LIBERTA’ D’IMPRESA CON MENO REGOLE: LA NUOVA ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA
PER DISTOGLIERE L’ATTENZIONE DALLA CRISI, DAGLI SCANDALI E DALLE INTERCETTAZIONI, IL GOVERNO SI INVENTA UNA MODIFICA DELA COSTITUZIONE NON NECESSARIA PER POTER APRIRE UNA SEMPLICE ATTIVITA’…SI FACEVA PRIMA AD ELIMINARE LE NORME OBSOLETE E VESSATORIE DELLA BUROCRAZIA…IL PERICOLO SUI VINCOLI URBANISTICI
Oggi arriva all’esame del governo la “rivoluzione liberale” per le imprese: per aprire un’attività basterà la “responsabilià personale”.
E’ quanto prevede il primo dei quattro commi in cui si articola il ddl costituzionale portato in Consiglio dei Ministri in pompa magna.
“Bisogna superare le troppe regole e scaricare una parte della zavorra”, si legge nella presentazione del testo.
Per evitare le lungaggini burocratiche, in pratica, prima uno potrà aprire una attività e solo in seguito verrà sottoposto ai controlli previsti delle “carte un regole”.
Per fare questo, il governo ritiene necessario dover modificare gli articoli 41 e 118 della Costituzione.
In pratica la proposta avrà la forma di due testi distinti: un disegno di legge ordinario sulla segnalazione di inizio attività , e un disegno di legge costituzionale.
Si tratta ovviamente dell’inizio dell’iter di un progetto che non sta dietro l’angolo, per capirci.
Fa discutere poi il risvolto urbanistico previsto: “lo Stato e gli Enti locali avranno sei mesi di tempo per adeguare le normative, in modo che le restrizioni del diritto di iniziativa economica siano limitate allo stretto necessario”, concetto vago che fa però venire i brividi a chi si occupa di tutela del paesaggio e che teme un colpo di mano mascherato ai vincoli urbanistici.
Partiamo dalla condivisione concettuale dello spirito dell’iniziativa: è cosa nota, risaputa e denunciata che, rispetto alle norme vigenti all’estero, avviare in Italia un’iniziativa economica è impresa defatigante per la quantità di ostacoli burocratici, lacci e laccioli che la legislazione ordinaria ha sedimentato nel tempo.
Ma emergono diverse domande.
In primo luogo, perchè una norma del genere non è stata messa in atto due anni fa, nel momento in cui il centrodestra ha iniziato a governare?
In secondo luogo, che senso ha “consentire” di aprire una attività , rinviando a dopo la verifica delle 100 carte (molte inutili) necessarie?
Non cambia molto per il neo-imprenditore, visto che 100 erano e 100 sono rimaste.
Non era meglio azzerare le 100 carte e richiedere solo le 10 necessarie?
In terzo luogo, fa sorridere la scelta del momento: in piena crisi economica e con sistema bancario che non concede crediti, chi è il folle che va ad iniziare un’attività ?
O forse il momento scelto è da mettere in riferimento alla esigenza di estarre un’arma di distrazione di massa per far dimenticare ai cittadini scandali, crisi e bavagli alla stampa?
Quarto elemento: leggi e regolamenti obsoleti possono essere abrogati o modificati con semplici procedure, senza bisogno di scomodare la Costutuzione che non c’entra un bel nulla.
Si è scelta una strada in salita quando si poteva percorrere un tranquillo e pianeggiante litorale.
Forse per far abituare l’elettore all’esigenza che la Costituzione va cambiata anche su altri temi?
Ultima domanda: se vogliamo davvero, in buona fede, incentivare la libertà d’impresa, è più opportuno e stimolante concedere un veloce via libera iniziale a chi vuole cimentarsi o non sarebbe preferibile diminuire la pressione fiscale sull’utile che il “coraggioso” un domani potrebbe produrre?
Nella risposta a queste perplessità forse sta la differenza tra un provvedimento serio e un semplice spot.
Uno dei tanti a cui il governo ci ha abituato.
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