NEL DAY AFTER BERLUSCONI COVA LA VENDETTA: “NON DAREMO TREGUA, LETTA DEVE LASCIARE”
“SE NO SI SCORDINO LE RIFORME”… AD ARCORE CON I FIGLI E CONFALONIERI
È il giorno della ritirata e del silenzio amaro, Silvio Berlusconi nel day after è il boxeur che realizza solo al risveglio di essere andato al tappeto.
«Dobbiamo far capire agli italiani cosa è successo, voi dovete aiutarmi, non lo hanno capito realmente, andate in tv, spiegate alla gente» è il tormentone che si sentono ripetere i suoi al telefono.
Un leader che appare stordito, stanco, ma non rassegnato, dicono, semmai ossessionato più di prima dall’incubo arresto, quando riprende il comando delle operazioni da Arcore, dove è «fuggito» la sera prima subito dopo il comizio e il voto
Una quiete rabbiosa, tuttavia. L’ipotesi della presentazione di una mozione di sfiducia non viene esclusa, adesso.
«Non dobbiamo dare tregua al governo Letta-Alfano, pretendiamo l’apertura della crisi, le dimissioni prima che vadano avanti, altrimenti le riforme con noi se le scordano, dovete dirlo a quel signore al Colle» è l’ordine perentorio che Brunetta e Romani, capigruppo, ricevono prima di salire al Quirinale.
Con loro, la delegazione forzista composta da tutti i vice (Bernini e Gelmini) e i presidenti di commissione.
Il capo li avrebbe voluti la notte prima, dopo il voto di decadenza, in presidio con candele in mano sotto le finestre di Napolitano.
Spiegano che quando comunicano l’esito dei 90 minuti di braccio di ferro col presidente della Repubblica, Berlusconi non abbia gioito: «È una presa in giro, protegge il governo, non vuole le dimissioni, vogliono chiuderla con un voto di fiducia».
La possibilità ventilata da Arcore allora è che si presenti una mozione di sfiducia, estremo atto di sfida ad Alfano e i suoi ministri ormai dall’altro lato della barricata.
Da Villa San Martino il Cavaliere si muove solo un paio d’ore a metà giornata, per una visita dentistica a Milano. Poi si concede il pranzo coi figli maggiori e la consueta riunione con Confalonieri e i vertici delle aziende che lunedì scorso era saltata, per la conferenza stampa a Roma sulle “carte americane”.
Accanto a lui solo Francesca Pascale, Maria Rosaria Rossi, i collaboratori, non vuole parlare con altri, fa sapere di aver bisogno di riposo a chi lo cerca dal partito, così almeno fino a ora di pranzo. In effetti dorme a lungo. Alcuni riusciranno a contattarlo dal pomeriggio, almeno i big che poi sono stati ricevuti al Quirinale
Racconteranno dell’ex premier provato. Come se avesse realizzato solo ieri, realmente, quel che era accaduto. Sempre più preoccupato per un ipotetico arresto. «Sono privo di tutele, qualsiasi pazzo può buttarmi dentro, pensate quanti pm vorrebbero fare la carriera di Di Pietro ».
Sconforto, comunque. È la ragione per la quale è scattata l’imprevista eclissi. Altro che bombardamento tv e radio. Batte la ritirata, il Cavaliere, almeno per tutto il fine settimana.
Promette di tornare a Roma all’inizio della prossima, di presidiare la sede del partito dove intende tenere riunioni continue con tutti i parlamentari. Un’uscita pubblica forse a metà settimana con Bruno Vespa, per la presentazione del suo libro, anche per compensare il forfait di mercoledì a Porta a Porta.
L’appuntamento clou al quale lui e Verdini e la Santanchè hanno già chiamato Forza Italia alla mobilitazione è invece convocato per domenica 8 dicembre. Non più a Milano, ma nella Capitale, all’Auditorium della Conciliazione, per il battesimo dei «primi mille club Forza Silvio».
Ma se il capo tace, il partito dovrà invece lanciarsi in una campagna martellante sui territori. Ieri Denis Verdini ha inviato a tutti i parlamentari europei, nazionali, ai consiglieri regionali e provinciali una lettera dai toni perentori. «Nel prossimo fine settimana c’è la necessità di far sentire in tutte le province la nostra voce, mobilitando l’attenzione anche dei quotidiani e dei media locali – si legge – Chiediamo che sia convocata in tutte le province una conferenza stampa, possibilmente entro sabato 7, utile a chiarire e ribadire le nostre posizioni su tre argomenti che hanno segnato gli ultimi giorni: l’estromissione del presidente Berlusconi dal Parlamento, il no a questa legge di stabilità e a questo governo, il ritorno a Forza Italia».
E oggi lo stesso staff di Verdini provvederà a diffondere a tutte le sedi locali un documento riassuntivo, con la «linea»
È il diktat del leader che risuona da Arcore, «dobbiamo far capire agli italiani cosa è successo, non lo hanno capito». Altre lettere sono state inviate ai coordinamenti provinciali di Forza Italia dal nuovo coordinatore dei club, Marcello Fiori, con indicazioni per l’apertura di nuove cellule.
Berlusconi ne pretende mille prima della kermesse dell’8 dicembre che dovrebbe fare da contraltare mediatico alle primarie Pd, nei disegni berlusconiani. In cantiere c’è il lancio nei prossimi giorni di una sorta di folto comitato dei dirigenti di Forza Italia, una trentina, potrebbe farne parte da subito il direttore del Tg4Giovanni Toti, ormai sempre al suo fianco ad Arcore (sembra anche ieri) e l’attuale ad del Milan Adriano Galliani, se davvero maturerà l’addio alla società .
Con il Cavaliere sempre il medico Zangrillo che, contattato, intanto esclude «nel modo più assoluto» che il leader indossasse due sere fa al comizio un giubbotto antiproiettili, «non si è nemmeno riparato dal freddo».
Racconta a differenza di altri di un paziente pimpante, «si è alzato molto presto e quando sono andato a visitarlo già leggeva documenti e riceveva telefonate, lucido e determinato. È una persona che si sente ingiustamente accusata e che soffre le conseguenze di questi eventi».
Niente super farmaci, solo l’invito a «dosare le forze: in questo momento ha solo bisogno di essere circondato da persone amiche».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply