L’INCHIESTA SULLO SCANDALO TANGENTI IN EUROPA È UN ASSIST PER DI MAIO: IL SUO AVVERSARIO PRINCIPALE PER IL RUOLO DI INVIATO SPECIALE DELL’UE DEL GOLFO È L’EX COMMISSARIO EUROPEO DIMITRIS AVRAMOPOUOLOS, CHE ESCE FORTEMENTE INDEBOLITO DALLA VICENDA
LA NON OSTILITÀ DI GIORGIA MELONI, CON TANTO DI MESSAGGINI A DIMOSTRARLO: “NON POSSIAMO FARE CAMPAGNA ELETTORALE PER TE, MA NON CI OPPORREMO”
Tace, ma spera. Anzi Luigi Di Maio crede che l’inchiesta che ha squassato la Ue possa tirargli la volata per diventare inviato speciale nel Golfo. L’avversario principale che lo divide dalla nomina è stato toccato (anche se non è indagato) dal Qatar gate.
E’ il greco Dimitris Avramopoulos e sedeva nel board della Fight Impunity, l’ong dell’ex parlamentare europeo del Pd Antonio Panzeri, arrestato per tangenti. L’ex commissario per l’Immigrazione si è dovuto dimettere dal cda. Era il nome su cui puntava il Ppe, e dunque anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Di Maio dice di avere dalla sua parte la non ostilità di Giorgia Meloni con tanto di messaggi della premier che lo certificherebbero. “Non possiamo fare campagna elettorale per te, ma non ci opporremo alla tua nomina”, sarebbe stata la rassicurazione di Meloni a Di Maio, appena l’ha informata, lo scorso ottobre, di voler partecipare alla selezione.
L’ex capo dei grillini al termine delle selezioni – in inglese – è risultato primo nel panel tecnico. Fino all’altro giorno era preoccupato dalla competizione di Avramopoulos, arrivato terzo nella selezione, ma sostenuto dietro le quinte da Tajani grande conoscitore dei palazzi di Bruxelles e big del Ppe.
Ora la concorrenza non c’è più e Di Maio sembra vedere l’obiettivo davvero vicino. La decisione finale arriverà i primi di gennaio. Anche se bisogna dar conto di una lettura, non corroborata da fonti vicine a Borrell, secondo la quale l’inchiesta sul Qatar potrebbe danneggiarlo in quanto italiano, il paese da cui nasce lo scandalo sulle mazzette nel Golfo.
(da Il Foglio)
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