NELLA CATTEDRALE DI CATANIA I DANNATI DELLA TERRA CHIEDONO UN SEGNALE DALLE ISTITUZIONI
IN TRENTA FAMIGLIE DA 60 GIORNI DORMONO IN CATTEDRALE… IL GRANDE LAVORO DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
Dormono ormai da 60 giorni su giacigli di fortuna accanto al sepolcro di Vincenzo Bellini. Nella Cattedrale dedicata a Sant’Agata e che della Santa custodisce le spoglie, oggetto di una devozione che esplode da secoli, ogni anno nei primi giorni di febbraio. Con una furia che ha pochi riscontri tra le feste religiose del nostro paese. Sant’Agata a Catania resta un fenomeno che salda religione, politica e sociale in maniera indissolubile.
Sulla scalinata che fronteggia il Liotro, l’elefantino di lava posto al centro della piazza principale della città , senza interruzione durante il giorno, almeno 30 tra uomini e donne con i loro bambini si danno il turno e chiedono di avere una casa.
Alle loro spalle sulla cancellata in ferro battuto erano appesi, sino allo scorso giovedì, lenzuoli bianchi con scritte in spray blu o rosse. Gli occupanti sostengono che le assegnazioni mai ottenute erano state promesse durante la precedente campagna elettorale. In cambio di cosa non è chiaro.
Il 19 gennaio in ogni caso la Questura, su sollecitazione della Giunta comunale, per la secondo volta ha fatto rimuovere le lenzuola, ma non ha dato il via a sgomberi.
Lenzuoli o meno, gli occupanti restano ben visibili dalla stanza del sindaco che ha sede a Palazzo degli Elefanti posto a poche decine di metri sul lato destro della Cattedrale.
La Giunta che guida la città come è giusto che sia, ha avviato colloqui e fornito diverse possibilità per risolvere la situazione, ma il sindaco come insistentemente richiesto dai dimostranti non li ha mai ricevuti.
Il sindaco è Enzo Bianco, già tre volte a capo della città nel 1988, nel 1993 e nel 1997, poi ministro degli Interni con i governi D’Alema e Amato, di nuovo sindaco a partire dal 2013 a capo di una giunta che ha perso da allora 1 assessore al bilancio, 1 alla solidarietà sociale, 1 ai lavori pubblici e 1 allo sport. E di nuovo negli ultimi sei mesi 1 ai lavori pubblici, 1 allo sport e 1 al bilancio.
Enzo Bianco è un politico navigato e senza paura, pronto a ricandidarsi sempre e comunque: “Quindi se decido di ricandidarmi, con tutto il rispetto per le forze politiche, io non chiedo il permesso a nessuno” (La Sicilia 02.01.2018). Un messaggio indirizzato alla sede romana del Partito democratico che lo ha sostenuto nelle precedenti elezioni.
Catania oggi è una città allo stremo. L’ente comunale è da tempo sottoposto a una disciplina finanziaria che ne limita l’azione sul territorio. È tecnicamente in “pre-dissesto”.
Questa amministrazione ha ereditato il piano di riequilibrio dalla precedente, ma non si è distinta per rigore di applicazione. Più volte l’organo di controllo regionale ha dato voce a dubbi e riserve sul suo operato.
Recentemente l’amministrazione comunale ha colto al volo la possibilità di spalmare i sacrifici su un orizzonte più lungo, approvando l’estensione del piano di riequilibrio a venti anni. Un trucco lecito, ma che vale solo a spostare in avanti il problema.
È difficile che questo allentamento della pressione possa dare slancio alla città e al suo territorio.
Il tasso di disoccupazione nel territorio provinciale di Catania, dal 2008 al 2016, è aumentato dal 12 al 18,5 per cento. Ciò ha determinato un’estensione delle famiglie a rischio povertà , che nell’intero territorio siciliano sono quasi la metà del totale delle famiglie.
In un’indagine sulle smart city svolta ogni anno dal Forum delle Pubbliche Amministrazioni, sulla base di 113 indicatori, la città di Catania passa dal 2016 al 2017 dalla 95esima alla 99esima posizione su 106 città . In questa città il piano regolatore promesso da tutti i sindaci negli ultimi trenta anni continua a non esistere.
Catania oggi è l’ombra di se stessa.
Di quello che è stata negli anni Novanta e di quello che avrebbe potuto essere se governata come necessario. Lo si avverte anche semplicemente passeggiando per le vie centrali.
