L’EX PM SCARPINATO: “IL MINISTRO NORDIO E’ INCOMPETENTE”
IL SENATORE M5S: “NENTE REGALI AI COLLETTI BIANCHI, IL DISEGNO E’ SVUOTARE LE MISURE DI CONTRASTO ALLA MAFIA”
“L’abolizione del concorso esterno in associazione mafiosa eleverebbe di molto il rischio di privare lo Stato di un importante strumento di contrasto alla mafia e di far disperdere quote ingenti dei fondi del Pnrr nel buco nero della corruzione e dello sperpero clientelare, compromettendo definitivamente l’immagine dell’Italia nell’Unione europea”.
È netto Roberto Scarpinato, ex magistrato, oggi senatore M5S, appena uscito dalla Commissione Antimafia, dove fra i temi sul tavolo c’è anche il concorso esterno. Un’iniziativa che non sorprende più di tanto Scarpinato: “È una scelta coerente con le altre messe in cantiere da questo ministro che hanno tutte un evidente comun denominatore: eliminare o ridurre i rischi penali per i colletti bianchi. Basta unire i puntini ed emerge il disegno di fondo. Dall’abolizione dell’abuso d’ufficio, equivalente a legittimare il conflitto di interessi e l’abuso come pratica del potere, alla lobotomizzazione del traffico di influenze illecite, dando il via libera a eserciti di lobbisti e traffichini d’ogni risma. Dal divieto di utilizzare le intercettazioni e il trojan per i reati di corruzione, all’abolizione del concorso esterno in associazione mafiosa. Il risultato è sempre lo stesso: si sbaraccano o si depotenziano gli strumenti di contrasto e si dilatano gli spazi di impunità per i colletti bianchi”. Per gli esperti però la mafia del Terzo millennio è ben lontana dal consueto stereotipo di coppola e lupara. “La mafia oggi agisce con gli stessi strumenti dei colletti bianchi”, dice Scarpinato che cita le audizioni di suoi due ex colleghi, il procuratore di Roma e quello nazionale Antimafia che hanno raccontato c ome proprio indagando sulla corruzione hanno scoperto realtà mafiose.
Una vecchia storia, quella dell’avversione al concorso esterno, una “bestia nera” per alcuni sin dai tempi di Giovanni Falcone. Da allora si è usato per colpire le componenti più insidiose dei sistemi di potere mafiosi, perché inserite all’interno delle classi dirigenti. Un dato che, a detta di Scarpinato, deve indurre tutti a riflettere. “È proprio grazie al concorso esterno che è stato possibile colpire una ‘zona’ che altrimenti sarebbe rimasta indenne che è anche il fulcro del potere mafioso e riguarda diversi livelli come quello politico, imprenditoriale e dei professionisti”. Eppure per il ministro Nordio il concorso esterno è “quasi un ossimoro: se sei concorrente non sei esterno, ma se sei esterno non sei concorrente”. Scarpinato replica: “Il concorso esterno esiste da sempre, è una figura caratteristica del codice penale che serve a punire anche chi non commette in prima persona la condotta descritta nel reato, ma contribuisce alla sua realizzazione. Ad esempio nell’omicidio non viene condannato solo chi spara, ma anche chi fornisce l’arma, chi fornisce le indicazioni per colpire la vittima quando è sola e via esemplificando”.
È duro , l’ex pm: “Il ministro Nordio ha dimostrato di non avere competenza in tema di mafia. Aveva detto che i mafiosi non usano il telefono poco prima che arrestassero Messina Denaro proprio grazie alle sue comunicazioni. Non riesce a distinguere fra chi è organico, inserito nelle gerarchie mafiose e sottoposto alle regole, da quelli che sono esterni, non organici, non sottoposti a regole e che tuttavia forniscono contributi importanti per la vita e la sopravvivenza dell’organizzazione”. E poi lo allarma la tempistica: “Se c’è un momento in cui non farlo è questo: con i mafiosi col tovagliolo attorno al collo che stringono saldamente forchetta e coltello in attesa del pasto – spiega in riferimento a propositi di cambiamenti o revisioni del concorso esterno – non è il momento di fare esperimenti o interventi come quelli sull’abuso d’ufficio o il traffico di influenze in cui cambiando una virgola rischi di compromettere lo strumento”. Quindi conclude: “Va rinviato ad altri tempi, ora rischia solo di favorire il sacco, l’assalto alla diligenza e di compromettere la reputazione del Paese”.
(da Il Fattto Quotidiano)
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