MAI ROTTAMATI: DOVE VAI ITALIA CON LABOCCETTA?
IL PROTOTIPO DELL’ITALIA CHE NON CAMBIERA’ MAI
Laboccetta. Che parola perfetta, che suono tondo. E invece è un nome proprio.
Leggi le intercettazioni dell’ennesima inchiesta napoletana sugli appalti e te lo ritrovi davanti (con Francesco Simone di Cpl Concordia): Amedeo Laboccetta — stavolta non indagato — nominato dalla Regione Campania presidente della Gori (Gestione Ottimale delle Risorse Idriche, che già con quell’aggettivo, ottimale, ti fa sorridere), accanto a Ranieri Mamalchi già capo segreteria di Gianni Alemanno.
Subito ti ritorna in mente la canzone di Battisti: ancora tu, ma non dovevamo vederci più.
Già , Laboccetta merita più di quel tanto che ha già avuto. Dovrebbe diventare davvero una definizione, un tipo umano, il prototipo dell’Italia che non cambierà mai.
Basta leggere il suo curriculum: una gioventù nella destra campana, nel Fuan, fedelissimo di Gianfranco Fini.
Poi, quando le fortune del capo declinano, eccolo al fianco di Silvio Berlusconi.
Una vita tra banchi e poltrone di consigli comunali, Parlamento e società . Tanto potente quanto capace di passare inosservato, se non fosse per quel cognome che te lo fa saltare all’occhio e somiglia al suo tipo fisico, umano, un po’ rotondo, con la testa pelata come una boccia.
Laboccetta è soprattutto l’amico dei signori dei giochi, delle slot machine.
Quelli che mangiano miliardi ai cittadini e fanno dello Stato un biscazziere.
Quelli cui la procura della Corte dei Conti aveva chiesto 98 miliardi per ottenere poi qualche centinaio di milioni.
Laboccetta fedele alla famiglia Corallo: quando la Finanza irrompe negli uffici romani di Francesco Corallo — a lungo latitante — per l’indagine sui finanziamenti della Banca Popolare di Milano alla Atlantis/Bp Plus gioco legale, ecco spuntare chissà come il nostro eroe che sventolando un tesserino parlamentare si porta via un computer sostenendo sia suo.
Si eviterà le rogne giudiziarie, tempo dopo, restituendo il pc, con qualche file cancellato.
Oggi lo ritroviamo ai vertici della Gori, nominato dalla Regione. Inossidabile.
E allora capisci perchè l’Italia non cambierà mai.
Sembra quasi inutile prendersela con Berlusconi, Renzi. Loro, alla fine, passano. I Laboccetta restano.
Ma non guardiamo male solo lui, il povero Amedeo. A lui tocca l’ingrato compito di essere un simbolo.
Di quel sottobosco invisibile e inestirpabile che prospera alla base dei grandi alberi e detiene il vero potere.
Quel sottobosco che cresce a destra e sinistra, basti pensare a figure come Roberto De Santis, imprenditore che frequenta Tarantini e D’Alema.
Macchè cambiamento, se la Regione Campania preferisce Laboccetta con il suo diploma di perito alle migliaia di giovani con curricula straordinari.
Ma un premio, dopo tante poltrone, Laboccetta se lo merita.
Approdare sul vocabolario. L’Italia dei Laboccetta.
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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