L’UE SI PREPARA ALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE CONTRO IL GOVERNO ITALIANO: “NON SI COMPRA IL CONSENSO CON I SOLDI DEGLI ALTRI”
APPUNTAMENTO PER IL 21 NOVEMBRE, AUSTRIA E OLANDA I PRIMI A CHIEDERLA… E LO SPREAD VOLA A 310
La prima reazione ufficiale arriva via tweet.
Nel giorno in cui la Commissione europea riceve la risposta dell’Italia alla bocciatura del documento programmatico di bilancio avvenuta lo scorso 23 ottobre, il lettone Valdis Dombrovskis scrive in pochi caratteri tutta l’insoddisfazione europea per il comportamento di Roma.
La decisione del governo italiano di non modificare il piano di bilancio, dice il vicepresidente della Commissione responsabile per l’Euro, è “controproducente per l’economia italiana”. Non ci sono margini: l’Europa si prepara ad aprire una procedura di infrazione contro l’Italia per debito eccessivo.
“Già ora, in percentuale, gli interessi sul debito pubblico sono una volta e mezzo più alti di un anno fa”, continua Dombrovskis.
L’impatto “è evidente anche nella disponibilità di finanziamenti e nel costo del credito per l’economia reale, che sta iniziando a danneggiare gli investimenti”.
“Quando si è nella famiglia dell’eurozona, bisogna rispettare regole che noi stessi ci siamo dati”, dice l’altro vicepresidente della Commissione europea Andrus Ansip, responsabile del mercato digitale.
“Fare debito con i soldi dei contribuenti non è un’idea intelligente – aggiunge Ansip, ex premier dell’Estonia – In Italia c’è un governo intelligente e spero che saranno in grado di trovare buone soluzioni per l’Unione europea e anche per gli italiani. Sono stato il primo ministro dell’Estonia. Anche durante la crisi, abbiamo sempre seguito le regole del Patto di stabilità e crescita. Abbiamo deciso noi stessi queste regole. Se il livello del debito nel Paese è alto, la fiducia pubblica è bassa. C’è questo tipo di correlazione. I governi che pensano che sia possibile comprare il sostegno delle persone usando soldi a credito si sbagliano. Le persone non si possono comprare, si fidano molto di più dei governi responsabili”.
Dichiarazioni che sono l’anticamera di quello che succederà a partire dalla prossima settimana. Il 21 novembre la Commissione darà le opinioni sulle leggi di bilancio di tutti i paesi della zona euro. E probabilmente sarà quella l’occasione per annunciare la procedura contro l’Italia: formalmente verrà aperta a gennaio 2019. Potrebbe avere un costo di 60 miliardi l’anno, potrebbe raggiungere il livello massimo di un aggiustamento strutturale pari allo 0,5 per cento del pil.
Intanto lunedì 19 novembre è in programma anche una riunione straordinaria dell’Eurogruppo. All’ordine del giorno, la riforma dell’Unione Bancaria.
Ma qui a Strasburgo, dove è in corso la plenaria del Parlamento Europeo e dove ci sono anche i commissari europei come avviene ogni mese, tutti scommettono che l’appuntamento di lunedì diventerà un altro ‘processo’ all’Italia.
E’ prevista anche la presenza del ministro dell’Economia Giovanni Tria: facile immaginare che sarà esposto al fuoco di fila dei suoi omologhi degli altri paesi, tutti schierati col pollice verso su Roma. Vogliono che la Commissione agisca. E la Commissione ha gioco facile a mandare avanti loro contro l’Italia.
“Sono tutti arrabbiati contro Roma – ci dicono fonti alte del Ppe – Pensa cosa possono dire quei paesi come l’Irlanda, la Spagna, il Portogallo che hanno dovuto sopportare le cure europee sui conti pubblici, hanno dovuto stringere la cinghia? E pensa cosa può dire l’Olanda, che si impegna a ridurre un debito al 70 per cento invece di usare quei soldi per altre spese…”.
Settanta per cento è niente rispetto al debito italiano che ormai viaggia a 131,8 per cento del pil.
