“NON ABBIAMO BISOGNO DELL’ELEMOSINA DEGLI ITALIANI”: ORBAN E’ NERVOSO E CI INSULTA
SE NON NE HA BISOGNO ESCA DALLA UE E RINUNCI AI MILIARDI CHE FOTTE AI GOVERNI OCCIDENTALI
E tre. Per la terza volta in pochi giorni, arrivano insulti all’Italia dal governo nazionalconservatore ed euroscettico del premier ungherese Viktor Orbà n.
Per inciso quel che è peggio, con dubbio gusto, la terza bordata è arrivata più o meno in contemporanea con il terremoto.
È toccato di nuovo al ministro degli Esteri magiaro, Pèter Szijjà rtò, lanciare gli attacchi. In quella che ormai appare una escalation pianificata per scelta ben consapevole, una escalation di attacchi alla Ue e al governo di Matteo Renzi. “L’Ungheria non ha bisogno dell’obolo o dell’elemosina degli italiani”, ha dichiarato il capo della diplomazia magiara.
E poi, tanto per rincarare la dose di cortesia, ha aggiunto: “Tra l’altro molti imprenditori italiani si sono arricchiti a casa nostra, col lavoro dei nostri connazionali, da quando l’Ungheria è entrata nell’Unione europea”.
Dimenticando un dettaglio: che quei lavoratori, senza gli investimenti di qualche imprenditore italiano, girerebbero ancora con le pezze al culo grazie a Orban e ai suoi gerarchetti collusi.
Pochi giorni fa, era stato sempre Szijjà rtò a sparare a zero sulle critiche mosse a Budapest sia dal governo italiano, sia da altri esecutivi dei ‘paesi pagatori’ dell’Unione. Cioè Stati come Germania, Olanda, Francia, Italia, Svezia che contribuiscono al bilancio e alle risorse dell’Unione pagando più di quanto non ricevano in cambio dalla Ue.
In quanto, in base ai trattati europei, i membri più antichi dell’Unione, quelli più prosperi, dalle economie più possenti, e che poi hanno avuto un dopoguerra democratico e di sviluppo economico – aiutato nel caso di Germania, Francia, Italia e altri – dal Piano Marshall, il colossale programma Usa di aiuto alla ricostruzione dell’Europa libera – è giusto che contribuiscano ad aiutare i ‘paesi riceventi’.
Cioè i paesi più poveri, come Grecia, Portogallo e i paesi entrati più tardi nella Ue dopo la fine dell’Impero del Male sovietico sotto cui avevano sofferto mezzo secolo o quasi di sfruttamento coloniale da parte di Mosca e di malgoverno assoluto dell’economia.
Poi era intervenuto, nella sua consueta intervista ‘addomesticata’ di fine settimana alla radio pubblica, il premier Orbà n in persona.
Con attacchi ancor più personali, pesanti e volgari contro il presidente del Consiglio. Come è noto l’Ungheria di Orbà n è il capofila del gruppo di Visègrad, che comprende Cechia, Polonia, Slovacchia e Ungheria.
Cioè i governi del centroest della Ue schierati duramente – e su questo ispirati e istigati soprattutto da Orbà n – sulla linea del rifiuto delle quote di ripartizione di migranti tra Paesi membri volute dalla Commissione europea per ripartire costi e problemi in modo solidale.
In altre parole: al governo Orbà n (e ai suoi alleati) la Ue va bene come fonte di fondi di coesione, aiuti, sovvenzioni, senza i quali la crescita economica e i conti sovrani di quei Paesi non starebbero certo nello stato di buona salute attuale.
Ma l’Europa come alleanza ispirata a solidarietà e valori comuni, la rifiuta.
Dopo la figuraccia del referendum da lui promosso contro le quote di ripartizione di migranti che ha visto una partecipazione al voto risibile, inferiore al 50 per cento. Quindi non valida, nonostante la martellante e incontrasta propaganda governativa.
La quale prima del referendum era giunta a insultare l’Europa occidentale definendo ‘no-go zones’, cioè aree pericolose dove è meglio non recarsi, città come Copenhagen e Nizza, Parigi e Londra, e molte altre metropoli-locomotiva di economia, politica e cultura europee.
Se a costoro fanno tanto schifo gli italiani se ne tornino nel loro Paese: in Italia abbiamo 8.034 ungheresi, 8.505 slovacchi, 97.986 polacchi e 5.805 cechi, per un totale di 120.330 soggetti da rispedire a casa con foglio di via.
Fino al giorno che non comprenderanno che al mondo si sta anche per dare non solo per ricevere.
(da agenzie)
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