MILLE EURO AL MESE: IL COSTO CHE OGNI AZIENDA PAGA PER LA BUROCRAZIA IN ITALIA
QUASI 17 MILIARDI DI EURO L’ANNO, 12.000 EURO CHE OGNI IMPRESA DEVE VERSARE OGNI ANNO ALLO STATO PER PRATICHE BUROCRATICHE…QUESTO MENTRE LA CORRUZIONE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE COSTA AI CITTADINI 60 MILIARDI L’ANNO… ONERI AMMINISTRATIVI AUMENTATI IN UN ANNO DEL 4,4% CHE COLPISCONO LA PICCOLA E MEDIA IMPRESA… ALTRO CHE SEMPLIFICAZIONE E LE PALLE DI CALDEROLI
Le cifre sono crude, ma incontestabili: 16,6 milioni di euro l’anno, 12.000 per
ogni impresa, 1.000 euro al mese.
E’ questa la stratosferica cifra che ciascuna azienda italiana che abbia almeno un dipendente deve versare ogni 30 giorno allo Stato. Non si tratta di multe, imposte o mazzette. E’ l’obolo che chi vuole fare impresa deve pagare alla macchina burocratica.
Mentre le manovrine economiche cercano di distribuire qualche elemosina, il sistema produttivo brucia 16,6 miliardi solo in certificati e carte bollate.
Qualche giorno fa la Corte dei Conti aveva rivelato che la corruzione nella P.A. costa ai cittadini qualcosa come 60 miliardi di euro l’anno.
Ora si scopre che, oltre alla tassa occulta, c’è quella palese, costi che l’azienda deve sobbarcarsi non per infrangere o aggirare la legge, ma per rispettarla.
Oneri amministrativi che vanno ad aggiungersi a quelli normalmente previsti, spese extra che l’imprenditore è costretto a sostenere per colpa della kafkiana burocrazia italiana.
A rilevare le cifre del grottesco fenomeno è uno studio di Unioncamere che ha dovuto constatare una crescita del peso della burocrazia sulle imprese, negli anni che vanno dal 2006 al 2008.
Nel dettaglio si tratta di 12.334 euro in media per ciascuna delle 1,3 milioni di aziende che hanno almeno un dipendente e sono soggetti quindi ad adempimenti di carattere amministrativo. Complessivamente si tratta di 1,7 miliardi di euro in più che il sistema produttivo ha dovuto sganciare allo Stato, con un incremento medio annuo del 4,4%.
Il totale di 16,6 miliardi è pari all’1,1% del Pil e dimostra che, nonostante le chiacchiere sulla necessità di semplificare la macchina pubblica, la musica non solo non cambia, ma peggiora.
Non solo: gli extra costi amministrativi vanno a colpire quella piccola e media impresa in particolare da cui si aspetta un colpo di reni per tornare a correre.
Oggi inizia l’assemblea generale di Unioncamere secondo la quale una prima via d’uscita potrebbe essere rappresentata dalla diffusione della telematica che oggi interessa il triplo delle aziende rispetto a soli tre anni fa.
Ma diventa sempre più indispensabile provvedere alla semplificazione della normativa, rendendo operative riforme come quelle della comunicazione unica o dell’impresa in un giorno.
Ma il percorso appare ancora lungo, il ministero della semplificazione pare serva solo a garantire uno stipendio a qualche funzionario leghista, spulciando leggi inutilizzate da anni, per poi spacciare sui media come “grande rivoluzione” un lavoro che poteva essere demandato a qualche Fantozzi del sottoscala ministeriale.
L’indagine di Unioncamere ha rilevato che solo l’8,5% del sistema produttivo ha registrato una diminuzione dei costi, per il 63,3% sono rimasti invariati e per il 27,8% sono aumentati invece gli oneri amministrativi.
A pagare di più in media sono le imprese di servizi, circa 12.700 euro l’anno, rispetto agli 11.700 del settore manufatturiero.
Da un lato si raccolgono briciole, dall’altro si bruciano miliardi…
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