NON LAMENTIAMOCI DEL CALO DELLE NASCITE SE POI SI PERDE IL LAVORO SOLO PERCHE’ SI E’ INCINTA: A NUORO, UNA VENTENNE È STATA LICENZIATA DOPO CHE LA DATRICE DI “LIVORE” HA SCOPERTO CHE LA RAGAZZA ASPETTAVA UN BAMBINO
PRIMA DELL’ASSUNZIONE A TEMPO PIENO, LA GIOVANE ERA STATA OBBLIGATA A SOTTOPORSI A UN TEST DI GRAVIDANZA, NEL BAGNO DELLA DITTA E DAVANTI A DUE COLLEGHI MASCHI, CHE AVEVA DATO ESITO NEGATIVO… POI, A GENNAIO, LA SCOPERTA DELLA GRAVIDANZA
Vietato restare incinta, succede in Italia nel 2024. È all’esame dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Nuoro, della Asl nuorese e dell’Inps la vicenda di una lavoratrice di vent’anni, con contratto Multiservizi, licenziata dopo essere rimasta incinta lo scorso gennaio. Alla Cgil la ragazza ha anche raccontato che a dicembre la datrice di lavoro le aveva consegnato un test di gravidanza chiedendole, a fine turno e a ridosso della fine del suo periodo di prova, di farlo nel bagno della ditta, episodio avvenuto davanti a due colleghi maschi. In quella circostanza il test aveva dato esito negativo.
« Ho iniziato a lavorare per una impresa di pulizie a novembre dello scorso anno – ha raccontato la ragazza alla Nuova Sardegna – è stata proprio la titolare a portare il test sul luogo di lavoro. L’ho fatto perché ancora non sapevo neanche di essere incinta e perché è stata lei a dirmi che se non lo avessi fatto, mi avrebbe licenziata in tronco».
Ma è in seguito che la ventenne ha scoperto di essere rimasta incinta. A gennaio, allertata da continue nausee, la lavoratrice si presenta al consultorio della Asl di Nuoro dove è stato accertato che aspettava un bambino. La ginecologa dispone l’astensione anticipata dal lavoro per gravidanza a rischio per un mese, dal 18 gennaio al 25 febbraio. Il 25 gennaio la giovane si rivolge al patronato Inca Cgil per inviare la comunicazione telematica dello stato di gravidanza all’Inps e alla datrice di lavoro. Il 16 febbraio la lavoratrice segnala al sindacato di non aver ricevuto la mensilità di gennaio. Nel frattempo lo sollecita alla datrice di lavoro che, invece, le comunica, via WhatsApp, di averla licenziata per giusta causa, inviandole la comunicazione Unilav.
A questo punto, la ragazza denuncia tutto a patronato e ispettorato del lavoro: «È tutto assurdo, sono stata accusata anche di mala fede e di aver nascosto la gravidanza. Nel 2024 queste cose non dovrebbero accadere e dovrebbe esserci molta più sensibilità verso casi come questo».
Secondo la ditta, la gravidanza sarebbe condizione ostativa per la mansione che è chiamata a svolgere la lavoratrice, alla quale viene contestato di aver omesso di dichiarare di essere incinta. La Cgil ritiene nullo il licenziamento, in assenza di una lettera formale, e chiede il reintegro immediato della giovane. «Certi soprusi non sono accettabili», conclude la segretaria della Filcams che sta seguendo il caso.
(da agenzie)
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