L’INESAURIBILE BALLO IN MASCHERA DI GIORGIA MELONI, UNA ZELIG IN GONNELLA DOTATA DI FACCIA DI BRONZO CHE DA DESTRA VA AL CENTRO, DA BIDEN RITORNA A TRUMP, SFANCULA DUE VOLTE URSULA E POI INVITA IL PPE AL CONGRESSO DEI CONSERVATORI
LA MELONA CHE UNA VOLTA RUGGIVA CONTRO I “POTERI FORTI INTERNAZIONALI” E VOLEVA STATALIZZARE L’ITALIA, ECCOLA CHE AFFIDA LA RETE STRATEGICA DI TIM AL FONDO AMERICANO KKR, ED ORA STENDE IL TAPPETO ROSSO AL FONDO DEI FONDI, IL POTENTISSIMO BLACKROCK, PER FAR CASSA SVENDENDO QUOTE DI ENI, POSTE, FERROVIE
Giorgia Meloni ha quattro maschere sulla sua scrivania, e le usa tutte ogni giorno per ucccellare chi ha davanti: un polimorfismo ben identificato da “Politico.eu”, che la definì “Camaleonte”.
Eccola che, gettata la maschera di quando andava a tifare negli Stati Uniti Donald Trump, sbarra gli occhioni a nonno Biden, che le dà i bacetti sulla cofana bionda. Altro giro, altra maschera: rieccola che riscopre sfumature trumpiane, flirtando con il pretoriano squilibrato di Donald, Elon Musk, e dimenticando di essere il presidente di turno del G7 se ne frega di partecipare alla cena per discutere dell’Ucraina organizzata alla Casa Bianca.
Il ballo in maschera, una volta ritornata a casa, continua con piroette da Carla Fracci: dopo aver osteggiato il bis di Ursula von der Leyen alla Commissione europea, astenendosi in Consiglio europeo e facendo votare contro gli europarlamentari di Fratelli d’Italia, la sora Giorgia ha deciso: basta, è ora di spostarsi al centro.
E infatti, ha invitato il Partito Popolare Europeo al congresso di Ecr, che si celebra a Dubrovnik in Croazia, dal 18 al 20 ottobre. L’ennesima giravolta che punta a prendere in contropiede Forza Italia, e a sfilarle quel collocamento centrista che i due Berlusconi di primo letto immaginano per il partito di famiglia.
Bisognerà capire quale sarà la risposta del Ppe, alla mano tesa della Ducetta. Poiché la forma è sostanza, il gesto di distensione sarà ben accolto se al congresso di Ecr si appaleserà il presidente del partito, Manfred Weber. Se invece verrà inviata una generica “delegazione” di scartine, sarà il segnale che i popolari non vogliono saperne di apparentamenti con i conservatori.
Le capriole non si limitano alla collocazione a Bruxelles, ma anche, ad esempio, sulle questioni ideologiche di fondo.
Gli “statalisti” di Fratelli d’Italia, da sempre convinti della necessità di un intervento pesante dello Stato nell’economia, hanno prima affidato la strategica rete di Tim agli americani di Kkr, e ora aprono le porte della “patria” alla finanza internazionale, che gli ex missini consideravano il grande Satana.
Tutto cambia, però, quando c’è da rimpolpare le casse dello Stato attraverso le privatizzazioni. E qualcuno dovrà pur ciucciarsi quote di Eni, Ferrovie, Mps, Poste italiane.
E chi meglio dal più grande fondo di investimento del mondo? Favorito dall’ad di Poste italiane, Matteo Del Fante, L’incontro tra Giorgia Meloni e Larry Fink, ad del fondo Blackrock, serviva proprio ad aprire un canale di trattativa su due dossier in particolare: Ferrovie e eventuali investimenti nella gestione dei porti
Nel volteggiare pallido e assorto da una maschera all’altra, Giorgia Meloni deve gestire ”la guerra di attrito” all’interno della maggioranza di centrodestra. Ogni giorno c’è uno scazzo tra Salvini e Tajani, dallo ius scholae al voto in Austria.
Sulla vittoria dell’Fpö a Vienna, come scrive Lorenzo De Cicco su “Repubblica”, “non si smorzano le tensioni per i commenti (opposti): Fpö, per Tajani,cavalca «rigurgiti nazisti», per Salvini chi lo dice «ha mangiato pesante ». «Io sono a dieta, digerisco sempre bene», la risposta a tono del ministro degli Esteri”.
Anche una norma apparentemente innocua, come la riforma del codice della strada, diventa oggetto di scazzo, essendo un tema molto caro al ministro dei trasporti. Salvini sperava non ci fossero ostacoli per l’approvazione di quello che considera il “fiore all’occhiello” della sua esperienza da ministro.
Scrive ancora De Cicco: “il vicepremier leghista sperava di chiudere la pratica entro poche settimane, che insomma il Senato si limitasse a ratificare definitivamente quanto già licenziato da Montecitorio a fine marzo.
Invece gli azzurri si sono messi di traverso: nella commissione lavori pubblici di Palazzo Madama si sono presentati con 60 emendamenti che, di fatto, smonterebbero un pezzo importante della riforma salviniana. La mossa ha innervosito i colonnelli del Carroccio e dopo giorni di tensioni sottotraccia […] per provare a limitare i danni hanno organizzato pochi giorni fa, giovedì, un faccia a faccia tra Salvini e il capogruppo di FI in Senato, Maurizio Gasparri.
Pace fatta? In realtà si tratta ancora”. Forza Italia chiede correttivi su questioni come “l’obbligo di casco obbligatorio per tutti i passeggeri dei monopattini”, o di “rivedere le sanzioni per chi supera i limiti di 40 km orari”.
Nel duello Lega-Forza Italia si infila la Meloni a targhe alterne: una volta spalleggia il Carroccio, come ad esempio per la tassa sugli extraprofitti, per mandare un messaggio ai forzisti e ai Berlusconi. Un’altra, invece, si affianca a Tajani per rallentare la riforma dell’autonomia cara a Salvini. Una guerriglia permanente che verrebbe sfruttata da un’opposizione decente. Se ci fosse. Elly Schlein e Giuseppe Conte, Renzi e Calenda, Bonelli e Fratoianni sono ancora più divisi dell’armata “Branca-Meloni”.
(da Dagoreport)
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