RAFFICA DI ESPULSIONI PER REPRIMERE IL DISSENSO, M5S VEDE LA SCISSIONE E STASERA SI REPLICA ALLA CAMERA
“SIAMO RIDOTTI A UN PARTITO CHE ESPELLE IL PRESIDENTE DELL’ANTIMAFIA E VA AL GOVERNO CON BERLUSCONI”
“Questa è un’intimidazione bella e buona, come quella che avviene regolarmente in ambienti che poco c’entrano, o dovrebbero c’entrare con la politica”.
Lotta Nicola Morra, contro la sua espulsione e quella di un’altra ventina di colleghi: “Nessuno mi ha detto nulla, io fino a prova contraria sono e mi sento del Movimento”. Lotta contro una gestione che gli è piaciuta assai poco: “Crimi? No che non ci siamo sentiti, figurati”. La pentola a pressione del Movimento 5 stelle rischia di saltare. I governisti fanno spallucce per nascondere la grande preoccupazione, i dissidenti cercano di organizzarsi.
“È un macello”, sintetizza con una certa efficacia nella sintesi Angelo Tofalo, che poi scappa a pranzo con alcuni colleghi. In un corridoio della Camera ecco Andrea Vallascas. L’espulsione dei senatori non lo ha scalfito: “Confermo il mio no”. Passa Luca Carabetta, collega per il sì, prova a sdrammatizzare: “Dai Andrea, hai ancora qualche ora per pensarci”.
I primi contatti tra Camera e Senato ci sono già stati. L’obiettivo è quello di non disperdersi in mille rivoli come spesso accaduto nella storia dei 5 stelle, “perchè se no sarebbero delle espulsioni, non una scissione”, commenta uno degli interessati.
Due gruppi per fare opposizione a Mario Draghi a partire da quei valori 5 stelle che si sentono traditi, un modo gentile per raccontare di una dichiarazione di guerra vera e propria a quel Movimento trasfiguratosi non appena apparso all’orizzonte l’ex governatore della Bce.
Al Senato i numeri ci sono, il problema del simbolo potrebbe risolverlo Elio Lannutti, mettendo a disposizione il simbolo dell’Italia dei valori, presentatasi nel 2018 alle elezioni nella lista Civica popolare di Beatrice Lorenzin, alla Camera i venti necessari alla formazione del gruppo non sono un problema, tra gli espulsi già messi in conto e i colleghi che già stazionano nel Misto. “Non forziamo i tempi, ma è certo che siamo determinati a creare un’opposizione a questo governo”, ammette il ribelle Pino Cabras”.
La scelta di Vito Crimi di espulsioni immediate, la calibrazione di parole considerate “violente”, ha rappresentato un vero e proprio terremoto, oltre che un travaglio umano per tanti.
A partire da Morra, il quale, raccontano, non si aspettava assolutamente una decisione del genere, che lo ha lasciato spiazzato e amareggiato. Lannutti ha annunciato ricorso, ma politicamente i margini per comporre la frattura sembrano nulli. Dice un senatore M5s che ha ingoiato la pillola draghiana: “Siamo ridotti a questi, un partito che espelle il presidente dell’Antimafia e va al governo con Silvio Berlusconi”.
Crimi piomba alla Camera, si infila in una girandola di riunioni, prova con esiti non confortanti a sedare il dissenso. Barbara Lezzi, una degli espulsi, prova a candidarsi al Direttorio di prossima votazione, il capo politico reggente la ferma subito: espulsione dal gruppo e espulsione dal Movimento. Anzi, in mattinata inasprisce la sua posizione: fuori anche gli assenti non giustificati. E’ successo che da Montecitorio è stato bombardato di telefonate: “Vito, se non espelli anche gli assenti qui mancheranno cinquanta persone al momento del voto”. Ecco il giro di vite, ecco l’intimidazione di cui parla Morra.
La verità è che la costituzione dei due gruppi preoccupa molto il Movimento 5 stelle. Non tanto per una futura prospettiva di competizione politica, quanto piuttosto perchè per la prima volta verrebbe bersagliato da un movimentismo più movimentista dei movimentisti col bollino d’autenticità .
E’ la prima scissione, la prima vera scissione dopo dieci anni costellati di addii alla spicciolata. E una scissione che si potrebbe organizzare intorno a una frattura tutt’altro che “politichese”, ma che fa parte del cuore vivo dell’elettorato grillino.
Beppe Grillo benedice i draghiani con un post sul blog: “Oggi, alle 21:55 la sonda Perseverance atterrerà su Marte. Alla stessa ora, la Perseveranza atterrerà su un altro Pianeta. La Terra. Più precisamente alla Camera dei deputati. I grillini non sono più marziani. I Grillini non sono più marziani”. Che fossero atterrati su quella terra che è stata paradigma negativo per un paio di lustri lo si era d’altronde capito. Quel che pensa Davide Casaleggio è tutt’altro discorso.
“Ormai Davide qui dentro non può mettere piede, non lo sopporta nessuno” spiega un parlamentare di lungo corso. Il sospetto è che il figlio del fondatore stia lavorando in direzione ostinata e contraria a quella intrapresa dal Movimento. E che potrebbe prendere il pallone (Rousseau) e portarselo via, magari per dare una mano agli scissionisti.
Lo scontro con Crimi è ormai quotidiano, ieri quasi comico. Dopo le votazioni sul nuovo statuto che prevede una segreteria collegiale, l’imprenditore ha dichiarato esaurita la funzione del reggente, che è dovuto correre a dire che no, non è così, che bisogna aspettare che si votino i nuovi fantastici cinque.
Andrea Colletti ci va con i piedi di piombo: “Casaleggio rappresenta un potere all’interno del Movimento. Un potere che è solo formalmente autonomo, ma che viene riconosciuto se è all’interno del M5s. Non mi aspettavo nulla di diverso da quello che ha detto, ma sempre attento a mantenere integro il Movimento, perchè lui ne detiene le chiavi”. Un membro del precedente esecutivo non esclude la possibilità che si vada in quella direzione: “Mi sembrerebbe del tutto normale, noi troveremo le modalità di consultare la base. Non è certo, ma è una possibilità ”.
Alessandro Di Battista continua a coltivare contatti con molti dei suoi ex colleghi. “Negli ultimi giorni non lo abbiamo sentito, ma lo leggiamo sempre”, dice Cabras, confermando che è quello del deputato romano il volto che potrebbe incarnare la scissione. Chi lo conosce racconta che Di Battista non si tirerà indietro nel mostrare simpatia verso i ribelli: “Ma da qui a diventarne il leader ce ne passa di acqua sotto i ponti”. E’ una speranza, più che una previsione. Quella che, passato qualche mese lontani, possano tornare a incrociarsi le strade di Di Battista e del Movimento. O di quel che ne sarà rimasto.
(da “Huffingtonpost”)
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