NARDO’: IMPRESE SOTTO PROCESSO PER SFRUTTAMENTO DEL LAVORO DEGLI IMMIGRATI SONO LE STESSE CHE HANNO FATTO RICORSO CONTRO L’ORDINANZA DEL SINDACO MELLONE CHE VIETA IL RACCOLTO NELLE ORE PIU CALDE
LA PROCURA DI LECCE: “IL DDL CONTRO IL CAPORALATO? UNA SCHIFEZZA, NON COLPISCE I PESCI GROSSI”…COSA ASPETTA LO STATO A FARE PIAZZA PULITA DI QUESTI IMPRENDITORI CRIMINALI?
Quattro anni dopo l’operazione per riduzione in stato di schiavitù a carico, fra gli altri, di numerosi imprenditori salentini, la situazione nell’agro di Nardò è praticamente la stessa: i braccianti stagionali immigrati continuano a essere sfruttati e a vivere in condizioni al di sotto della soglia di dignità come al tristemente noto “ghetto”.
La giornata lavorativa, rigorosamente a cottimo, viene calcolata in base a quanti cassoni di pomodori riescono a riempire. “Ci pagano in teoria 40 euro al giorno”, raccontano i neri impiegati fino a 11 ore al giorno nei campi.
Peccato che a quella cifra vada tolta la tangente per il caporale che intermedia il lavoro fra gli sfruttati e gli imprenditori agricoli: tre euro per il procacciamento, cinque per il passaggio in macchina in campagna e altri cinque per un panino e una bottiglietta d’acqua.
E restano 27 euro per 11 ore di lavoro sotto il sole
Esattamente un anno fa, Mohamed, bracciante sudanese, moriva di stenti nei campi mentre raccoglieva ortaggi.
E’ per questo che il neo-sindaco di Nardò Pippi Mellone, esponenete della destra sociale, caso unico in Italia, ha emanato un’ordinanza che vieta il lavoro nei campi dalle 12.00 alle 16.00 fino al 31 agosto: “Non voglio mettere la fascia tricolore a nessun altro funerale”.
Ma ecco che contro la sua decisione sono insorte numerose aziende agricole della zona.
Guarda caso le stesse che sono finite a processo per l’operazione contro lo sfruttamento lavorativo di quattro anni fa. Invece che in galera sono ancora a piede libero.
Il Tar di Lecce ha dato loro torto, ma nel frattempo la schiavitù nei campi continua. “Non c’è la percezione della gravità di questo tipo di reati — prova a spiegare il procuratore capo di Lecce Cataldo Motta mentre annuncia nuove indagini — Anche il fatto che le stesse aziende lavorino ancora dà una sensazione di impunità ”.
Intanto, dopo mesi di stallo, il Senato ha finalmente dato il via libera al ddl contro il caporalato che inasprisce le pene per chi sfrutta il lavoro nero.
“Quella legge è una schifezza — prosegue la toga leccese — Perchè punisce soprattutto i caporali, mentre si sarebbero dovuti andare a colpire maggiormente gli imprenditori che utilizzano questo tipo di manodopera”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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