ORA RENZI SCOPRE CHE ESISTE IL SUD
DOPO LA DENUNCIA DI SAVIANO ORA SI INVENTA UN MINISTERO AD HOC… E DEL RIO PARLA DI GRANDE OFFICINA PER IL MERIDIONE
Tra i parlamentari Pd più sensibili al tema già si sogna un “Piano Marshall” per il Sud. In grado di mettere insieme i fondi europei e i cofinanziamenti, sfuggendo anche agli angusti limiti del Patto di Stabilità .
Di certo, la decisione di Matteo Renzi di convocare una direzione Pd il 7 agosto interamente dedicata all’agonia del Mezzogiorno ha sorpreso un po’ tutti.
Compresi quei 70 parlamentari che dopo il tragico rapporto Svimez avevano fatto pressione sul premier-segretario affinchè la questione meridionale entrasse finalmente nell’agenda del governo e del partito.
Renzi ha deciso secondo il suo stile. Di sabato mattina, 1 agosto, dopo aver letto la lettera appello di Roberto Saviano su Repubblica che gli ricordava come “lei ha il dovere di intervenire e prima ancora ammettere che nulla è stato fatto”.
Un messaggio durissimo, quello dell’autore di Gomorra. Ma anche dentro il partito il tema stava diventando incandescente: con una interpellanza alla Camera in cui i due leader della minoranza Speranza e Cuperlo parlavano di un’attenzione “marginale” del governo verso il meridione, di una spesa dei fondi Ue “ancora al palo” e di “promesse disattese”.
Così Renzi ha telefonato al presidente dem Matteo Orfini e i due hanno deciso di convocare la direzione nel pomeriggio del 7 agosto.
Quando ormai tutti i parlamentari Pd pensavano di poter essere in partenza per le vacanze. Una scelta “alla Renzi” anche per quanto riguarda la logistica, dunque. E anche perchè l’inizio della settimana sarà occupato quasi integralmente dalle decisioni sui nuovi vertici Rai.
Il premier-segretario sa bene però che il tema è assai delicato. E dunque ha intenzione di arrivare all’appuntamento della direzione con alcune parole chiave molto chiare, con una serie di proposte da concretizzare alla ripresa autunnale.
Magari con un Consiglio dei ministri ad hoc gli ultimi giorni di agosto. Ma un segnale va dato immediatamente.
Per questo il premier ha intenzione di annunciare già venerdì la nascita di un ministero per il Mezzogiorno, tutto dedicato al rilancio occupazionale e industriale.
E di battersi in sede europea per ottenere il risultato che finora ha mancato, e cioè slegare il cofinanziamento del piano 2014-2020 dai paletti del Patto di Stabilità , almeno per quanto riguarda gli investimenti delle regioni.
Alla direzione si faranno sentire anche i parlamentari e i governatori del Sud, a partire dai pugliesi.
Dario Ginefra, primi firmatario dell’appello firmato da una settantina di parlamentari Pd di tutte le aree per convocare una direzione sul Sud, si rallegra della decisione di Renzi e spiega: “Il Pd governa in questa fase tutte le regioni del meridione, si tratta di una occasione storica che non può essere sprecata.
Occorre avviare una seria riflessione che porti all’immediata apertura di un tavolo di lavoro che veda protagonisti i governatori del mezzogiorno e l’intera classe dirigente del Pd e che metta al centro lo sviluppo del Sud come priorità economica e sociale dell’intero Paese”.
Ancora più netto il governatore della Puglia Michele Emiliano: “Le regioni del Sud devono scatenare l’inferno, dopo il primo governo Prodi nessun esecutivo ha più inciso realmente sullo sviluppo del mezzogiorno. Non si capisce perchè investire su una terza variante di valico o sulla Tav quando Matera non è neppure raggiunta dalla ferrovia”.
In termini operativi, gran parte del lavoro cadrà sulle spalle del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio che parla della nascita di una “Grande Officina del Sud” e spiega che “il governo ha una chiara strategia: puntiamo su agricoltura, turismo, industria specializzata”.
Opere infrastrutturali, a partire da una “cura del ferro” che vede in primo piano l’Alta velocità in Sicilia e la ferrovia Napoli-Bari-Taranto, ma anche investimenti sulle autostrade A3 e Jonica, e ai collegamenti marittimi con lo sviluppo dei porti di Palermo, Catania, Taranto e Napoli.
“Il piano c’è già ”, spiega ad Huffpost il ministro Delrio, ”abbiamo già fatto un accordo quadro con Bruxelles sul completamento dei corridoi europei”.
Per quanto riguarda il capitolo risorse, Delrio parla di “40 miliardi di fondi europei più 30 miliardi di fondi italiani del Fondo di sviluppo e coesione, destinati a colmare ilo gap infrastrutturale tra Nord e Sud”.
“Il piano c’è già , ora bisogna solo attuarlo”, sostiene il ministro.
Difficile che una manovra di questa portata possa essere pronta tra 6 giorni: la direzione però servirà a lanciare un segnale di marcia.
E soprattutto, spiegano al Nazareno, a spostare la discussione dentro il Pd dalla lotta tra renziani e minoranza a un tema concreto: “Basta parlarsi addosso tra correnti, dobbiamo confrontarci sul merito sulle vere emergenze del Paese”, è il messaggio che Renzi ha recapitato ai suoi stretti collaboratori.
Un tentativo che appare in salita, visto che dopo il voto sul canone Rai il clima dentro il partito resta incandescente. Il deputato prodiano Franco Monaco arriva addirittura ad ipotizzare una “separazione consensuale” dentro il Pd, con il ritorno a due partiti simili a Ds e Margherita.
Vannino Chiti attacca: “Minacciare elezioni anticipate è un’arma spuntata, irresponsabile e arrogante. Spuntata perchè spetta al presidente della repubblica decidere sulle elezioni politiche. Irresponsabile perchè non guarda alle condizioni del Paese”.
Il bersaniano Davide Zoggia parla del Pd come di “un’esperienza che segna il passo, visto che lo spirito ulivista si è smarrito”.
Ma boccia l’ipotesi di Monaco: “Noi non intendiamo tornare a Ds e Margherita, lavoriamo perchè il progetto del Pd non muoia”.
In questo quadro, l’”operazione Sud”, si sussurra al Nazareno, potrebbe avere anche altri risvolti positivi: e cioè quello di rafforzare l’asse con un partito sudista come Ncd e di attrarre altri parlamentari del mezzogiorno in uscita dal centrodestra, a partire dai senatori del gruppo Gal.
Nei piani di Renzi, dunque, l’operazione dovrebbe servire a sedare la guerra in corso nel Pd e anche ad allargare la maggioranza. Due obiettivi decisamente ambiziosi.
Anche perchè la figura dell’eventuale nuovo ministro (Quagliariello?) e le sue deleghe sono tutte da definire, a partire dalla gestione dei fondi Ue che ora sono in capo a palazzo Chigi. Ma dopo il rapporto Svimez e la lettera di Saviano il rottamatore non poteva restare fermo.
(da “Huffingtonpost”)
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