MANI CHE CERCANO UN APPIGLIO, CORPI IN ACQUA: LE IMMAGINI REGISTRATE DAI SOCCORRITORI DI MARE JONIO SBUGIARDANO I CRIMINALI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA
LO SCONCIO DEL GOVERNO ITALIANO CHE HA DISPOSTO IL FERMO AMMINISTRATIVO DELLA NAVE DEI SOCCORRITORI INVECE CHE INCRIMINARE I DELINQUENTI A CUI REGALIAMO MOTOVEDETTE
Mani che cercano un appiglio, corpi in acqua, le urla disperate dei naufraghi. E poi libici che arrivano, sollevano onde alte che nascondono chi è in acqua alla vista, minacciano, intimano di andare via, che se la vedranno loro, nonostante non avessero neanche uno straccio di galleggiante a bordo, mentre in mare annaspavano decine di persone.
Le immagini registrate dalla go-pro di uno dei soccorritori di Mare Jonio, sono un racconto fedele, drammatico, senza filtri le fasi concitate del salvataggio avvenuto nel corso dell’ultima missione. Quella che alla nave di Mediterranea è costata l’ennesimo fermo per venti giorni, quella che ha rischiato di finire in tragedia fra gli spari arrivati dalla Fezzan e le troppe persone finite in acqua per il terrore di essere riportate indietro.
Un corpo pesa, tirarlo fuori dal mare non è facile, con il rhib che si muove, le onde che lo nascondono. Ma quando sono tanti i naufraghi in acqua non c’è neanche tempo per sentire la fatica, c’è solo la fretta di localizzarli. “Vanessa, dimmi se dal ponte vedete qualcuno oltre ai due che vediamo qui davanti”, si sente comunicare dal rhib, che via radio contatta il medico di bordo in quel momento impegnata a monitorare la situazione. Nel frattempo sono gli stessi naufraghi già soccorsi a dare una mano, indicare una testa che appare fra le onde, qualcuno che si sbraccia. “Non hanno giubbotti di salvataggio, fate presto”.
È in questo momento che arriva il tender, il gommoncino di scorta, calato dalla motovedetta libica Fezzan.
A bordo ci sono due uomini, nessun galleggiante, zero giubbotti, ma intimano al rhib di Mare Jonio di andare via. Per le norme del soccorso in mare non potrebbero. Chi per prima arriva sulla scena ha il coordinamento.
Ma a loro non importa, arrivano a tutta velocità, non si curano delle onde che sollevano e mettono ancor più in difficoltà chi annaspa in acqua, si limitano a urlare, minacciare.
Dal rhib chiedono rinforzi alla nave madre. C’è troppa gente in acqua, la presenza della Guardia costiera libica rende tutto più difficile, crea panico. È uno dei peggiori nemici in mare.
Da Mare Jonio scende l’altra lancia di soccorso, si preparano tutti i dispositivi di salvataggio che la nave ha a disposizione, inclusa la barca regalata un anno fa da Ghali.
Alla fine, a bordo del rimorchiatore di Mediterranea verranno portate in salvo 56 persone. E per questo meno di ventiquattro ore dopo la nave verrà fermata. Per i libici, sarebbe stata Mare Jonio a creare una situazione di pericolo e ostacolare la Guardia costiera di Tripoli. Una versione contestata da comandante ed equipaggio e smentita dai video messi a disposizione, ma che le autorità italiane hanno preso per buona.
(da La Repubblica)
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