NUOVO STOP DEI GIUDICI AL “MODELLO ALBANIA” FIRMATO MELONI, LA SEZIONE IMMIGRAZIONE DEL TRIBUNALE DI ROMA HA SOSPESO IL GIUDIZIO SULLA CONVALIDA DEL TRATTENIMENTO DEI SETTE MIGRANTI TRASPORTATI NEL CENTRO DI PERMANENZA DI GJADER, E HA RINVIATO LA QUESTIONE ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
ORA I SETTE, EGIZIANI E BENGALESI, DOVRANNO TORNARE IN ITALIA… I GIUDICI: “I CRITERI DI DESIGNAZIONE DEI PAESI SICURI LI DECIDE L’UE”… SI SONO PURE DIMENTICATI DI FARE LA VIDEOREGISTRAZIONE DELL’UDIENZA DI 4 MIGRANTI DOPO AVER SPESO UN MILIONE DI EURO PER 22 SALE DI REGISTRAZIONE
La sezione immigrazione del tribunale di Roma ha rimesso il caso dei migranti trattenuti nel centro in Albania alla Corte di giustizia europea sospendendo il provvedimento di convalida del trattenimento. La decisione riguarda sette migranti, egiziani e bengalesi, che ora si trovano all’interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader in Albania.
Allo scadere dei termini di convalida i sette migranti dovranno lasciare il centro di Gjader. Il testo del provvedimento della XVIII sezione immigrazione del Tribunale di Roma, si legge, “rimette alla Corte di giustizia dell’Unione europea, ai sensi del art. 267 TFUE” e “sospende il presente giudizio di convalida del fermo restando gli effetti del trattenimento provvisorio disposto dall’amministrazione per legge (art.6 dlgs 142/2015 e 14 TU immigrazione e art.4 del protocollo Albania)”.
“Deve evidenziarsi che i criteri per la designazione di uno Stato come Paese di origine sicuro sono stabiliti dal diritto dell’Unione europea. Pertanto, ferme le prerogative del legislatore nazionale, il giudice ha il dovere di verificare sempre e in concreto – come in qualunque altro settore dell’ordinamento – la corretta applicazione del diritto dell’Unione, che, notoriamente, prevale sulla legge nazionale ove con esso incompatibile, come previsto anche dalla Costituzione italiana”.
E’ quanto si legge in una nota del tribunale di Roma che si è espresso sul caso dei sette migranti nel centro italiano in Albania.
Dopo la decisione del tribunale di Roma che ha sospeso la convalida del trattenimento, i 7 migranti portati venerdì scorso nel centro di Gjader, in Albania, saranno liberati nelle prossime ore e trasferiti in Italia, con arrivo probabilmente a Brindisi, a quanto si apprende.
Egiziani e bengalesi dovranno quindi tornare in Italia. A cinque di loro le commissioni hanno momentaneamente già negato il diritto di asilo secondo le procedure accelerate di frontiera, per loro dunque le udienze sul trattenimento era sostanzialmente inutili, spiega Rosa Emanuele Lo Faro, avvocata esperta di diritto degli stranieri e politiche migratorie.
Mentre sono ancora in valutazione le storie di altri due migranti, sui quali le commissioni territoriali non si sono ancora pronunciate, ma che comunque non potranno essere trattenuti oltre a Gjader.
Quel che era già accaduto con il primo gruppo di dodici persone soccorse in mare dalla guardia di finanza e rinchiuse nel centro di Gjader è accaduto di nuovo. Con una novità, anzi due: la disapplicazione del decreto Paesi sicuri varato in fretta e furia dal governo tra il primo e il secondo trasferimento nella speranza di evitare un nuovo flop e di alzare la voce con i magistrati.
E il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia europea, autrice della sentenza con la quale il 4 ottobre scorso ha stabilito che, ai fini del trattenimento di un migrante, un Paese può dirsi sicuro solo se lo è in ogni sua porzione di territorio.
Non è un unicum: alla Corte Ue si erano già rivolti in questi giorni il tribunale di Bologna, quello di Palermo e ancora quello di Roma. Oggi la nuova decisione dei magistrati della sezione immigrazione della capitale. Un nuovo freno al progetto Albania, che sin qui è costato allo Stato migliaia di euro con centri vuoti da un mese.
Sospesi quattro “no” alla protezione per i primi migranti trasferiti in Albania
Non è tutto. I migranti del primo gruppo di dodici trasferiti a bordo della Libra avevano impugnato il rigetto delle loro domande di protezione internazionale. La stessa sezione per l’immigrazione del tribunale civile di Roma ha sospeso almeno quattro di questi “no” all’asilo per altrettanti migranti bangladesi e egiziani, uno dei quali assistito dall’avvocato Gennaro Santoro. La motivazione, riportata nel dispositivo, fa riferimento alla decisione che dovrà essere presa a luglio del 2025 dalla Corte europea di giustizia a cui il tribunale romano si è appellato. Nel decreto, che fissa una nuova udienza per i migranti, si legge anche che “non è disponibile la videoregistrazione dell’audizione innanzi alla commissione territoriale”. Un’altra anomalia delle spese pazze dei centri di trattenimento e rimpatrio di Gjader: per le 22 aule per lo svolgimento delle udienze in via telematica è stato speso più di un milione di euro. Ma le videoregistrazioni non ci sono.
(da agenzie)
Leave a Reply