PARTITI FUORI DALLA REALTA’
IL RE E’ NUDO MA NESSUNO LO DICE
C’è chi si sente già presidente e non lo sarà mai, c’è chi convoca vertici di alleanze che non esistono, c’è chi governa insieme a partiti per poi indicarli come nemici assoluti, c’è chi sogna campi larghi dove poter comandare, c’è chi vuole distruggere l’Europa e si dice europeista, c’è chi vive all’opposizione, ma si allea con partiti che stanno al governo, c’è chi sta al governo ma parla come se stesse all’opposizione, c’è chi si aggrappa al bipolarismo là dove il bipolarismo non esiste da anni.
E c’è chi osserva tutto questo e non ha il coraggio di svelare che il re è nudo, che il re è incapace di ricoprire il suo ruolo di guida del paese.
Un castello di certezze senza senso e senza un perché: questa ormai è la politica italiana. Davvero, non se ne può più. Abbiamo raggiunto un tasso di ipocrisia tale da essere vicino a uno stato perpetuo di schizofrenia collettiva.
Perché una cosa è raccontare e raccontarsi qualche piccola bugia ai fini della consueta propaganda, un’altra è piombare in un pozzo senza fine fatto di perdita del contatto con la realtà, false percezioni e falsi convincimenti.
Una cosa è una politica sana, capace di raccontarsi per quel che è nella realtà, un’altra una politica malata afflitta da allucinazioni e deliri che coinvolgono (e sconvolgono) anche chi dovrebbe osservare la politica con realismo e spirito critico.
La politica, la grande malata italiana, racconta e si racconta un mondo che non esiste assomigliando sempre di più a quel matto del paese che urla ossessivamente “la piazza è mia” (il campo largo è mio) mentre il mondo va avanti dandogli l’importanza che ha: nessuna. Assomigliando sempre più a chi si crede Napoleone mentre vaga nelle corsie di un manicomio.
Ha ragione Alessandro Barbano che su queste pagine è riuscito a determinare la diagnosi: “È improbabile che la classe dirigente figlia della Seconda Repubblica, cresciuta nel disconoscimento dell’avversario, forgiata su un’identità contrappositiva, schiava del consenso, adusa a una demagogia nemica dell’esattezza, possa imparare a guardare lontano e ad assumersi le responsabilità conseguenti, richieste dai tempi”.
È proprio così: chi fugge dalla realtà non può pretendere di governare la realtà. Chi vuole imporre il suo mondo immaginario non può arrogarsi il diritto di poter essere classe dirigente. Chi pretende che il suo narcisismo diventi regola politica non può fare davvero politica. La malattia italiana, in fondo è tutta qui: il re è nudo ma nessuno lo dice.
(da Huffingtonpost)
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