GRAZIE A COTA, UN ALTRO INDAGATO PER TRUFFA AGGRAVATA IN PARLAMENTO
ENTRA IL PRIMO DEI NON ELETTI , MAURIZIO GRASSANO, COLONNA STORICA DELLA LEGA AD ALESSANDRIA…ERA STATO ARRESTATO PER TRUFFA AI DANNI DEL COMUNE PER UN IMPORTO DI 760.000 EURO…D’ACCORDO COL SUO DATORE DI LAVORO, AVEVA GONFIATO LA SUA BUSTA PAGA PER 5 ANNI, RISCUOTENDO RIMBORSI NON DOVUTI…NELLA LEGA DAL 1980, E’ STATO ESPULSO SOLO DOPO L’ARRESTO
Imbarazzo a Montecitorio, anche se uno più o uno meno, fa poca differenza: entra un altro indagato, targato Lega.
Maurizio Grassano, già presidente del Consiglio comunale, attualmente sotto processo per truffa aggravata ai danni del Comune, è diventato onorevole. Grazie a Roberto Cota che, presentando la propria candidatura a presidente della Regione e risultando eletto, aveva ben chiaro il rischio che avrebbe corso la Lega.
Il primo dei non eletti nel collegio di Piemonte 2 era infatti il leghista Grassano: dovendosi Cota dimettere, ecco il subentro scontato.
Il processo che lo vede imputato nel frattempo è arrivato alla decima udienza e si avvia alla conclusione.
L’accusa nei suoi confronti è peraltro molto circostanziata: in concorso con il titolare della sua azienda, gonfiando la propria busta paga, fatta arrivare fino a 12.000 euro mensili, avrebbe truffato al Comune 760.000 euro nel periodo tra il 2003 e il 2008, per le assenze dal lavoro dovute a cariche istituzionali.
In pratica, per legge, nei casi di “impegni istituzionali”, l’ente locale rimborsa al datore di lavoro la quota oraria di retribuzione dovuta al dipendente.
Lo stipendio del Grassano all’inizio era “normale”, ma è andato via via decuplicandosi nel tempo, suscitando i primi accertamenti della Guardia di Finanza che avrebbe avuto la prova che questo improviso exploit derivava in realtà da un accordo tra Il Grassano e il suo titolare della Vega, settore verniciatura, che faceva figurare un compenso gonfiato.
Il Comune si era trovato a rimborsare 760.000 euro non dovuti, una cifra enorme per il bilancio comunale.
Prima arrestato e poi ai domiciari, il Grassano è stato espulso dalla Lega solo dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta.
L’esponente locale nel 2008 era stato presentato candidato al Parlamento, in quanto figura storica della Lega in Piemonte: in politica dal 1980, era componente della segretaria nazionale, tra i più votati del Carroccio, consigliere comunale e presidente del consiglio dal 1990, capogruppo.
Di fronte alla presa di distanza del suo partito che ora fa finta di non conoscerlo, Grassano si dichiara amareggiato: “non mi hanno neanche ascoltato, eppure ci sono altri leghisti che hanno condanne definitive, ma sono ancora in parlamento. Ci sono due pesi e due misure?”.
In ogni caso a Montecitorio si è installato e anche in caso di condanna ci resterà .
Con tutti i privilegi futuri che potranno fargli comodo.
Il nobile gesto della rinuncia non fa parte delle truppe della padagna del magna magna.
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