NEL PD CONTO ALLA ROVESCIA PER LA FINE DELL’ESECUTIVO
“GOVERNIAMO CON UN DELINQUENTE? LO SAPEVAMO”, DICONO I DEMOCRAT, MA ALZANO IL TIRO SULL’ECONOMIA… DELRIO: “BASTA FARCI DETTARE L’AGENDA DAL PDL”
“Barbara Berlusconi si chiede come facciamo a governare con suo padre, se pensiamo che sia un delinquente? Il Pdl non è solo Berlusconi, ci sono una serie di provvedimenti che vanno votati e siamo in una situazione di emergenza nazionale”. Stefano Fassina, viceministro dell’Economia.
“Che era un delinquente, già lo sapevamo”, ripetono Democratici di vario ordine e grado, mentre Berlusconi inaugura la nuova sede di Forza Italia, dopo l’ennesimo video messaggio ad alto contenuto “eversivo” (definizione dello stesso segretario, Epifani).
La Bindi ha detto che dopo gli insulti è difficile rimanere al governo insieme.
I colleghi di partito non la seguono su questa strada, ma si attrezzano al logoramento dell’esecutivo da un’altra prospettiva.
I Democratici sono in piena campagna elettorale, che dall’altroieri sera si è spostata sui provvedimenti economici.
E poi al momento sono troppo impegnati in un conclave perenne per tirare fuori le regole di un congresso, che Renzi vuole immediatamente (per poi partire da una posizione di forza all’attacco del governo) e la vecchia guardia del partito vorrebbe non fare mai.
“Certo, se il governo cade subito si faranno le primarie per la premiership, non il congresso”, dice ancora Fassina.
Non c’ accordo e non c’è una data per il congresso nonostante l’Assemblea che dovrebbe approvarle sia fissata per oggi pomeriggio e domani.
Ieri mentre in Aula si votava l’omofobia il segretario era nella sua stanza a Montecitorio a limare la relazione per oggi. Le due questioni si incrociano e producono corti circuiti dagli esiti imprevedibili.
Al Nazareno sono in pochi a scommettere su una lunga durata del governo. L’orizzonte viene indicato dopo la legge di stabilità o poco più in là .
Ma soprattutto, il Pd di governo e non solo ha dato un avvertimento al premier: sui provvedimenti economici non c’è nessuna intenzione di cedere ai ricatti del Pdl.
A questo punto l’azione dell’esecutivo dev’essere improntata a principi più di sinistra. Per dirla con Graziano Delrio (ministro renziano): “Non esiste che loro ci dettano l’agenda e noi la prendiamo”.
Sulla necessità di non aumentare l’Iva è andato all’attacco Fassina, e ieri alcuni renziani (Luca Lotti in testa) si sono affrettati a diramare un comunicato per chiedere di scongiurarne il rincaro sulle prestazioni sociali.
Enrico Letta sta in mezzo. Tra un Pdl che da ora in poi alzerà sempre di più i toni e un Pd che ha tutte le intenzioni di rispondere colpo su colpo.
Nessuno si può permettere di farlo cadere, per ora, ma la campagna elettorale è entrata nel vivo.
E infatti ieri il premier ha voluto avvertire: “Il governo non è un punchball”. Messaggio destinato — ci tengono a precisare da Palazzo Chigi — non solo al Pdl, ma anche al Pd. Letta per ora non fa gesti di rottura, ma se il logoramento diventa ingestibile, ribadisce che la sua permanenza alla guida del governo non è obbligatoria.
Intanto , con una lettera aperta a Europa e Unità fa sapere che “per la prima volta da quando il nostro partito è nato” non partecipa all’Assemblea.
“Non parteggerò per nessuno dei candidati in campo e m’impegno sin d’ora a relazionarmi col segretario eletto, chiunque sia, con rispetto e unità d’intenti. Mi auguro che la nettezza di questa scelta metta fine a gossip e a retroscena più o meno maliziosi”.
La partecipazione gli era stata richiesta, lui non ci sta a farsi tirare iun mezzo.
Eppure voci insistenti parlavano di un possibile terzo uomo che i lettiani, su indicazione del premier, avrebbero proposto per tentare di fermare la marcia di Matteo Renzi.
Lo stesso Renzi che D’Alema sosteneva sarebbe stato il suo candidato naturale perchè il capo del Governo non potrebbe permettersi di stare con il perdente.
Ma è certo che i rapporti tra i due ora sono pessimi. E mentre la commissione è riunita in notturna arriva una grana inaspettata: un documento di Civati, Barca, Puppato, Bettini e Casson nel quale si rimprovera alla segreteria uno scarso impegno sul tesseramento.
Wanda Marra
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