M5S NELLA PALUDE ROMANA
DE VITO ARRESTATO, FRONGIA INDAGATO, LA RAGGI VACILLA… POLVERE SOTTO IL TAPPETO PER CONTENERE I DANNI… MA IN CONSIGLIO AUMENTANO I “NO STADIO”
È sera, e Francesco Silvestri sta fumando una sigaretta nel cortile di Montecitorio: “Tre o quattro giorni prima dell’arresto ho incontrato Marcello. Stavamo sulla terrazza del Campidoglio e parlavamo proprio di come bisognasse tenere la schiena dritta in contesti complicati come quelli nei quali ci troviamo”.
Marcello è De Vito, il presidente dell’Assemblea capitolina finito in manette mercoledì. E Silvestri è uno dei deputati romani più influenti nel Movimento 5 stelle, organizzatore di Italia 5 stelle, un filo diretto con Luigi Di Maio.
Nel primo pomeriggio sulla scrivania del leader si è frantumata come fosse un pavesino l’ennesima tegola: Daniele Frongia, assessore allo Sport e già vicesindaco all’ombra della lupa, è indagato per corruzione. Certo, nulla a che vedere con lo shock dell’arresto del collega.
Ma pur sempre un’altra botta in un quadro, quello romano, che ormai da troppo tempo sono spine senza rose per il Movimento.
Parte una girandola di telefonate, la situazione si ingarbuglia. Il timore è che la macchia si allarghi con effetti imprevedibili.
Da molto in alto dai 5 stelle si prova a capire la situazione, anche sondando la Procura.
In breve si capisce che Frongia non è indagato nel filone “Congiuntura astrale”, quello che ha portato De Vito in carcere, ma per il primo filone di indagine che ha coinvolto lo stadio della Roma, “Rinascimento”.
“Chi tocca lo stadio muore”, commenta a caldo un influente senatore. “A questo punto soltanto la magistratura può dirci se siamo giunti al fondo oppure no” dice il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra all’Huffpost.
Filtra che sulla posizione dell’assessore la richiesta di archiviazione è imminente, a sera lo spiegano in chiaro i suoi legali.
Di Maio spedisce Massimo Bugani per il secondo giorno di fila sotto il Marco Aurelio, vuole avere da una persona fidata il polso della situazione.
Anche oggi, come ieri, il filo diretto con Virginia Raggi è costante. Un pressing che porta alla decisione serale di Daniele Frongia di autosospendersi, come esponente M5s e come assessore.
In Campidoglio partono i veleni, e subito c’è chi ricorda di come proprio l’ex vicesindaco avesse presentato Massimiliano Romeo alla sindaca, e di come fosse uno dei “4 amici al bar” della famosa chat con il sindaco e Raffaele Marra resa celebre dalle cronache giudiziarie.
Il punto è sempre uno: che cosa succede se questa grossa palla di neve che sta rotolando giù dalle scale del Colle diventa una slavina?
Più d’uno fa notare sibillinamente come d’altra parte De Vito abbia avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione e nelle liste romane all’epoca delle elezioni politiche.
“Il vero problema è quello — spiega Silvestri, che su Frongia si dice tranquillo — se il cedimento di Marcello è più largo. Se riguarda solo lui non mi preoccupa”.
È uno dei pochi ad esporsi. Perchè la tattica è quella di stendere un cordone sanitario intorno al reprobo De Vito, e sperare nella damnatio memoriae. E parlare il meno possibile del caso dell’assessore indagato, che si spera si risolva in poco tempo.
Ma la situazione è tesa. In giornata si sparge la notizia che la Raggi sarebbe pronta al passo indietro. “Una follia”, dicono dalla war room di Di Maio. “Smentiamo totalmente”, lasciano filtrare dall’ufficio del sindaco.
L’antica tecnica della polvere sotto il tappeto mira a mettere il silenziatore a una vicenda dura ma al momento circoscritta, confidando che sia avvenuta troppo lontano dalle europee per avere ripercussioni sulle urne.
“Non abbiamo motivo per togliere la fiducia politica a Virginia”, dice il ministro Riccardo Fraccaro a Otto e mezzo su La7. Perchè il grande tema è se prima o poi uno dei tentacoli della piovra che sembra essere diventato lo stadio afferrerà la giacca della pasionaria 5 stelle: “Ma se venisse indagata lei vorrebbe dire che noi non ci abbiamo capito nulla”, spiega chi conosce bene le dinamiche capitoline.
Rimane il problema politico dello stadio. Sul quale tutto il Governo ha dichiarato di voler andare avanti.
Primo fra tutti Luigi Di Maio, che lo ha ribadito anche alla Raggi. Ma la crepa aperta dall’affaire De Vito ancora non è chiaro quanto potrebbe allargarsi.
E una fonte di primo piano del Campidoglio spiega che sarebbe un numero contenuto tra i 5 e i 7 consiglieri quelli nei quali si sarebbe rinsaldata la contrarietà al progetto: “Con questi numeri balliamo”, spiegano le stessa fonte.
Silvestri, che nel pomeriggio ha salito lo scalone per andare a capire la situazione, spiega che “è questo il motivo per cui non abbiamo voluto le Olimpiadi”.
Ma sullo stadio è netto: “Se qualcuno vuole sfruttare la gravissima e dolorosa vicenda di Marcello per un uso politico, secondo me prende un grosso abbaglio. Se dalle carte non emerge nulla che dica il contrario, il progetto deve andare avanti”.
Un’altra grana all’orizzonte.
(da “Huffingtonmpost”)
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