MARINO AI PM: “FALSE LE FIRME SOTTO GLI SCONTRINI, ERO ALL’ESTERO”
IL LEGALE CONTRATTACCA: “NON HA MAI CHIESTO LA CARTA DI CREDITO, NE’ L’AUMENTO DEL PLAFOND”
“Le firme sui giustificativi delle spese sono false e alcune sono state fatte mentre ero all’estero”.
Il sindaco dimissionario di Roma Ignazio Marino è stato sentito dalla Procura come persona informata sui fatti in merito al fascicolo sui pagamenti “sospetti” che ha sostenuto con la carta di credito del Comune.
Il medico si è presentato spontaneamente dai pm per dare la sua versione a proposito degli scontrini e delle spese di rappresentanza fatte con la carta di credito del Campidoglio: quattro ore di colloquio durante le quali ha negato le accuse e consegnato documenti al procuratore aggiunto Francesco Caporale e al pm Roberto Felici.
L’indagine è stata aperta dopo gli esposti presentati da Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle. “Il sindaco non ha mai richiesto la carta di credito, che gli è stata invece attribuita dagli uffici”, ha detto l’avvocato Enzo Musco.
Il sindaco, dopo lo scandalo sui rimborsi, ha presentato ufficialmente le dimissioni il 12 ottobre scorso e resterà in carica fino al 2 novembre.
“Quanto ai giustificativi dei cosiddetti scontrini — si legge in una nota — il sindaco Marino ha dichiarato che tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce non sono autentiche, come può facilmente rivelarsi ad occhio nudo”.
Il primo cittadino ha poi ribadito “di non avere mai fatto uso di denaro pubblico se non per i fini istituzionali consentiti ed anzi di avere donato al Comune di Roma, per tutto l’anno 2014, il 10 per cento della propria indennità di sindaco” e ha poi rivendicato “il merito di essere riuscito a ottenere donazioni private per oltre 10 milioni di euro e di avere intrapreso opere importantissime per l’immagine della città come, a titolo esemplificativo, la riedificazione delle colonne del Foro di Traiano“.
Il penalista, che ha ribadito il fatto che Marino non è indagato, ha aggiunto che “nella quasi totalità dei casi i giustificativi alle spese ricollegano la causale della cena alla tipologia dell’ultimo appuntamento della giornata programmato nell’agenda del sindaco”.
Ciò “è certamente dipeso dal fatto — ha proseguito — conosciuto solo adesso, che la ricostruzione delle causali delle cene è avvenuta a distanza di molto tempo da parte degli uffici del Comune i quali, non ricordando la vera finalità istituzionale della cena ne hanno evidentemente indicato una compatibile con un ultimo appuntamento in agenda”.
Musco ha aggiunto che l’agenda “non è quella cartacea ma in formato elettronico” ed “era a disposizione e consultabile da moltissimi uffici del Comune per un totale di circa 50 o 60 persone”.
Riferendo ancora sui giustificativi il penalista ha precisato che “recano quale data dell’apparente sottoscrizione del sindaco lo stesso giorno dell’evento il che è chiaramente impossibile perchè implicherebbe che il sindaco, terminata la cena, sia rientrato in Campidoglio a sottoscrivere il giustificativo”.
La lente dei magistrati è puntata soprattutto sulle cene che Marino — smentito da alcuni ristoratori — ha indicato come “istituzionali”.
In tutto sono sette gli scontrini che il primo cittadino deve giustificare.
Tra 24 ore Marino si presenterà in tribunale per l’inizio del primo processo a Mafia Capitale. In mattinata è fissata l’udienza del procedimento con rito abbreviato in cui sono imputati, tra gli altri, Giovanni Fiscon, ex direttore generale di Ama, l’azienda dei rifiuti.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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