NEL CERCHIO MAGICO DI SILVIO NESSUNO CONOSCE PIU’ GALAN
BERLUSCONI EVITA DI METTERCI LA FACCIA: DIFFICILE GRIDARE AL COMPLOTTO CON UN PROCURATORE COME NORDIO
Il telefono bolle: “Giancarlo, questa storia è incredibile, sono con te. Vedrai che ne verrai fuori”.
Di telefonate di solidarietà Galan ne ha ricevute a decine, da parlamentari, amici, compagni di partito nel giorno da segnare sul calendario “cum nigro lapillo”.
Ne ha ricevute a decine la sua collaboratrice, l’efficiente Francesca, quando l’ex governatore ha staccato il telefono per mettere a punto, con i suoi avvocati, la dichiarazione diramata alla agenzie sulla questione Mose.
“Mi riprometto, di difendermi a tutto campo nelle sedi opportune con la serenità ed il convincimento che la mia posizione sarà interamente chiarita”.
Tra le tante però la telefonata da palazzo Grazioli non è arrivata, nè da quel cerchio magico con cui il fedelissimo dell’ex premier stava combattendo l’ennesima battaglia contro le primarie.
“Aspettiamo e vediamo” trapela dall’inner circle di Berlusconi. I messaggi pubblici sono al minimo sindacale.
Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Forza Italia, solo all’ora del tramonto dirama una nota per mettere in guardia dalla spettacolarizzazione delle inchieste e dire: “Siamo certi che Giancarlo Galan saprà dimostrare la sua estraneità ai fatti che gli vengono imputati”.
Altri tempi, le crociate contro i processi “mediatici”, la giustizia politicizzata, la raffica di dichiarazioni. Oggi nessuno mette la mano sul fuoco sulla innocenza dell’ex governatore.
Nell’era di Cesano Boscone, franano le antiche certezze garantiste. Non scatta quel riflesso che, di fronte a un qualsiasi atto della magistratura, prima si dava torto ai giudici, poi si leggevano le carte.
Scatta, al contrario, l’imbarazzo. E la paura.
Perchè Galan non è uno qualunque. Prima a Publitalia dalla fine degli anni Ottanta, poi in Forza Italia, è uno che ha passato gli ultimi trent’anni nel cuore dell’Impero berlusconiano.
Un fedelissimo, sempre al fianco del “presidente”. Due anni fa si candidò alle primarie contro Alfano per far saltare l’operazione, d’accordo con Berlusconi. Ora si è schierato contro Fitto.
Sconcertati, sotto shock, i fedelissimi di Berlusconi evitano di mettere la propria faccia sull’ennesima inchiesta.
Evitano i parlamentari che ne parlano sottovoce finita la seduta. “Aspettiamo e vediamo”, è la linea che il “cerchio magico” trasmette alle truppe.
Perchè è l’ora della grande paura sulla nuova Tangentopoli. E perchè le accuse sono enormi. E il retropensiero è che i magistrati non si sarebbero spinti a tanto se non avessero “qualcosa in mano”. Nessuno ci vuole credere, però l’accusa pare circostanziata: “La storia della ristrutturazione della villa, i milioni che avrebbe incassato come fosse uno stipendio. O i giudici sono matti, oppure…”.
Ma nel vuoto attorno a Galan c’è anche una svolta tutta politica, forse anche cinica come solo la politica sa essere.
In Forza Italia, nell’era dei servizi sociali a Cesano Boscone, c’è spazio per un solo Condannato. Tutto il resto è sacrificabile.
Berlusconi si è tenuto alla larga dal commentare su Dell’Utri, si è tenuto alla larga dall’affaire Scajola. Su Galan qualche parola di circostanza. “Non sovrapporre la faccia di Berlusconi a quella di altri casi giudiziari” è la nuova linea del cerchio magico, all’insegna di quel rinnovamento di cui parla Toti in tutte le lingue.
E ora nessuno sa cosa possa succedere: “1X2” dice chi è di casa a Grazioli. Il Pd si è diviso su Giorgio Orsoni. Cosà farà in Aula quando arriverà la richiesta di arresto è imprevedibile. Per qualcuno è prevedibilissimo, visto come si è comportato su Genovese, uno dei suoi. Appunto, è l’ora della grande paura.
(da “Huffingtonpost”)
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