Fuori dalla dorsale costituita dalla via Etnea, che dal porto risale verso l’Etna, il traffico è quasi sempre fuori controllo, il manto stradale va a pezzi, la spazzatura è ovunque, raccolta — quando è raccolta — in maniera indifferenziata.
A ogni semaforo — migranti a supplicare qualche spicciolo e siciliani poveri accampati di notte alla Stazione ferroviaria come sotto il centralissimo Palazzo delle Poste o i portici di Corso Sicilia.
Catania è una città che vanta migliaia di appartamenti sfitti, ma per chi la casa non ce l’ha non esistono soluzioni adeguate. E torniamo alla vicenda degli occupanti della cattedrale. Una vicenda intricatissima dove il bisogno e la povertà di alcuni si mescolano alla probabile sopraffazione di altri?
Un’ipotesi che la questura sembra stia vagliando con grande attenzione… ma sempre di miseria e caso mai di utilizzo miserabile della stessa si tratta. Criminalizzare in toto i nuclei familiari che dormono nella cattedrale sarebbe follia.
A farsi carico dei problemi che arrivano dalla Cattedrale sono intervenuti l’Arcivescovo Gristina e Monsignor Scionti che della basilica è il custode, qualche associazione che lavora sul territorio e come sempre accade quando c’è un problema che riguarda gli ultimi si è fatta avanti la Comunità di Sant’Egidio.
In particolare il Presidente regionale di quest’ultima, Emiliano Abramo, un catanese di 37 anni che da almeno 20 si batte in ogni modo per dare risposte ai più sfortunati.
Emiliano Abramo è un personaggio fuori dagli schemi della politica tradizionale, ma non esattamente uno sconosciuto. Amico personale di Monsignor Viganò, a capo della comunicazione vaticana, Abramo è conosciuto e apprezzato anche da diversi leader europei che si affacciamo a Santa Chiara, la sede di Sant’Egidio, quando la situazione degli sbarchi dal Nord Africa si fa calda.
Santa Chiara sta a San Cristoforo uno dei quartieri che Abramo frequenta e dove il disagio della città è più evidente.
Anche per questo Abramo è stato molto corteggiato da tutte le forze politiche siciliane (sia a sinistra che a destra) per incarichi a livello locale e regionale. Ma è stato avvicinato da più di un partito anche con promesse di scranni romani: sino a ora però ha sempre risposto con un deciso”no, grazie. Preferisco fare bene il mio lavoro come volontario di Sant’Egidio”.
Laureato in Scienze Politiche, fa il ricercatore presso l’Università Tor Vergata di Roma, oltre a essere docente presso la Link Campus University di Catania.
Abramo intrattiene ottimi rapporti con molte componenti sociali della città , non ultima con la Comunità islamica di Sicilia di cui conosce personalmente l’imam Abdelhafid Kheit (Ucoi), con cui ha lavorato di concerto in manifestazioni contro il terrorismo, con preghiere congiunte a favore della pace o affiancandosi alla distribuzione di pacchi alimentari o coperte per i più bisognosi che qui come altrove, di notte bivaccano lungo le strade.
Significativa è la sua capacità organizzativa. Un esempio tra i molti è l’evento anche ogni 25 dicembre la Comunità di Sant’Egidio offre alla città nella Cattedrale di San Nicolò l’Arena.
A oltre 800 ospiti, poveri, anziani, bianchi o neri, siciliani o migranti, 400 volontari assicurano non una mensa, ma un vero e proprio pranzo con tanto di tavole imbandite, addobbi, posti assegnati e regalo personalizzato a ognuno dei partecipanti.
Il pranzo di Sant’Egidio è l’evento più significativo del Natale catanese. E anche quest’anno non son mancate le passerelle dei politici di professione che si infilano – con fotografo personale al seguito – per poter poi “testimoniare” con qualche scatto postato su Facebook la loro “importante” presenza. Incursioni di gusto discutibile, che ormai lasciano il tempo che trovano.
I catanesi, poveri, vecchi, uomini, donne, bambini, bianchi, neri o volontari non ci fanno più caso. Tutti sanno che questi signori che si affannano a sorridere negli ampi spazi di San Nicolò hanno l’autista in attesa in un angolo della piazza antistante: pronto a riportarseli a casa il prima possibile.
I problemi della città però — proprio come l’autista – sono sempre là fuori ad attenderli. Proprio come quelli degli occupanti che dormono nella Cattedrale di Sant’Agata.
(da “La Stampa”)
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