PAPA FRANCESCO, UN CARISMA SEMPLICE E STRAORDINARIO CHE CONQUISTA ROMA: IN TRECENTOMILA ALL’ANGELUS
“SIAMO QUA PER SALUTARCI, PARLARCI, IN QUESTA PIAZZA CHE HA LE DIMENSIONI DEL MONDO”
Una grande speranza che si tocca con mano.
Una folla impressionante, mai vista dal giorno dei funerali di Wojtyla.
Una folla diversa da quella consueta: pellegrini, certo, ma anche tante ragazze giovani, padri con i bambini, anziani del quartiere che hanno portato gli animali di casa dopo aver visto il Papa benedire un cane-guida per i ciechi.
Piazza San Pietro piena già un’ora prima dell’Angelus, folla per tutta via della Conciliazione sino al Tevere davanti ai maxischermi, striscioni con la scritta: «Francesco sei la primavera della Chiesa», «Francesco va e ripara la mia casa».
IL DISCORSO –
Il Papa ha visto, ha capito, ha sorriso. E ha incentrato il suo discorso, improvvisando spesso a braccio, sul perdono e anche sulla fiducia reciproca, sul rispetto, sulla bellezza dei rapporti umani.
Al mattino aveva già detto la messa nella chiesa di Sant’Anna, e alla fine anzichè sparire in sacrestia con i concelebranti si è fermato a salutare i parrocchiani uno a uno. Poi esordisce con un semplice “buongiorno”: «Siamo qui per salutarci, parlarci, in questa piazza che grazie ai media ha le dimensioni del mondo».
Commenta il Vangelo dell’adultera che Gesù salva dalla condanna a morte: «Non sentiamo parole di disprezzo o di condanna ma soltanto parole di amore, di misericordia, che invitano alla conversione. Il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza. Avete presente la pazienza di Dio con noi? Egli non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito».
LA CITAZIONE –
Il Papa cita il libro del cardinale Kasper, «un teologo in gamba»: «Ma non credete che faccio pubblicità ai libri dei cardinali!».
«E’ un libro che mi ha dato molto, mi ha insegnato che un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto».
Evoca Isaia: «Se anche i nostri peccati ci facessero rossi scarlatto, la misericordia di Dio ci farà bianchi come neve».
E racconta un episodio che mortifica l’orgoglio intellettuale degli studiosi ed esalta la semplicità dei fedeli: «Un giorno a Buenos Aires venne la Madonna di Fatima. Ci fu una grande messa per gli ammalati. Io sono andato a confessare e alla fine è venuta da me una donna anziana, molto umile. Io le ho detto “Nonna lei vuole confessarsi?». Sà, mi ha risposto. «E se il Signore non la perdonasse?» «Se il Signore non perdonasse, tutto il mondo non esisterebbe». A me veniva da dire: «Signora lei ha studiato alla Gregoriana?». Questa è la sapienza!».
Poi Francesco rinnova l’invito a pregare per lui.
Ricorda di aver scelto il nome del patrono d’Italia, «il che rafforza il mio legame con questa terra dove sono le radici della mia famiglia. Non dimenticate questo: il Signore mai si stanca di perdonare; siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono».
La folla piange e ride, è commossa ma anche di buonumore.
E lui, sorridendo: «Buona domenica e buon pranzo».
Un carisma immediato che non ha bisogno di spiegazioni.
Semplice. Straordinario.
Aldo Cazzullo
(da “il Corriere della Sera”)
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