MILANO, CENTRODESTRA NEL CAOS, RINUNCIA DI MONTIGNY: “NON C’E’ CONVERGENZA SUL MIO NOME”
IL GENERO DI ENNIO DORIS ERA STATO PROPOSTO DA SALVINI
Oscar di Montigny verso la rinuncia alla candidatura a sindaco di Milano e il centrodestra rinvia il vertice che era previsto per domani, dal quale doveva uscire il sì ai nomi per la sfida sotto la Madonnina e per Bologna. Lo confermano fonti della Lega, che precede una nuova riunione la prossima settimana.
“Ho registrato che non c’era una totale convergenza da parte di tutta la coalizione sul mio nome” – spiega il direttore innovazione sostenibilità e value strategy di Banca Mediolanum. Almeno non tale da “giustificare di voler approfondire la possibilità di candidarmi”.
Il manager spiega comunque di non voler sollevare polemiche, ma aggiunge: “Registro un po’ di disorientamento e non intendendo io essere il candidato di nessun partito, ma di tutta la coalizione, constatando che non è così ho valutato di chiudere questo file, anche se resto desideroso di dare un contributo”.
Di Montigny precisa anche di aver preso questa decisione prima del via libera della sua famiglia. “Ho ascoltato mia moglie e i miei figli, ma mi sarei presentato per la scelta finale solo dopo la certezza del sì di tutta la coalizione”. Che, invece, “si è manifestata solo parzialmente”.
A pesar sulla scelta del manager sarebbero stati anche i mancati incontri sia con Silvio Berlusconi che con Giorgia Meloni. “Prendo atto che evidentemente non c’era urgenza di vedermi e di confrontarsi con le mie idee e i progetti per il futuro”.
Sulla battuta di Berlusconi (“Stiamo ancora cercando il candidato per Milano”) di Montigny ammette: “Mi ha fatto pensare che non c’era convergenza sul mio nome, ma non chiedo spiegazioni. Io non mi sono proposto, mi hanno cercato e chiesto se ero disponibile a considerare l’ipotesi di candidarmi. Non ho mai incontrato Berlusconi, solo Salvini”.
Poi rimarca: “Avevo precisato che se non fossero stati tutti d’accordo non mi sarei assunto questo impegno. Per fare certe cose ci vogliono persone, tempo e soldi. Una campagna elettorale non si fa in un giorno”.
A chi lo ha accusato di volare troppo alto nell’esposizione delle sue idee e di parlare solo di massimi sistemi il manager risponde: “Le sfide si vincono con i progetti di lungo termine. Per decidere se fare un pista ciclabile e no oggi bisogna capire quale visione si ha del futuro di una città”.
“I minimi sistemi sommati tra loro – ha concluso – fanno i massimi sistemi. Altrimenti continuiamo solo a parlare di tombini. Milano è una città che ha perso una visone e molti tremi, ma per cambiarla serve una visione a lungo termine”
(da agenzie)
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