NAPOLITANO BOCCIA I MINISTERI PATACCA DEL NORD E ESPLODE L’IRA DEL PREMIER: “VUOLE FARMI LITIGARE CON BOSSI”
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CITA LA COSTITUZIONE, ROMA CAPITALE E RICORDA L’ART 5 DELLA CARTA…BERLUSCONI PER NON RISCHIARE LA GALERA E’ COMPLICE DI CHI USA IL TRICOLORE COME CARTA IGIENICA
“Napolitano vuol far saltare la tregua siglata con la Lega”.
Il Cavaliere è nero.
L’iniziativa istituzionale del presidente della Repubblica gli ha fatto saltare i nervi, rendendogli ancora più buia una giornata già funestata dal pagamento di 564 milioni alla Cir. e dalla nuova debacle della maggioranza alla Camera.
“Attenzione e rispetto”, secondo Paolo Bonaiuti, sarebbero state le reazioni di palazzo Chigi alla lettera di Napolitano.
“Quello dei ministeri al Nord è un problema superabile”, assicura un altro stretto collaboratore del premier dopo il vertice serale a casa del Cavaliere.
In realtà il capo dello Stato è andato a toccare il punto più sensibile del governo, il difficile equilibrio raggiunto nei giorni scorsi da Berlusconi con il Carroccio dopo il trauma e lo strappo dell’arresto di Alfonso Papa.
È questo la ragione per cui il Cavaliere adesso è preoccupato.
Da una parte la Lega, attraverso Maroni, gli ha già fatto sapere che non accetterà di fare marcia indietro sui ministeri a villa Reale.
Dall’altra il Quirinale si aspetta già oggi una risposta “scritta” ai rilievi giuridici, istituzionali e politici sollevati da Napolitano nella sua lettera.
E Berlusconi dovrà fare i salti mortali per non scontentare nessuno, per dire che i ministeri al Nord sono solo una targa appesa a una porta, senza tuttavia far scattare la rabbia della Lega.
Ma il capo dello Stato si aspetta una risposta seria, all’altezza delle questioni sollevate. Per iscritto nella lettera e a voce con Gianni Letta.
Perchè Napolitano lo ha detto chiaramente a palazzo Chigi, quella mossa di aprire “sedi distaccate di rappresentanza operativa” al Nord (ma anche al Sud, come hanno già annunciato di voler fare ministri e persino sottosegretari) è un non-senso giuridico, va contro la Costituzione e contro le leggi esistenti, a partire da quella su Roma capitale.
E dire che, prima di arrivare alla decisione di spedire la sua missiva, Napolitano le aveva tentate tutte per bloccare l’iniziativa.
In privato, con Umberto Bossi. E anche in pubblico. A metà giugno, per chi avesse voluto intendere, a Verona c’era stato quel richiamo forte all’articolo 5 della Costituzione, quello sull’Italia “una e indivisibile”.
Ancora più esplicitamente, qualche settimana prima di Pontida, si era schierato contro il decentramento del governo perchè “ci sono delle funzioni che non possono essere frammentate”.
E invece niente, Bossi ha insistito e Berlusconi si è piegato.
Oltretutto dando vita a un pasticcio giuridico.
Con alcuni ministri che si sono autostabiliti per decreto il nuovo ufficio, altri che l’hanno aperto senza nemmeno quella pezza d’appoggio.
Un sotterfugio insomma, una decisione presa aggirando la legge.
Insomma, in attesa dei chiarimenti, fra il Quirinale e palazzo Chigi è sceso il gelo.
E a farne le spese è stato Francesco Nitto Palma, il Guardasigilli in pectore, che dovrà adesso attendere ancora prima di poter essere “presentato” ufficialmente al capo dello Stato.
Anzi, nel Pdl c’è già chi affaccia l’ipotesi di cambiare cavallo, ipotizzando una freddezza di Napolitano sull’ex pm amico di Cesare Previti.
Ma, almeno su questo, Berlusconi è deciso a tirare dritto.
“Non possiamo farci commissariare dal capo dello Stato”, ha ripetuto a chi sollevava questa obiezione.
La questione di Nitto Palma s’intreccia con la possibile nomina di un altro ministro, quello delle Politiche comunitarie.
Il premier ha promesso quella poltrona ad Anna Maria Bernini, ma ancora esita, ha paura di sottoporre anche questa richiesta a Napolitano.
“Non vorrei – è il timore espresso dal Cavaliere durante la riunione a via del Plebiscito – che pretendesse un’altra verifica, come quella che ci ha fatto fare in Parlamento dopo l’ingresso di Saverio Romano al governo”.
In ogni caso la scelta ormai è fatta, anche se dentro la componente forzista la Bernini incontra molta ostilità .
Quel posto infatti fa gola a molti sottosegretari.
Così, per non scontentare nessuno, il premier ha chiesto a Ignazio La Russa di andare a dire in giro che la Bernini è in quota An (dunque sarebbe stato La Russa a spingere per lei) e servirebbe a riequilibrare la nomina al governo di un forzista come Nitto Palma.
Sono questi i mille rovelli del Cavaliere, la ragione per cui Lino Banfi l’ha trovato “abbattuto”.
“Sai – ha confidato sconsolato ieri a un amico – quando hanno visto che ero liquido, che potevo pagare De Benedetti, anche i dipendenti del personale di servizio ad Arcore mi hanno tutti chiesto l’aumento”.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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