MAFIA CAPITALE, INDAGATO IL SOTTOSEGRETARIO CASTIGLIONE, RENZI FA IL GARANTISTA MA E’ FURIOSO
IL BRACCIO DESTRO DI ALFANO RITENUTO “INDIFENDIBILE”… POTREBBE LASCIARE ENTRO 48 ORE, MA PER ALFANO SAREBBE PERDERE IL CONTROLLO DELLA SICILIA
Il ministero dell’Interno si trasforma in una trincea di resistenza per Angelino Alfano. A metà pomeriggio da Palazzo Chigi è partito un tentativo di moral suasion per ottenere un passo indietro da Giuseppe Castiglione, diventato nell’immaginario collettivo già “l’impresentabile” sul business dell’immigrazione.
Per Renzi Castiglione è “indifendibile”. Il caso è “politicamente imbarazzante”.
Però Angelino resiste: “Castiglione non si tocca”.
E a fine giornata da Palazzo Chigi trapela: “la linea è garantista, aspettiamo di vedere quello che succede”.
Ecco: da un lato Angelino Alfano. Dall’altra Renzi. Come sul caso Lupi.
La differenza, fanno notare dentro Ncd, è che Castiglione non è uno qualunque.
È il braccio destro di Alfano, colui che nelle zone dove prolifera il business dell’accoglienza rastrella un consenso del 40 per cento per Ncd.
Per un partitino come quello di Alfano, dicono i ben informati, Castiglione e suo suocero, l’ex parlamentare Firrarello, altro rastrellatore di voti, sono figure vitali.
Gli portano l’uno per cento di voti su scala nazionale grazie ai voti in quelle zone.
Per questo, per tutta la giornata i senatori siciliani di Ncd, il grosso della pattuglia, si è attaccata a telefono: “Angelino, Castiglione non si tocca, va difeso”.
Non si contano le dichiarazioni di Schifani sul “polverone mediatico” attorno al sottosegretario.
Il panico però c’è. Perchè, dicono a microfoni spenti quelli che hanno parlato con Alfano, “Castiglione è un punto di attacco che rende vulnerabile Angelino”.
E già prevedono un “sacrificio”, magari non subito, magari tra 48 ore, per salvare la ditta. Anche perchè l’assedio è partito.
Con Sel che ha già annunciato una mozione parlamentare “di censura” al sottosegretario.
Pure i Cinque Stelle stanno valutando una mozione di sfiducia. E l’imbarazzo dentro il Pd è tangibile. Gianni Cuperlo, ospite dell’Aria che tira, ci va giù duro. “La posizione di Castiglione è insostenibile. Penso che sia una conseguenza abbastanza logica che rimetta le sue deleghe e il suo mandato”.
Pure Civati è pronto a dare fuoco alle polveri: “Renzi — dice – non si può voltare dall’altra parte. La vicenda di Cara Mineo è grave e già arrivare dopo la magistratura è stato un errore della politica e del governo. Ora che cosa si deve su Castiglione? Mi auguro che si dimetta immediatamente”.
Per ora i fedelissimi del ministro dell’Interno lasciano trapelare la linea del momento: Castiglione sarà difeso fino alla morte.
Ma, al tempo stesso, si capisce che c’è un problema che riguarda lo stesso Alfano: “Avrà la forza di difenderlo?” è la domanda che aleggia.
Perchè davvero mai il ministro è stato in una posizione così difficile. Il titolare del Viminale, responsabile della sicurezza nazionale, colui che col prefetto dovrà gestire l’eventuale scioglimento di Roma, si ritrova indagato tutto il suo “cerchio magico”, tutto siciliano.
Simona Vicari, sottosegretaria allo Sviluppo Economico, è indagata, come rivelò il Fatto, per concorso in falso dal momento che avrebbe fatto favori all’ex presidente della Regione Sicilia, Totò Cuffaro, in carcere.
Indagato per corruzione Francesco Cascio, ex presidente dell’Ars e oggi segretario regionale del partito di Alfano.
Indagato Castiglione nell’ambito di quella che dentro Ncd viene vissuta come “la madre di tutte le inchieste”.
Nelle carte proprio attorno Castiglione si configura un intreccio stretto tra Ncd e il “sistema Odevaine”.
È stato proprio Castiglione, quando era presidente delle province italiane (Upi), a nominare Odevaine come esperto al Tavolo di coordinamento nazionale per l’emergenza Nord Africa 2011 aperto presso il ministero dell’Interno.
Fu sempre Castiglione a nominarlo consulente del centro di accoglienza di Cara Mineo. E Castiglione è indagato per turbativa d’asta e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, in quanto soggetto attuatore per la gestione del Cara di Mineo.
E adesso Alfano rischia di uscire azzoppato davvero dalla vicenda. Con le opposizioni che già gli chiedono di riferire in Aula.
Chi lo conosce dice: “Rispetto al caso Lupi dove ci fu una frizione, con Castiglione non è immaginabile. Castiglione e Alfano sono una cosa sola. Giuseppe sarà costretto a lasciare perchè altrimenti il bersaglio diventa Alfano, ma la mossa sarà concordata”. 48 ore. Per Renzi di più non si può andare avanti.
E dentro Ncd in parecchi scommettono che Castiglione, prima della direzione del Pd, avrà già mollato.
(da “Huffingtonpost”)
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