Non a caso, proprio il ministro delle Finanze olandese è il primo a sfogarsi contro Roma. Wopke Hoekstraha chiede alla Commissione europea di prendere “ulteriori provvedimenti” contro l’Italia e si dice “molto deluso dal fatto che l’Italia non modifichi il proprio bilancio.
Le finanze pubbliche dell’Italia – continua – non funzionano e i piani del governo italiano non portano a una crescita economica solida. Questo bilancio non rispetta gli accordi che abbiamo stipulato in Europa. Sono molto preoccupato al riguardo…”.
Preoccupazione è anche la parola più in voga nei commenti qui a Strasburgo.
Perchè l’Italia non è la Grecia e nemmeno la Spagna. Il fatto che sia Roma e non Atene a mostrare i muscoli contro Bruxelles, costringendola ad agire, semina anche timori, oltre a propositi di vendetta.
“Ne va delle fondamenta dell’Unione Europea, l’Italia è uno dei paesi fondatori”, ci dice una fonte ben consapevole dei rischi che si corrono. In quanto l’Ue in questo momento non è una costruzione forte con il caso italiano come unica palla al piede. “E’ minacciata da est e da ovest”, non fa che ripetere anche il presidente dell’Europarlamento
Antonio Tajani che da ieri ha lanciato appelli affinchè il governo di Roma cambiasse la manovra economica e non arrivasse ad uno scontro con la Commissione. Ora non può che concludere: “E’ una manovra sbagliata nei contenuti, perchè la procedura di infrazione è anche un brutto segnale per le banche e per chi vuole investire in Italia…”.
Colpire Roma per evitare che l’Ue faccia differenze tra figli e figliastri, per difendere insomma l’Unione: questa è anche una storia di orgoglio e realismo senza possibilità di scelta. Via obbligata.
Lo chiede anche il ministro delle Finanze di Vienna, il Popolare Hartmut Loeger: “Più che mai dobbiamo pretendere disciplina da Roma, non si tratta solo di una questione italiana, ma di una questione europea. L’Italia corre il rischio di scivolare verso uno scenario greco”, continua, dicendosi pronto ad appoggiare la procedura d’infrazione contro Roma. Eppure a Vienna il Ppe del giovane cancelliere Sebastian Kurz governa con l’Fpoe, il partito dell’ultradestra populista guidato da Heinz-Christian Strache, ‘amico’ di Salvini. Eppure…
A Strasburgo gli eurodeputati del M5s confidano in un aiuto da Berlino. Perchè qualche giorno fa, il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz ha riconosciuto che “nel programma (del governo italiano ndr.) ci sono parti che si possono comprendere. Un’assicurazione per i disoccupati, ad esempio, esiste in Germania, in Francia. E non è affatto inusuale per un paese sviluppato come l’Italia”.
Però lo stesso Scholz ha aggiunto che “chi ha alti debiti deve stare più attento di chi ha solide finanze statali”. E ieri proprio qui a Strasburgo Angela Merkel ha richiamato l’Italia alla “responsabilità ” sui conti, pur non citando esplicitamente Roma ma facendo un ragionamento sugli effetti delle decisioni dei singoli stati su tutta l’Ue.
E’ proprio questo il punto. Per questo il piano di Roma non convince gli europei.
C’è il lato tecnico, il fatto che i 18 miliardi provenienti dal piano di privatizzazioni inserito in corsa ieri nella lettera per Bruxelles “non incidono sul deficit strutturale e, se non riguardano gli immobili, nemmeno su quello nominale”, ci dice Roberto Gualtieri, presidente della Commissione economica del Parlamento europeo.
E poi c’è il lato politico: Roma non può farla franca perchè il resto dell’Unione non lo perdonerebbe, perchè l’Unione forse non reggerebbe. Ma anche se – come avverrà – non la farà franca, continua a impensierire i partner europei che si vedono proiettati ad un futuro con un alleato ‘zoppo’ nel Mediterraneo. Sempre che resti ‘alleato’.
(da “Huffingtonpost”)
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