dei contratti. Troppo pochi, evidentemente.
I sindacati hanno annunciato una mobilitazione durissima contro quella che definiscono senza mezzi termini una “mancia”, che non tiene conto della sentenza della Consulta che ha giudicato incostituzionale il blocco contrattuale degli anni passati.
Abolizione Imu.
Il day after di Renzi era iniziato con un messaggio, anche un po’ spavaldo, alla Commissione Ue: “Bruxelles non è il nostro maestro che fa l’esame. Non ha titolo per entrare nel merito delle misure”.
I rilievi ufficiali di Bruxelles arriveranno solo a fine novembre. Ma la Commissione Ue non ha mai nascosto di non gradire interventi di riduzione della tassazione sugli immobili. Perchè gli effetti sul Pil sono limitati e concorrono ad aumentare le diseguaglianze sociali.
Così dalla Commissione è arrivata una secca risposta a Palazzo Chigi: “Abbiamo una base legale: tutti gli Stati hanno firmato il Six pack, il Two pack, il Patto di stabilità e crescita e tutto è parte del Semestre Ue”, ha detto la portavoce dei commissari economici Dombrovskis e Moscovici.
L’abolizione dell’Imu è da tempo calamita per le critiche.
Dopo la bocciatura arrivata da Fmi, Commissione Ue e dall’agenzia di rating Moody’s, oggi anche Bankitalia ha stoppato le aspettative del governo Renzi sul taglio della tassa, dato che “potrebbe avere effetti circoscritti sui consumi”.
Quei consumi che, nelle stime di Padoan e Renzi, dovrebbero invece essere rilanciati. Eppure, lo stesso Padoan nel 2013 aveva bocciato – quando era capoeconomista Ocse – interventi sugli immobili: “Le tasse che danneggiano di meno la crescita sono quelle sulla proprietà , come l’Imu, mentre le tasse che, se abbassate, favoriscono di più la ripresa e l’occupazione sono quelle sul lavoro”, aveva detto. Un appello a desistere dal proseguire su questa strada arriva anche dai giovani di Confindustria che chiedono un maggiore impegno sulla tassazione del lavoro.
Capitolo pensioni.
Già prima del varo della manovra, chi si aspettava la tanto annunciata flessibilità in uscita si era messo l’anima in pace.
Non aveva previsto però che l’innalzamento della no tax area (cioè la soglia sotto la quale non si pagano le tasse) annunciato dal Governo alla vigilia del Cdm valesse a partire dal 2017 e non dal prossimo anno.
Non solo: il Governo ha introdotto la salvaguardia per gli esodati, chiudendo così un capitolo aperto dall’esecutivo guidato da Mario Monti e ha mantenuto in vigore l’opzione donna: in sintesi, per le donne resta la possibilità di andare in pensione a 57 anni con 35 anni di contributi e importo pensionistico calcolato con metodo contributivo. Due note di merito.
Tuttavia, a questa misura come a quella della no tax area per i pensionati, è legata una clausola. “Se non verranno reperite le coperture sufficienti – ha spiegato il ministro del Lavoro Poletti- la perequazione delle pensioni, la cosiddetta Letta, verrà allungata al 2017-18”. Tradotto: la rivalutazione integrale delle pensioni rispetto all’inflazione rischia di slittare di un anno.
L’ultima sorpresa.
Alcune delle risorse per attuare la manovra fatta più di deficit (14 miliardi da flessibilità Ue) che di tagli della spesa (5,8 miliardi), dovrebbero arrivare dalla cosiddetta voluntary disclousure, ovvero la collaborazione volontaria per il rientro dei capitali dall’estero.
Il governo stima di poter contare su due miliardi.
Ma la manovra contiene un’altra clausola: qualora non si dovessero raggiungere i due miliardi stimati per il 2016 si “stabilisce l’aumento a decorrere dal 1° maggio 2016 delle accise” su energia, alcol e tabacchi.
Non un bel colpo per l’immagine di un governo che si è vantato di aver “azzerato” le clausole pregresse: 16,8 miliardi in tutto di cui solo 3,2 da intestare al Governo Letta per il 2016: il restante fa tutto capo al governo Renzi.
Sud e tetto per i contanti.
C’è poi il capitolo Sud, per il quale il governo ha stanziato 450 milioni di euro, di cui 150 per quest’anno.
Misura che ha sollevato le proteste sia di sindacati che degli industriali. Lo stesso sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha bollato come il “nulla” la quantità di risorse stanziate.
E il presidente della Repubblica Mattarella, pur non riferendosi direttamente alla manovra, ha lanciato un appello a colmare il gap con il resto del Paese.
Problemi arrivano dall’interno del partito sul fronte della lotta all’evasione fiscale.
La decisione di innalzare il tetto per l’uso dei contanti da mille a tremila euro non è affatto piaciuta alla minoranza del Partito democratico.
Il più duro è stato l’ex segretario Pier Luigi Bersani: “Renzi dovrebbe usare argomenti che, almeno, non insultino l’intelligenza degli italiani. Dobbiamo correggere questa decisione, perchè dà un segnale molto preoccupante. L’evasione nel nostro Paese è un fenomeno colossale”.
Su questo elemento va registrato un altro “cambia verso” del ministro Padaon: “La scelta di procedere a un progressivo abbassamento della soglia” all’uso del contante, disse il ministro in un Question Time alla Camera il 19 novembre scorso, “è motivata dall’esigenza di far emergere l’economia sommersa e aumentare la tracciabilità delle movimentazioni per contrastare il riciclaggio di capitali di provenienza illecita, l’elusione e l’evasione fiscale”.
Prima che arrivi il via libera da Bruxelles, il governo Renzi dovrà quindi prepararsi alla lotta interna.
A distanza di 48 ore dalla presentazione della manovra, i tweet sembrano essere volati via. Mentre i dubbi e le critiche restano tutti sul tavolo.
(da “Huffingtonpost”)
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