MENO MALE CHE C’E’ STORACE, ALMENO RACCONTA QUALCHE BARZELLETTA
“SE DIVENTO SINDACO, O LIBERANO I MARO’ O CHIUDO I RISTORANTI E I NEGOZI INDIANI”… QUALCUNO LO AVVISI CHE SE HANNO REGOLARE LICENZA HANNO GLI STESSI DIRITTI DEGLI ALTRI: MENO BALLE
Dobbiamo riconoscere che tra i vari candidati romani del centrodestra (o presunto tale), se gli altri riescono a essere solo umoristi involontari, lui è un discreto battutista “ufficiale”, pronto e reattivo.
Che poi faccia o meno ridere, dipende ovviamente dal giudizio soggettivo dell’ascoltatore.
Francesco Storace oggi ha aperto ufficialmente la sua corsa al Campidoglio puntando l’attenzione su tre slogan: «Roma invasa tornerà italiana», «Roma impaurita tornerà sicura», «Roma sporcata tornerà pulita».
Ormai tra i vari partiti pare una rincorsa a chi si impossessa prima degli autospurgo. Storace, fautore a suo tempo della doppia tessera, in questo potrebbe essere avvantaggiato, magari riesce ad impossarsene di più d’uno.
Qualora si fosse riferito anche alla decadenza etica e politica della politica romana, magari avrebbe potuto dare un’occhiata anche a certi suoi sostenitori, non proprio immuni da procedimenti giudiziari, come peraltro il suo contendente Bertolaso (che in questo caso lui stesso menziona).
Veniamo alla proposte concrete.
Che la sicurezza si ottenga attraverso “l’aumento dell’illuminazione pubblica” è quanto meno opinabile, “il coordinamento tra le forze dell’ordine” è poi competenza del prefetto e non del sindaco, che “il comandante dei vigili deve appartenere al Corpo e non venire da fuori” non crediamo sia la soluzione automatica della efficienza del Corpo stesso, ma giusto uno slogan per ingraziarsi qualcuno.
Ma Storace ha dato il massimo quando ha detto: “Prometto che, se sarò sindaco, convocherò in Campidoglio l’ambasciatore dell’India per dirgli che se i marò non tornano in Italia chiuderemo tutti i ristoranti e i negozi indiani di Roma“.
Peccato che nessuno tra il pubblico gli abbia ricordato che chi è in regola con la licenza e paga le tasse ha gli stessi diritti degli altri e non puoi certo farlo chiudere se non beccandoti una denuncia.
E’ una regola di tutte le democrazie civili.
Ma forse era una delle sue solite barzellette: frequentare da troppi anni Palazzo Grazioli determina inevitabilmente una propensione ad ascoltarle.
E a raccontarle.
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