MANIFESTO LEGHISTA ANTI-FINI AD ALZANO: DENUNCIATI PER VILIPENDIO
MA I LEGHISTI PIU’ CHE QUELLO DI NON FAR ENTRARE QUALCUNO, AVREBBERO AVUTO IL PROBLEMA DI USCIRE, SE NON CI FOSSE STATO L’ESERCITO ITALIANO A PROTEGGERLI… “IO QUI NON POSSO ENTRARE” RECITAVA IL PATETICO MANIFESTO
Durante la festa della Lega Nord ad Alzano Lombardo, la Bèrghem Fest, che si sta svolgendo in questi giorni, sono stati affissi sulle pareti manifesti rappresentanti il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un cerchio rosso sbarrato con una riga rossa raffigurante in modo chiaro ed inequivocabile il divieto del Presidente Fini a mettere piedi a nord di Roma.
La padagna del magna magna infatti si sarebbe estesa quindi fino a sud della toscana, frutto sicuramente di qualche aggiornamento della ricerca storica alcolica.
“La campagna dell’odio continua in modo perentorio, la distruzione del presunto o fantomatico avversario continua in modo sistematico, la delegittimazione dell’istituzione pubblica non si è lasciata disattendere anche in questa occasione di festa politica”, sottolinea il responsabile bergamasco di Generazione Italia, Fabio Belotti.
Il quale aggiunge: che “perseguendo questo becero sistema si fomenta una folla già consolidata e si allontana dalla politica chi è stanco di liti e litigi andando di fatto ad aumentare il partito degli astenuti”.
Una denuncia per vilipendio delle istituzioni verrà depositata presso la Procura della Repubblica di Bergamo nei prossimi giorni da parte del coordinatore Provinciale Generazione Italia Bergamo.
Al di là della vicenda giudiziaria, ci pare interessante sottolineare tre cose.
In primo luogo che l’affissione di un manifesto in numerose copie che invita esplicitamente ad impedire la libera circolazione della terza carica dello Stato in metà del Paese, è stato permesso nel contesto della festa di un partito che si era lamentato fino a ieri del mancato invito alla Festa dei Democratici del governatore Cota.
Grande coerenza insomma.
In secondo luogo che il manifesto non è stato fatto rimuovere e censurato, nonostante fosse ben visibile, dal ministro degli interni Maroni, ivi presente, che solitamente dovrebbe far applicare le leggi dello Stato italiano.
E neanche dai ministri leghisti Tremonti e Calderoli.
In terzo luogo, in considerazione della contestazione che era in atto da parte della tifoseria anti-tessera del tifoso, i leghisti presenti più che il problema di non far entrare Fini o chi per esso, erano sicuramente più preoccupati di come sarebbero riusciti a uscire incolumi dal recinto della festa, se non avessero goduto della protezione di un esercito di agenti e carabinieri dello Stato italiano.
Nonostante due ministri presenti, Tremonti e Maroni, abbiano tagliato di 3 miliardi i fondi per la sicurezza e non paghino loro neanche gli straordinari.
In base a questo principio del “non posso entrare” sarebbe auspicabile che si rinunci per coerenza anche alla protezione sia della manifestazione che della scorta personale, visto che non si vogliono trovare i quattrini per pagare gli straordinari agli agenti.
Così la prossima volta si potrà verificare se chi “non vuol far entrare” è in grado almeno di uscire da solo.
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