MAXI-PENSIONI E ALTRI REDDITI DI SAN SERGIO, DETTO IL SOBRIO
IL VITALIZIO E LA LIQUIDAZIONE DA PARLAMENTARE, L’ASSEGNO DI DOCENTE UNIVERSITARIO E LO STIPENDIO DELLA CONSULTA: DAL 2008 FANNO QUASI TRE MILIONI DI EURO
San Mattarella stilita. San Sergio penitente.
A leggere i ritratti pubblicati sui giornali o declamati in tv il nostro nuovo presidente della Repubblica vive in tale stato di astrazione – non disgiunto da frugale sprezzo dei piaceri mondani – da conservare a malapena rapporto con l’umano essendo già in procinto di assunzione al cielo.
La sobrietà , l’appartamentino da 50 metri quadri nella foresteria della Consulta, ovviamente arredato con modestia, la Panda, l’assenza del pur minimo particolare di colore indizio sicuro di vita pia e morigerata.
Alcune “vite dei santi” sono un capolavoro di dialettica a confronto delle agiografie che stanno ricoprendo il Mattarella vero con questa sorta di beato penitente incapace di sorriso
Eppure l’eterna Quaresima del nostro avrebbe di che essere interrotta, almeno a stare ai suoi guadagni degli ultimi anni.
Li contiamo da quando ha lasciato il Parlamento, cioè dalla fine di aprile del 2008, 25 anni dopo la prima volta che ci era entrato da deputato (era il 1983).
Certo i soldi non danno la felicità – e si presume che il capo dello Stato sia stato costretto ad accettarli contro la sua volontà , data la sua proverbiale sobrietà – ma fare due conti è sempre utile.
Dopo 25 anni di carriera parlamentare onesta e non priva di soddisfazioni, infatti, Sergio Mattarella s’è portato a casa una “liquidazione” da 234mila euro e da quel momento percepisce un vitalizio parlamentare da 9.363 euro al mese.
Dal maggio 2008 dovrebbe averlo ricevuto fino all’ottobre 2011, quando il nostro è stato eletto alla Corte costituzionale: in tutto fanno circa 400mila euro di vitalizio incassati (viene sospeso durante il mandato alla Consulta e pure al Colle).
Nel frattempo il nuovo capo dello Stato non è stato con le mani in mano: dall’aprile 2009 all’ottobre 2011 era infatti membro del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, il Csm dei Tar.
A palazzo Spada, come d’altronde alla Consulta, non hanno l’abitudine di mettere online i loro compensi: comunque a stare ai bilanci, il gettone di presenza per il Consiglio di presidenza vale circa 65mila euro l’anno in media a testa, più i benefit ed eventuali compensi per gli altri incarichi interni.
Da tre anni e qualche mese, poi, Mattarella – anche se sicuramente lui non ha dato peso alla cosa, sobrio com’è – è arrivato nel paradiso terrestre della Consulta.
Ecco come si compone la retribuzione media di un giudice costituzionale: il compenso del primo giudice della Cassazione – cioè il magistrato che guadagna più di tutti gli altri – aumentato del 50% (il presidente si becca anche un altro 20%).
Allo stipendio la legge aggiunge “una indennità giornaliera di presenza pari a un trentesimo della retribuzione mensile spettante ai giudici ordinari”.
Negli anni scorsi, quelli in cui Mattarella è stato giudice delle leggi, faceva circa 470mila euro l’anno: da giugno per i normali togati è in vigore il tetto a 240mila euro che dovrebbe aver portato il totale dell’Eden poco sotto i 400mila.
Piccolo particolare: le tasse si pagano solo sul 70% dello stipendio.
Facendo un conto spannometrico gli emolumenti incassati – al netto dei benefit come l’auto con autista che il sobrio presidente ha sicuramente evitato di utilizzare – ammontano più o meno a un milione e mezzo di euro.
Non manca, al penitente Mattarella, nemmeno la sobria pensione di professore universitario.
Assistente di diritto costituzionale all’università di Palermo dal lontano 1965 – quando aveva 24 anni, un anno appena dopo essersi laureato – nel capoluogo siciliano è diventato docente insegnando diritto parlamentare fino al 1983: da quella data fa il politico e i contributi per la pensione gli sono stati giustamente versati lo stesso.
Non si sa quale sia la cifra, ma se stiamo alla media si tratta – più o meno – di 80mila euro l’anno.
Insomma, a fare la somma dal 2008 a oggi Sergio Mattarella di riffa o di raffa ha sobriamente messo da parte per la beneficenza – visto che praticamente, a stare ai media, nemmeno si nutre – una sommetta di 2,8 milioni di euro circa.
Ora si dovrà accontentare di 239mila euro l’anno, lo stipendio del capo dello Stato fissato da Napolitano: forse è per questo che pare triste.
Marco Palombi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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