OPEN ARMS, MARIA IN FUGA PERCHE’ CRISTIANA: “FATECI SCENDERE”
IN FUGA PERCHE’ CRISTIANA ORA E’ RESPINTA DA CHI BRANDISCE IL ROSARIO AI COMIZI…LA SUA STORIA E’ UN ESEMPIO DI CHI POSSIEDE VALORI E DI CHI INVECE E’ IL VERO CLANDESTINO DELL’UMANITA’
“Io non capisco”, continua a ripetere Maria, rannicchiata in un angolo del ponte della Open Arms. “Non capisco perchè ci rifiutano ancora”, dice allo psicologo di Emercency, Alessandro Di Benedetto.
E’ l’ennesimo rifiuto per Maria, 30 anni, della Costa d’Avorio. Racconta che quando è diventata cristiana, la sua famiglia l’ha cacciata via da casa.
“Per questo sono partita — dice — e non sapevo ancora cosa mi aspettava”. In Libia, è stata arrestata. “Mi picchiavano continuamente, un giorno hanno provato a violentarmi. Ma io ho resistito con tutte le mie forze. E allora per vendetta mi hanno buttato dell’olio bollente sulle gambe”. Da quel giorno, Maria cammina con difficoltà .
Poi, a luglio, è stata scaricata una bomba sul centro di detenzione per migranti dove era imprigionata la giovane donna. A Tajoura sono morte 44 persone, 130 sono rimaste ferite. Quel giorno, Maria è fuggita dalla prigione. E dopo qualche tempo è riuscita a salire su un barcone che doveva portarla in Italia.
A bordo della Open Arms, ci sono uno psicologo e un mediatore di Emercency, che parlano di continuo con i migranti.
“Come la donna fuggita dalla Costa d’Avorio, anche gli altri non comprendono cosa stia succedendo”, dice il dottore Di Benedetto. Non lo comprende un giovane universitario siriano, all’ultimo anno della facoltà di Ingegneria civile. “E’ sfuggito a tre attentati kamikaze”. L’ultima volta, si è salvato grazie a un padre che ha avuto la prontezza di portare lontano la sua famiglia. E anche lui, che era lì accanto, in strada.
“La situazione a bordo è davvero molto critica, una pentola a pressione”, la definisce Rossella Miccio, la vulcanica presidente di Emergency, anche lei sulla Open Arms.
“Siamo di fronte a persone che vivono questo limbo con estrema fatica. Hanno vissuto momenti di violenza e soprusi, adesso non riescono a capacitarsi di vedere la terraferma davanti a loro e di non potere sbarcare. Questo stimola momenti depressivi, ma anche scatti di rabbia e di autolesionismo”.
(da agenzie)
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