NON SOLO FASSINA, ALTRI QUATTRO A UN PASSO DALL’ADDIO
VERSO UN NUOVO SOGGETTO DI SINISTRA… SEL PRONTA A SCIOGLIERSI E CONFLUIRE NEL NUOVO CANTIERE
Stefano Fassina è uscito dal gruppo. Dopo una mattinata alla Nanni Moretti in cui rimbalzavano conferme e smentite e i cellulari squillavano a vuoto, l’ex viceministro riunisce la stampa a Montecitorio e dà la conferma definitiva: “Nelle prossime ore formalizzeremo al capogruppo le dimissioni dal Pd”.
Usa il plurale perchè accanto a lui c’è Monica Gregori, un recente passato nei Giovani Democratici romani, alla sua prima legislatura alla Camera.
Fassina ha scelto di dare l’addio a Capannelle.
Durante un dibattito con i militanti che lo hanno sostenuto alle primarie. Senza riflettori puntati, senza una telefonata di preavviso ai giornalisti. Una comunicazione alla sua base che se non fosse stato per l’onnipresenza degli smartphone non sarebbe uscita dalle periferie romane.
Nella soffocante sala delle conferenze a Montecitorio, annuncia per il quattro luglio una grande convention al teatro Palladium, alla Garbatella.
Una sorta di giorno dell’indipendenza di tutti quelli che hanno detto addio al Partito democratico negli ultimi mesi.
“Ci saranno Pippo Civati e Luca Pastorino – spiega – ci sarà Sergio Cofferati. Ci saranno tanti amministratori e segretari di circoli che si sono sentiti abbandonati dal Pd, e che si vogliono coinvolgere con noi in un progetto alternativo”.
Proprio Civati è appoggiato allo stipite della porta. Arriva con qualche minuto di ritardo, e ascolta fino alla fine le parole del collega. Sapeva che la sua direzione sarebbe stata quella, non sapeva i tempi e i modi: “Ha fatto da solo, non ci siamo sentiti prima”.
C’è anche Pastorino, ci sono Nicola Fratoianni, Serena Pellegrino, Adriano Zaccagnini, il primo coordinatore gli altri due deputati di Sel.
Fassina non si sbilancia: “Se ci seguiranno altri? Non lo so, è un passo difficile e doloroso, rispetto i tempi e le decisioni di tutti”.
In bilico c’è Michela Marzano. La filosofa eletta con Bersani qualche ora prima della conferenza stampa sembrava in crisi: “Non so cosa farò. Ho grandissimo rispetto per Stefano, ma non ci siamo sentiti, voglio parlarci”.
Alla domanda se alla fine lo seguirà ha un attimo di esitazione, poi risponde: “Mi scusi, ma prima gli devo parlare”.
Arriva in conferenza, si mette da un lato. Quando arriva la domanda su chi altro alla Camera potrebbe lasciare il Pd infila immediatamente la porta e se ne va.
Al Senato sono Walter Tocci e Corradino Mineo i principali indiziati a confluire nel percorso programmatico che Fassina si augura serva a costruire “una sinistra di governo, non identitaria”.
Raggiunto dall’Huffpost, l’ex direttore di Rainews sembra avere più di un piede fuori dal partito: “Io la fiducia alla scuola non la voto. Se questo significa che mi cacciano dal partito va benissimo, nessun problema”.
Perchè è stata proprio la buona scuola la goccia che ha fatto traboccare il vaso di Fassina: “L’ultimo episodio dopo il jobs act, l’Italicum e la riforma costituzionale”.
Così, mentre sulla delega lavoro “sono state messe in atto le idee di Maurizio Sacconi, sull’istruzione seguiamo il modello Aprea (Valentina, sottosegretario con Berlusconi, n.d.r.)”.
E ancora, : “La fiducia è un abuso intollerabile. E i giornali che ci raccontano come gente asfaltata che se ne va alla spicciolata sono imboccati dalle veline che passa Palazzo Chigi, che raccontano una storia che è lontana dalla verità . Se me ne dovessi andare perchè asfaltato avrei fatto le valige un anno fa, quando Renzi usò contro di me parole volgarissime. Noi siamo più vivi che mai, pronti a costruire alternative a questa roba che stanno facendo. Sfido uno qualunque di loro a venire a fare un’assemblea in una scuola con me. Perchè la verità è che loro nelle scuole non ci possono mettere piede”.
Siamo al “noi” e “loro”, alla “costruzione di percorsi nuovi”.
Mineo sembra non sia giunto ancora allo strappo solo perchè impegnato a battagliare in vista del voto di fiducia di domani.
“Guardi, il tema non è se ce ne andiamo o no, ma la costruzione di un’alternativa vera”. Che poi è la parafrasi dei concetti fassiniani: “L’assemblea del 4 vuole essere l’inizio di un percorso per costruire un’alternativa di sinistra”.
L’obiettivo? “Un soggetto unico a sinistra”.
Il flirt di domenica tra Civati e Sel all’assemblea di “Possibile” è stato solo l’inizio (“Pronti a sciogliere il partito”, aveva annunciato Fratoianni. “Ora un nuovo soggetto”, ha rilanciato oggi).
Il 4 luglio si porrà un altro tassello di una strada che appare ancora molto lunga. Ai cui bordi è seduto Maurizio Landini.
Dice Fassina che “noi vogliamo interloquire dal lato della politica con quelle forze sociali che lui rappresenta”.
Se son rose…
(da “Huffingtonpost“)
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