MELONI E QUEI VIAGGI ALL’ESTERO CHE COPRONO I FLOP IN ITALIA
CASO UNICO NELLA STORIA D’ITALIA PER NUMERO RISIBILE DI CONFERENZE STAMPA VERE, CON DOMANDE E RISPOSTE: LA PAURA DI CHI NON E’ ALL’ALTEZZA DEL RUOLO
La presidente del consiglio italiana seduta alla destra del presidente americano in una
riunione internazionale: un sogno per la pletora di capi di governo che si sono succeduti nel tempo che anelavano ad un invito a Washington. In realtà, da anni gli incontri internazionali hanno avuto una fortissima accelerazione e sono diventati routine. Con risvolti a volte curiosi. Basti pensare che un presidente del consiglio improvvisato come Giuseppe Conte venne catapultato nel giro di poche settimane dal suo tranquillo studio di avvocato al vertice del G7, nel giugno 2018. E da allora ha conquistato, ricambiandola, la “simpatia” di Donald Trump, espressa nel suo endorsement per il nuovo governo giallo-rosso.
Tuttavia le simpatie del presidente americano sono volubili e
Meloni dovrebbe evitare di enfatizzare le paroline dolci che le riserva Trump. Basta poco per passare dal paradiso agli inferi ( chiedere a Elon Musk…) . Oltre agli incontri americani, la nostra premier presidia la scena internazionale a 360 gradi. Forse nessuno ha incontrato tanti rappresentanti di paesi esteri quanto lei. In certi momenti sembrava una trottola in giro per il mondo a stringere mani. Niente di male che la capa del governo instauri, mantenga o rafforzi contatti bilaterali. Qualche ricaduta positiva può sempre materializzarsi. Tuttavia c’è qualcosa di troppo in questo vorticoso andirivieni. Dato che il tempo non è dilatabile oltre le 24 ore, a Meloni, inevitabilmente, manca il tempo per dedicarsi ad altro, vale a dire alla politica nazionale. E a rendere conto ai cittadini della sua attività.
La presidente del consiglio è un caso unico nella storia d’Italia per numero risibile di conferenze stampa vere, con domande e risposte. Il motivo di tanta ritrosia l’ha confessato al caro Donald, l’altro giorno, nell’audio rubato a Washington: ha paura della stampa.
In effetti, la grintosa ed assertiva leader, che vuole incutere soggezione a tutti con un atteggiamento accigliato e bellicoso, è in realtà una tremebonda primula, terrorizzata dalla sola vista di taccuini e registratori. E quindi si rifugia nei consessi internazionali per proteggersi dalla torma di giornalisti che la insegue. Sarebbe tempo che la presidente del consiglio superasse il trauma di Cutro quando la conferenza stampa all’indomani di quel drammatico naufragio si trasformò in un suo naufragio
comunicativo.
La paura è giustificata dalle mille domande scomode che i giornalisti potrebbero porle. Ad esempio, perché il governo italiano non vuole riconoscere lo stato di Palestina e non prende alcuna iniziativa, nemmeno simbolica, contro il governo Netanyahu; perché non adotta il salario minimo come nella maggioranza degli altri paesi; perché ha reso così difficile il reddito di cittadinanza tanto che nemmeno il poco che è stanziato viene tutto richiesto; perché ha sottratto dai fondi Pnrr destinati agli asili nido una quota consistente per dirottarla altrove; perché ha tagliato i fondi alla sanità; perché ha agito in maniera diametralmente diversa nelle due operazioni del risiko bancario favorendo una cordata rispetto all’altra. Sono solo alcune delle tante questioni alle quali, in un paese normale, la leader dovrebbe rispondere. Invece Meloni, come il suo vero mentore, Silvio Berlusconi, si rifugia nei media amici per annunciare senza contraddittorio la sua favola bella di un paese prospero e felice. Non sente il brontolio sordo di insoddisfazione che sale, di cui danno conto tante ricerche, e che ha la sua manifestazione più preoccupante (per ora) nell’impennata dell’astensionismo.
Solo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, pur con alcune cadute di stile e qualche forzatura, fa opera di verità. La Meloni rancorosa, che per tanto tempo soffiava di rabbia contro tutto e tutti accampando una vita di torti di una povera underdog, ha lasciato la scena ad una Meloni timorosa, che sfugge ai
confronti pubblici, nascondendosi dietro le gonne di Trump e degli altri leader internazionali.
(da editorialedomani.it)
Leave a Reply