OPPOSIZIONI A MATTARELLA: “FERMARE GRASSO”, E LA MAGGIORANZA SCENDE FINO A 143
LETTERA AL COLLE DELLE OPPOSIZIONI: “GRASSO NON E’ PIU’ SUPER PARTES”
“Abbiamo assistito ad un progressivo irrigidimento da parte del Governo, che ha costantemente rifiutato ogni confronto e ha già portato, alla Camera, all’approvazione di un testo votato solo dalla maggioranza. L’attuale lettura al Senato, che ha preso il via con il solo Relatore di maggioranza, non confermando il relatore di minoranza, sin dai lavori in commissione non ha visto svolgersi una reale discussione sulle proposte emendative”.
Inizia così la lunga lettera di cui si sta discutendo in queste ore nei corridoi del Senato. La bozza di una missiva su cui le opposizioni non hanno ancora trovato la quadra, ma che stanno limando proprio in questi minuti.
Alle 14 i vari gruppi si riuniranno per mettere a punto le strategie. Il destinatario è di quelli importanti, e il suo indirizzo corrisponde al colle più alto di Roma: il Quirinale.
“Il sistematico parere contrario del governo, quasi pregiudiziale, su tutte le proposte emendative con l’eccezione di quelle frutto di un accordo politico interno al Partito Democratico, ha evidenziato che questa Riforma nasce e si conclude tutta all’interno di un solo partito”, si legge nel testo indirizzato a Sergio Mattarella.
Gli estensori sottolineano l’unilateralità nel procedere a modificare la costituzione: “In assenza di un indispensabile contributo delle opposizioni, il combinato disposto di questa revisione costituzionale unilaterale e di una legge elettorale che consegna ad una singola lista una ampia maggioranza in Parlamento, delinea un possibile deficit democratico”.
Poi sottolineano le violazioni del regolamento: “Per agevolare un percorso senza intrusioni delle opposizioni – sono state perpetrate diverse violazioni in sede regolamentare, pur nella consapevolezza che la conferenza dei capigruppo del 24 settembre aveva fissato al 13 ottobre il voto finale sul testo, annullando così ogni possibilità di ostruzionismo”.
Ma il passaggio più duro è senza dubbio quello che coinvolge Pietro Grasso: “Dobbiamo rilevare il venir meno del ruolo di arbitro super partes del presidente del Senato che, esprimendosi costantemente a favore delle istanze della maggioranza, ha portato a gravi violazioni del regolamento in merito alla presentazione e votazione degli emendamenti in particolar modo di quelli sottoposti a voto segreto sulla delicata materia delle minoranze linguistiche, pregiudicando così la corretta gestione dell’aula”.
Intanto a Palazzo Madama è ripreso l’esame del provvedimento: al vaglio dell’assemblea l’articolo 12 del ddl.
Respinti i due emendamenti all’articolo 12 di M5s a voto segreto con il margine più stretto raggiunto fra i favorevoli e i contrari nelle votazioni sul ddl con le riforme istituzionali.
Il primo voto ha avuto 130 sì, 143 no e 4 astenuti, mentre il secondo 131 sì, 144 no e 4 voti: 17 voti di scarto considerando che in senato l’astensione viene considerata come voto negativo.
(da “Huffingtonpost“)
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