DELRIO E IL FRONTE ANTI-VERDINI FANNO INNERVOSIRE RENZI
L’ATTACCO DEL MINISTRO CONTRO DENIS NON E’ PIACIUTA AL PREMIER: “QUALE PD COSTRUIAMO?”
Proprio alla vigilia della presentazione della legge di stabilità , in quel budello di numeri risicati per la maggioranza che è il Senato, c’è una falla nella barca renziana.
E a Matteo Renzi non piace per niente.
I suoi lo raccontano infastidito dalle osservazioni a dir poco critiche del ministro Graziano Delrio sugli ‘avvicinamenti’ di Denis Verdini alla maggioranza di governo. E’ la rottura formale con un’area, quella di Delrio, che mai si è fusa veramente con il giglio magico del premier, Luca Lotti e Maria Elena Boschi, per citare dei nomi.
Quali conseguenze avrà sul Pd e sulla maggioranza di governo, è presto per dirlo.
Di certo, per ora, la mossa di Delrio ha degli effetti sulla minoranza Dem, che guarda speranzosa al ministro in vista della prossima battaglia parlamentare sulla legge di stabilità .
I bersaniani insomma non si sentono più soli e pensano di avere in mano — forse — una possibilità di uscire dall’angoletto dei ‘gufi’ in cui Renzi finora è riuscito a relegarli, visto che oltre a Delrio, anche il Guardasigilli Andrea Orlando critica la distanza pericolosa che separa il Pd da Denis Verdini.
Ma al di là degli effetti sulla minoranza Dem, il gesto di Delrio per ora viene vissuto con fastidio da Renzi. Che su Verdini al momento non ha come controbattere, in quanto ancora non sa se i suoi voti saranno indispensabili al Senato per mandare avanti la legge di stabilità , visti i mal di pancia nel Pd e le spaccature dentro Ncd.
E’ per questo che, come prima contromossa, dalla cerchia del premier parte subito un’artiglieria pesante contro Delrio.
In Senato raccontano di quando, prima dell’estate, la minoranza Pd andava vagheggiando di Delrio come premier alternativo a Renzi, in caso di crisi di governo sulle riforme costituzionali.
E ancora più pesanti: lasciano girare le voci secondo cui Delrio si sarebbe addirittura proposto a Sergio Mattarella quale capo del governo al posto di Renzi in caso di crisi. Cosa che Mattarella avrebbe riferito a Renzi. Veleni. Che lo staff di Delrio naturalmente respinge al mittente come autentiche malignità .
Ma il veleno segnala che la falla c’è. E che le riunioni dell’area di Delrio nel febbraio scorso, pur stroncate da Renzi, hanno ancora dei loro ‘perchè’.
Sostanzialmente, il ministro — stasera ospite di Lilli Gruber a ‘Otto e mezzo’ — sta provando a portare avanti un ragionamento che incrocia gli interrogativi della base di riferimento del Pd, spiegano dalla sua cerchia.
E cioè, va bene che Verdini e i suoi senatori del gruppo ‘A-La’ abbiano votato le riforme costituzionali. Del resto, in questo caso, è il resto di Forza Italia che ha cambiato idea.
Fin qui dunque le spiegazioni di Renzi reggono.
Ma se Verdini diventa appoggio esterno più o meno stabile al governo o peggio se entra in maggioranza, mission e identità del Pd renziano risultano traditi: e allora non ci siamo.
Spiega il delriano Matteo Richetti in un’intervista a Repubblica: “Bisogna distinguere la necessità di una legislatura che nasce senza vincitori e il profilo del Partito Democratico che Renzi vuole mettere in campo. Con gli alleati di governo, compreso Ncd, stiamo rispondendo all’esigenza delle riforme. Come progetto democratico però dobbiamo essere totalmente autentici al berlusconismo. L’ossessione per la legalità , la rottura di ogni furbizia sono incompatibili con la presenza di Verdini e di altri nello stesso soggetto politico…”.
Sulla soglia dei pagamenti in contanti a 3mila euro, inserita nella legge di stabilità , anche Delrio ha espresso delle perplessità in consiglio dei ministri.
Insieme al Guardasigilli Andrea Orlando e al ministro per i Beni culturali Dario Franceschini.
Sulla questione Verdini, il ministro delle Infrastrutture, ancora insieme a Orlando, lancia di fatto un campanello d’allarme, rivolto alle prossime amministrative.
Della serie: a quell’appuntamento, il Pd non può presentarsi con il fardello di Verdini sulle spalle. Tanto più che la sfida sarà con il Movimento 5 stelle.
Ma a Palazzo Chigi il tutto viene percepito come una pugnalata.
Non alle spalle, nel senso che non arriva del tutto a sorpresa, ma una pugnalata.
Del resto, da quando Renzi è al governo, quella di Delrio è la prima critica diretta sull’operato del premier che arrivi dalla stessa cerchia renziana, sebbene intesa come più larga del giglio magico.
Arriva dal ministero delle Infrastrutture e non da Palazzo Chigi, dove Delrio aveva il suo ufficio da sottosegretario fino allo scorso aprile. Fino a quando cioè Renzi decise di trasferirlo al dicastero vacante dopo le dimissioni di Maurizio Lupi, in quella che fu raccontata come una separazione consensuale dei due.
Finora Delrio si era occupato solo del compito assegnato: Infrastrutture.
Con l’affondo su Verdini entra in territorio politico. Ma chissà che sotto non ci siano anche diversità di vedute su grandi opere come il Ponte sullo Stretto di Messina. Delrio è convinto che il progetto “non sia una priorità ”, manca ancora “l’alta velocità in Calabria…”, ha detto la scorsa settimana a Ballarò.
Renzi invece sul tema non si è mai pronunciato pubblicamente e stando ai rumors non lo escluderebbe a priori.
(da “Huffingtonpost“)
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