MANGANELLI & CENSURA: MEZZA ITALIA HA PAURA
MOSSE LIBERTICIDE DI MELONI & C: IL 48% DEGLI ITALIANI (TRA CUI ELETTORI DI FDI) HA TIMORE DI VIOLENZE PER I RISCHI DI UNA DERIVA AUTORITARIA
Giorgia Meloni fa paura, ha una tendenza alla censura e a comprimere il dissenso, sia di idee che di piazza. La maggioranza degli italiani si ritrova su questi giudizi anche se sul rischio di una deriva autoritaria si divide a metà.
È quanto emerge dal sondaggio commissionato della società Cluster17
Che con il governo Meloni si siano “moltiplicati i casi di divieto di manifestazioni, il ricorso all’uso violento della polizia e i tentativi di censurare il libero pensiero” lo pensa il 48% contro il 34.
È la domanda su cui si registra la più alta percentuale di neutrali, il 18%. Suddivisi per orientamento politico, la stragrande maggioranza dei sì viene dalla sinistra, dal Pd e dal M5S, ma anche da Azione, con il 52% favorevole al quesito. E si registra anche un 13% di elettori di Fratelli d’Italia e un 10% di leghisti.
Il campione, in particolare, ritiene al 50% contro il 36% che censurare e reprimere il dissenso sia “una caratteristica sostanziale del governo Meloni”, affermazione che riscuote il consenso dell’86% degli elettori di Azione (oltre al 92% del M5S e all’97 del Pd) e che viene condivisa soprattutto dagli over 65 anni ma anche dalla fascia di età 25-34 (56%) e dai pensionati (69%), dalle professioni intellettuali (63%).
L’orientamento si conferma alla domanda se il governo Meloni “rappresenti un pericolo per le nostre libertà pubbliche” dove però Azione aderisce meno (43% di sì e 57% di no) e in cui a guidare i favorevoli sono sempre i pensionati e la fascia dei 25-34 anni.
La maggioranza degli intervistati ha però “paura di vedere la libertà di espressione diminuire nei prossimi mesi”, il 55% contro il 45%.
Qui il centrosinistra è abbastanza compatto passando dal 100% dell’Alleanza Verde e Sinistra al 73% di Azione. Ma sorprende il 44% di elettori leghisti che condividono questo timore che invece non è supportato dalle professioni intellettuali (77% di no), mentre lo sostiene il 63% delle professioni intermedie oltre ai soliti pensionati.
Campione diviso, invece, sul “rischio di un’evoluzione autoritaria in Italia”: 47 contro 47. Anche nel Pd si registra una percentuale leggermente minore, 78%, Azione si ferma al 32% e solo gli over 65 e i pensionati confermano le percentuali già registrate sugli altri quesiti.
La sensibilità al rischio di censura cresce moltissimo quando si passa alle vicende che hanno coinvolto gli artisti. La maggioranza secondo cui il “caso Ghali” a Sanremo “mette in luce un tentativo di controllo rigoroso del governo sulla Rai” è netta: 55% contro il 32% in disaccordo e il 13% di neutrali.
Avvertono il pericolo anche il 30% di leghisti e il 20% di Forza Italia, poi ancora la fascia dei 25-34 anni, i pensionati, le professioni intellettuali. Meno gli operai (38%) e gli impiegati (45%).
Il lato artistico si conferma importante visto che il 54% contro il 40% dice di sostenere “le denunce degli artisti per contrastare i rischi di un regime legati al controllo dell’informazione” compreso un 21% di leghisti. La maggioranza degli intervistati ritiene quindi che le opposizioni parlamentari “devono mobilitarsi” contro il rischio di una deriva autoritaria: alte percentuali tra Avs, Pd e M5S, più bassa (45%) in Azione mentre il 56% del campione ritiene che le opposizioni finora non abbiano fatto “abbastanza nell’impegno per la difesa delle libertà”: percentuali tra l’80 e il 90% nel centrosinistra, compresa Azione, ma si registra anche un 47% di consenso leghista.
(da Il Fatto Quotidiano)
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